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14/03/07

La difficile vita dell'antimafia!!!

Quando anche le istituzioni sono colluse con la mafia allora c'è poco da fare!!!!


21 Febbraio 2007
Retroscena
Svelate nuove intercettazioni contro Cuffaro


"FRANCESCO LA LICATA


PALERMO

IL processo che vede imputato il governatore della Sicilia, Totò Cuffaro, si arricchisce di un nuovo capitolo. Nell’impianto accusatorio, già considerato sufficiente per il rinvio a giudizio per il reato di favoreggiamento aggravato, confluiscono alcuni rapporti della polizia contenenti una serie di intercettazioni ambientali eseguite durante l’indagine che diede luogo all’operazione «Gotha». Si tratta di lunghe conversazioni tra mafiosi, in sostanza il gruppo dirigente di Cosa nostra che si apprestava a raccogliere l’eredità di Bernardo Provenzano, ritenute dagli investigatori “illuminanti” al fine di dimostrare un certo legame tra il gruppo di mafia e ambienti della politica siciliana.
La relazione della squadra mobile palermitana comincia con la descrizione di una serie di pressioni esercitate sul presidente dell’Istituto Zootecnico per la Sicilia, Antonino Amato, per due o più assunzioni nel settore della farmacia dell’ente. Il maggior interessato alla vicenda sembra essere Francesco Bonura, sottocapo della “famiglia” di Uditore, intenzionato a far assumere il figlio. Ma la vicenda è attentamente seguita da Nino Rotolo, rappresentante della “triade” (gli altri sono Salvatore Lo Piccolo e Matteo Messina Denaro) che sembra aver preso il comando di Cosa nostra. Secondo le indagini, a sua volta Amato avrebbe fatto scendere in campo, a sua protezione, un altro grande vecchio della mafia, Nino Cinà, conosciuto come una delle pedine della trattativa che Cosa nostra tentò di portare avanti con lo Stato all’epoca delle stragi del ‘92 e del ‘93. L’aspetto più interessante dei discorsi riguarda la facilità con cui i mafiosi si muovono in politica. E proprio le loro stesse parole rivelano che quel presidente era entrato - spiegano gli investigatori - nell’orbita politica di Cuffaro, dopo una militanza nel movimento fondato da Sergio D’Antoni. Ma la manovra per catturare Amato prevede un «avvicinamento» tramite il consigliere regionale Salvatore Cintola, assessore di Cuffaro anch’egli dell’Udc. Ad un certo punto, Bonura spiega: «Quando fu delle politiche, diciamo con D’Antoni, poi piglia e se lo è tirato il signor Cuffaro e il Cuffaro ... cioè l’ha sistemato lì... che era un posto...».
Poi l’orecchio indiscreto rivelerebbe un presunto incontro fra Cuffaro e lo stesso Bonura. Il boss parla con l’imprenditore Rosario Marchese e gli racconta di un contatto diretto col governatore a cui parla dei propri “problemi”. A sentire Bonura, Cuffaro lo avrebbe rassicurato: «Non ti preoccupare». Ma il boss avrebbe insistito: «Appena mi sistemo queste cose, me ne vado». Ma il politico di rimando: «Perchè te ne devi andare? Ora che le cose si stanno sistemando...». Sempre secondo la polizia, inoltre, questi incontri si sarebbero interrotti per le vicende che hanno portato Cuffaro al processo. E’ Nino Rotolo la fonte della notizia. Nell’agosto del 2005, parlando con Angelo Rosario Parisi, spiega che c’è un intermediario che “deve portare” qualcuno “da Cuffaro”. Ma obietta: «Che mi risulta per ora Cuffaro non si vede con nessuno! E’ da qualche mese che non vuole incontrare nessuno!». E commentando le vicissitudini giudiziarie del governatore - che nega di aver mai incontrato o conosciuto il boss Bonura ed esclude che sia mai andato a trovarlo negli uffici dell’immobiliare “Raffaello” - si consentono qualche riflessione. «Da navigati conoscitori di storie processuali - scrivono gli investigatori - si pongono non pochi interrogativi sul fatto che, malgrado quanto venga contestato al deputato regionale, questi sia ancora libero». Ma l’interesse di Cosa nostra si estende anche alla politica giudiziaria. Ci sono colloqui (tra Bonura e Rotolo) che rivelano una vera e propria mobilitazione in vista della nomina del nuovo capo della Procura di Palermo. Siamo nel settembre 2005 e Bonura chiede a Rotolo se sarà nominato “quello” di cui lui aveva anticipato il nome. Rotolo aggiunge: «Si spera». Ma le notizie in possesso di Bonura sono altre perchè «questo amico di là fuori» gli fa un altro nome. Un nome che non gli va bene: «No.. questo ce l’ha con me». L’amico, però, lo conforta, esortandolo a «non avere problemi con questo», perchè «qualcuno mi ha detto, non so se fu ‘u prufissuri» che «non c’è problema». «Perchè - conclude - ti sto dicendo questa cosa perchè... cambiamo». Nella stessa relazione della squadra mobile vengono riportate dialoghi dei boss che esprimono giudizi sull’ex ministro Miccichè e sul sindaco Diego Cammarata. Allusioni personali, ininfluenti ai fini del processo in discussione."

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LA STAMPA 21 FEBBRAIO 2007


L'unica cosa da fare è imparare da chi ha lottato prima di noi.... Da chi ha sacrificato la propria vita nella lotta alle mafie.....Attenzione la mafia non è quella che Cuffaro sbeffeggia mettendosi la coppola in testa, le mafie sono associazioni a delinquere con finalità di lucro, nel cui contesto si trovano imprenditori, medici, politici, avvocati, giudici corrotti..... Un vero è proprio sistema che sfiora la perfezione per quanto è ben organizzato e per quanto è addentro alle istituzioni.....
Cuffaro guarda che non hai bisogno della coppola per vestirti da mafioso.... Già lo sei!!!!

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