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26/02/08

Stato e camorra: assieme in discarica



Evviva lo stato camorrista!!!
Leggete questo articolo e riflettete!!!

Rifiuti, la miniera d´oro dei Casalesi. Un pentito: così smaltivamo l´immondizia dal Nord

Scritto da Dario Del Porto da la Repubblica Napoli, 26-02-2008 06:40


Altro che estorsioni, il traffico dei rifiuti «è una miniera d´oro», ha spiegato il pentito Domenico Bidognetti ai pm Raffaello Falcone e Maria Cristina Ribera. Le sue rivelazioni hanno permesso agli inquirenti di integrare il quadro indiziario raccolto nei confronti di Giorgio Marano, condannato in primo grado all´ergastolo nel processo "Spartacus", e di ipotizzare «la diretta cointeressenza del clan camorristico dei Casalesi nel traffico illecito organizzato dei rifiuti».
Nell´ambito dell´inchiesta coordinata dal pool anticamorra e condotta dai carabinieri del Noe e del comando provinciale di Caserta, il giudice Alessandro Buccino Grimaldi ha emesso nei confronti di Marano un´ordinanza di custodia in carcere. Sotto sequestro sono finite tre aziende, del valore stimato in 5 milioni di euro e tre terreni del casertano, due a Frignano e l´altro a Villa Literno, dove i fanghi provenienti dall´impianto di compostaggio di Trentola Ducenta della Rfg di Elio Roma, «invece di essere trattati appositamente e poi lecitamente smaltiti - accusa la Procura - venivano sversati e "tombati"» con il rischio di una loro introduzione nella catena alimentare umana.
Il gip ha rigettato per carenza di esigenze cautelari altre sei richieste di custodia, una nei confronti di Roma, già coinvolto in una precedente indagine del pm Ribera, denominata "Re Mida" riguardante episodi analoghi ma non aggravati dalla finalità camorristica. È in quell´inchiesta che emerse lo smaltimento in una cava della provincia di Caserta di 6mila tonnellate di rifiuti provenienti dal consorzio "Milano pulita".
Parti offese delle condotte configurate nell´inchiesta, che abbracciano il periodo compreso tra il 1998 e il 2002, sono innanzitutto gli enti che hanno rilasciato le autorizzazioni ma anche quelli che, ricordano i pm, «dovranno sobbarcarsi i costi della bonifica delle aree inquinate». Al tempo stesso però, rimarca il giudice, lo smaltimento illecito dei rifiuti nella nostra regione «è dovuto anche alla complicità di chi è preposto al controllo» o anche al «comportamento compiacente oppure gravemente omissivo o semplicemente leggero di altri, anche nell´ambito delle istituzioni». Discorso analogo anche «per i chimici» incaricati dalle aziende di eseguire le analisi e talvolta «compiacenti alle esigenze del committente». Il traffico illecito di rifiuti provenienti dall´impianto Rfg ha riguardato, stimano i magistrati, 8mila tonnellate di materiale (fanghi di depurazione di acque reflue, scarti vegetali, animali e altro) con un guadagno di circa 400mila euro. Rifiuti anche pericolosi, «lavorati solo fittiziamente», rimarca il coordinatore del pool anticamorra, Franco Roberti.
Ma il cuore dell´inchiesta riguarda soprattutto il ruolo del clan dei Casalesi nell´affare. Sottolinea il comandante del Noe, generale Umberto Pinotti: «Qui non siamo in presenza di una "mafia dei rifiuti" bensì di "rifiuti mafiosi"». Ecco dunque il racconto fornito il 10 ottobre scorso dal pentito Bidognetti (cugino del capoclan Francesco) ai magistrati napoletani. Inizialmente, tra la fine degli anni ´80 e l´inizio del decennio successivo, il clan dei Casalesi aveva imposto «il controllo totale del flusso dei rifiuti, non scappava niente. Tutti i rifiuti che venivano dal Nord con terminale la provincia di Caserta era controllato in maniera assoluta dal clan». Ma quello, spiega il collaboratore, «era un vero e proprio accordo economico» con i gestori delle discariche e poi, attraverso una società, al clan che utilizzava la somma «per il pagamento degli stipendi». Le cose cambiano quando i Casalesi hanno l´idea «di non far arrivare i rifiuti nelle discariche previste ma di smaltirli direttamente in maniera abusiva». Strategia balenata per la prima volta nella mente dei boss «in occasione di una chiusura temporanea delle discariche o di un loro sovraffollamento». Il nuovo corso consentì alla malavita organizzata «non solo di ricevere le 5-7 lire al chilo per la gestione» effettuata da una società ritenuta controllata dai Casalesi ma anche «di lucrare direttamente del guadagno dello smaltimento, che era di circa 75-80 lire al chilo».
Il tutto, aggiunge il pentito, «con le carte a posto». Bidognetti ricorda che, dopo i primi sequestri di discariche, i Casalesi abbandonarono l´affare rifiuti «almeno fino al 1996». Le indagini della Procura hanno però portato ora a ipotizzare un coinvolgimento nel traffico illecito di Giorgio Marano, che secondo gli inquirenti negli ultimi anni avrebbe scalato la gerarchia dell´organizzazione approfittando dell´uscita di scena di vecchi boss. «Tutte le sue attività illecite - argomenta Bidognetti - sono riferibili al clan perché è impossibile che un´attività illecita sia gestita da un responsabile del clan al di fuori dello stesso». (tratto da www.napolionline.org)


20/02/08

La trave nel tuo occhio!!!

Qualcuno disse: "Non guardare la pagliuzza che è nell'occhio dell'altro ma la trave che è nel tuo".
Sembra quasi che solo noi in Campania non sappiamo gestire la questione dei rifiuti, mentre tutti sono dei virtuosi del ciclo di smaltimento e riciclaggio.
Se poi vai a vedere i dati (vedi l'estratto del rapporto rifiuti 2007 dell'APAT), ti rendi conto che non è tutto oro quel che brilla e che quelle stesse regioni, così esemplari nello smaltimento dei rifiuti urbani, hanno grossi problemi per lo smaltimento dei rifiuti industriali.
Ricordo che questi ultimi invischiati in un giro di ecomafia che sta distruggendo intere zone agricole di tutto il centro sud
(leggi questo articolo apparso su "la nuova ecologia")!!!
Ormai neanche San Gennaro più ci può aiutare!!!!