Ascolta la tua radio preferita!!!

31/03/07

Quanto conosciamo la mafia?

Fino a che crederemo che le mafie (camorra, cosa nostra, 'ndrangheta ecc.) esistono solo nei film... che non sono poi così potenti... sono solo quattro assassini... riguardano solo il sud... allora non abbiamo capito niente... Le mafie sono in tutta Italia, dovunque, in ogni ambito, in ogni settore... Nell'edilizia, nell'industria, nello smaltimento dei rifiuti, nella magistratura, nella politica, nella camera, nel senato, negli ospedali... Dovunque... Sono associazioni a delinquere, organizzate in un sistema capillare di affiliati, a scopo di lucro che svolgono la loro azione criminale, infiltrandosi negli ambienti economici, industriali, politici, giuridici, caratterizzate da un potere economico immenso, con conti esteri protetti, ed un potere militare.





"La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità." (Tratto da un discorso di Paolo Borsellino ai cittadini siciliani.)






In 10 anni 2500 vittime di mafia

Negli ultimi dieci anni sono state 2.500 le vittime innocenti di mafia. Tra queste morti, 155 "casuali", persone che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato, oppure "colpevoli" soltanto di avere visto o sentito cose che non dovevano vedere o sentire. E tra loro 37 tra bambini ed adolescenti, vittime innocenti inconsapevolmente in mezzo tra killer ed obiettivo da eliminare. Sono questi i "numeri", forniti da Libera, nell'ambito della dodicesima edizione della giornata nazionale della memoria e dell'impegno contro le mafie a Polistena. Dati dietro ai quali ci sono i volti ed il dolore di tanti familiari ed amici, presenti per ricordare e per lanciare un appello a fermare quella che don Luigi Ciotti, animatore di Libera, definisce "la carneficina della mafia".
(tratto da Mafianews)


Appunti a proposito di libertà di informazione in terra di mafia di Umberto Santino, molto interessanti per chi vuole capire le dinamiche dell'informazioni in territori di mafia...



"Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene." (Paolo Borsellino)

30/03/07

El Pibe de oro!!!

Diego è il bene ed il male allo stesso tempo... Forse per questo Napoli lo ha voluto così bene... Era proprio come lei... Una città dove nuovoe moderno, camorra e preti coraggio, ricchezza e povertà, male e bene, convivono da sempre... Un post per il più grande giocatore di sempre ma , forse, anche uno dei peggiori uomini di sempre... Anche se, bisogna dirlo, tutto il male lo ha fatto solo a se stesso, ha rovinato la sua carriera, la sua vita, la sua salute... Ed ora è di nuovo in ospedale... Resisti Diego!!!

«Il più grande campione che ho visto giocare è Diego Armando Maradona. Credimi, figlio mio, non esisterà mai più, nei secoli dei secoli, un altro come lui. Ha fatto dell'imperfezione la perfezione. Piccolo, gonfio, dedito ad albe stanche, svogliate e sbagliate, vittima di falsi amici e della volontà di andare oltre ogni regola, Maradona ha trasformato un semplicissimo pallone di cuoio in uno scrigno di bellezza.»
(Darwin Pastorin - Lettera a mio figlio sul calcio)

Diego era depresso e beveva"
Secondo il medico personale, Maradona: "Stava esagerando non solo nel cibo, ma anche nel bere e fumava tre sigari al giorno. Ma non ha fatto uso di cocaina". Si prospetta un ricovero di 15 giorni


BUENOS AIRES (Argentina), 29 marzo 2007 - Le condizioni di Diego Armando Maradona sono stabili dal punto di vista emodinamico e l'ex Pibe de Oro sarà sottoposto a esami complementari di controllo. Questo il bollettino medico della clinica Guemes di Buenos Aires dove Maradona è stato ricoverato nella notte in seguito a un malore per scompenso cardiaco. Lo staff medico che lo sta seguendo parla comunque di una evoluzione positiva. Nel frattempo, il medico personale Alfredo Cahe ha anche fatto luce sui motivi che hanno portato Maradona al ricovero. "Era molto depresso per problemi personali - racconta -. Non voleva essere ricoverato, ha fatto resistenza. Verso le 2.30 si è svegliato e mi ha insultato, non voleva stare lì, lo hanno sedato di nuovo e si è addormentato". Il ricovero potrebbe durare 15 giorni, secondo Alfredo Cahe. "Quello che mi preoccupa di Diego - ha detto all'agenzia di stampa argentina Telam - è il suo mutevole entourage, perché tutti quelli che gli si avvicinano lo fanno per approfittarsi di lui. E da quando ha cominciato con il cosidetto showbol (il calcio giocato al chiuso, ndr) mangia e beve in quantità eccessive".
CONTROLLI MANCATI - "Maradona avrebbe dovuto sottoporsi a controlli regolari dopo l'operazione e invece non lo ha fatto" ha spiegato Francisco Holguin, il chirurgo colombiano che nel 2005 ha eseguito l'intervento di bypass gastrico a Maradona. "Gli esami sono indispensabili per verificare se vengono superati i parametri stabiliti. Da quando abbiamo operato Maradona, non abbiamo più avuto contatti con lui e quindi è difficile tenere la situazione sotto controllo. Gli abbiamo ordinato di seguire un regime alimentare ipocalorico e di svolgere attività fisica regolare per non ingrassare. Il bypass gastrico è un'arma poderosa che consente di perdere molto peso. Il paziente, però, deve rispettare alcuni punti fermi: se assume troppi carboidrati e grasso o se beve troppi alcolici recupererà tutto il peso perso e ingrasserà ancora di più".
GUAI FAMILIARI - Ma il medico personale, Cahe, insiste sul fatto che "Diego stava molto male per problemi familiari, aveva delle cose importanti che non riusciva a gestire e questo lo aveva fatto deprimere". Secondo la stampa argentina Maradona si sarebbe di nuovo allontanato dall'ex moglie Claudia Villafane, che negli ultimi tempi curava i suoi affari, ed era tornato a frequentare locali notturni consumando fiumi di alcol. "Era necessario ricoverarlo - afferma Cahe -. Stava esagerando non solo nel cibo, ma anche nel bere e fumava tre sigari al giorno, proprio lui che non ne aveva fumati mai. Ma non ha fatto uso di cocaina". Lo scompenso, dovuto anche a un aumento di peso, "non è da porre in relazione con la passata tossicodipendenza e non ha messo la sua vita in pericolo": ma l'ex Pibe resta ricoverato per permettere una serie di esami clinici.
IL MALORE - Secondo il canale Cronica Tv, Maradona aveva avuto un mancamento pochi minuti prima di imbarcarsi su un aereo che l'avrebbe trasferito in Svizzera dove si sarebbe sottoposto a una terapia per ridurre il suo peso corporeo. E' stato di conseguenza ricoverato alle 22.15 (le 3.15 italiane), dopo un trasferimento in ambulanza dalla casa dei suoi genitori, ed è stato assistito dalle figlie Dalma e Giannina e dalla stessa ex moglie Claudia.

29/03/07

Le bugie su Bagnoli!!!

Le bugie su Bagnoli e sul suo futuro, presente e passato, sono tante... Ora si iniziano a scoprire i primi altarini... Leggi e firma anche tu l'appello per Bagnoli che chiede sostanzialmente trasparenza, sulle scelte ancora da fare e sulla attuazione di scelte già fatte da molto tempo...

Veleni sull’arenile, manager verso il processo

Scritto da Leandro Del Gaudio da il Mattino
sabato 24 marzo 2007

Sabbie mescolate a sostanze altamente tossiche, esposizione inconsapevole di adulti e bambini all’inquinamento del litorale, grave danni alla salute pubblica. Rischio anche nelle acque dell’area flegrea, un pericolo per la salute pubblica, capace addirittura di incidere sulla crescita mentale dei bimbi. Sono le accuse che spingono la Procura a chiudere formalmente le indagini su cinque tra manager e amministratori pubblici.
La sezione lavoro coordinata dall’aggiunto Rosario Cantelmo è infatti pronta a chiedere l’apertura di un processo sulla gestione del litorale occidentale della periferia napoletana, a pochi passi dalla zona della colmata di Bagnoli, la cui destinazione è attualmente al centro di un controverso dibattito politico. Sotto inchiesta, dunque, Casimiro Monti, ex assessore comunale alla sanità, igiene e problematiche del mare; Francesco Nerli, come presidente della Port Authority; l’ingegnere Gennaro Cuccaro, dirigente del servizio «risorsa mare», addetto alla balneazione e alla pianificazione degli arenili; ma anche l’ignegnere Arcangelo Cesarano e Antonio Tosi, rispettivamente subcommissario di governo alla bonifica di Napoli ovest e direttore generale dell’Arpac. Ai primi tre viene contestato il reato di abuso d’ufficio, mentre gli ultimi due indagati rispondono di un’ipotesi di favoreggiamento. Un’inchiesta che ruota attorno al rilascio o al rinnovo delle concessioni demaniali agli imprenditori riuniti nel consorzio denominato Comaba, «per l’utilizzo turistico balneare degli arenili di Bagnoli e Coroglio». Pur essendo informati dal ministero dell’Ambiente - è questo il nucleo dell’indagine - sia l’autorità portuale che l’amministrazione comunale avrebbero deliberato (siamo al 18 febbraio del 2003) il rilascio di ben quindici concessioni per stabilimenti balneari inseriti in un progetto presentato dalla Comaba. Un rilascio ritenuto illegittimo, viste le gravi condizioni ambientali delle spiagge concesse in gestione ai privati. Ecco come chiosa la Procura: «Le concessioni vengono rilasciate al fine di arrecare un vantaggio patrimoniale ai più operatori riuniti nel consorzio Comaba, per la gestione della fascia costiera di Bagnoli e l’insediamento di attività turistico balneari ricreative». Accuse che vengono categoricamente respinte dai diretti interessati, pronti a dimostrare la correttezza della propria condotta. Una vicenda in cui è decisiva la cronologia. Nonostante il pericolo per la salute pubblica fosse segnalato da anni - si legge negli atti - l’organo politico avrebbe segnalato solo lo scorso primo agosto la «necessità della previa bonifica e della valutazione sanitaria delle acque». Allarmismi a parte, il quadro tracciato dagli inquirenti è poco confortante. Il magistrato parla di «elevata pericolosità e neurotossicità di metalli pesanti, atti a procurare sui bambini disordine di deficit di attenzione, ritardi mentaliu e disordini neuroinerenti allo sviluppo».

Boss che comandano dal carcere!!!

Ti accorgi che le cose, in Italia, non funzionano, quando vedi che un boss di camorra, nonostante sia in carcere, ha ancora il comando del suo clan, decidendo della vita edella morte dei suoi avversari... Il 41-bis non viene, ormai, più applicato... Il sistema si allarga, prende potere... Dobbiamo muoverci prima che sia troppo tardi...

Faida nei vicoli: dalle celle l'ordine di uccidere

Scritto da Leandro Del Gaudio da il Mattino
giovedì 29 marzo 2007

L’ordine di uccidere è partito dalle celle. È uno dei profili investigativi battuto nel corso dell’inchiesta sulla faida del rione Sanità. Uno scenario da brividi, che impone alla Dda di Franco Roberti di lavorare su tutte le piste possibili per scongiurare nuovi delitti nella faida tra il clan Misso e il clan Torino, una guerra per la conquista dei vicoli del centro storico che ha consumato già dodici omicidi.

Una guerra che va avanti dal 2005, nonostante gli arresti dei boss delle due fazioni. Gli inquirenti ipotizzano che gli ultimi ordini di uccidere siano partiti proprio dalle carceri in cui sono detenuti i reggenti dei due schieramenti in guerra. Ed è un motivo che spinge gli inquirenti a monitorare in queste ore i registri delle sale colloqui nelle case circondariali in cui sono detenuti capi e affiliati. Sott’osservazione almeno dieci detenuti ritenuti eccellenti. L’obiettivo è chiarire chi può aver dato l’imprimatur a omicidi che sembrano studiati a tavolino, che sono il frutto di una sapiente strategia di alleanze per eliminare il fronte avversario. Poco rassicurante anche una seconda conferma investigativa: la faida della Sanità, che due notti fa ha fatto registrare l’omicidio di Alfonsino Uccello, e il ferimento di Ciro De Marino e Marco Savarese, nasce da un accordo tra il cartello degli scissionisti di Secondigliano (quelli che stanno accerchiando il clan Di Lauro) e gli scissionisti del clan di Salvatore Torino, il famigerato «totoriello» con un passato nelle fila della cosiddetta Alleanza di Secondigliano e in ottimi rapporti con i Lo Russo di Miano. Ipotesi che vengono confortate dalle indagini dei pm Sergio Amato e Barbara Sargenti, del pool anticamorra Franco Roberti. Indagini che passano attraverso un paio di snodi cruciali: il 30 ottobre viene ucciso Vincenzo Prestigiacomo, marito di Celeste Misso, individuato dai rivali come il reggente in pectore, perché si era recato due volte a colloquio con i boss detenuti del clan Misso. La risposta lo scorso 23 marzo, con l’omicidio di Vincenzo Cerbone, cognato di Fausto Valcarenghi. Ques’ultimo era stato arrestato pochi giorni prima proprio come esecutore dell’assassinio di Prestigiacomo. Nel corso di un colloquio in carcere con il detenuto Salvatore Torino si era vantato di aver portato a termine l’omicidio Prestigiacomo, in un’affollatissima via Foria. Quattro giorni dopo il delitto Cerbone, il triplice agguato di due notti fa. Quanto basta ad ipotizzare ordini precisi che partono probabilmente dalle carceri, dove i boss dei due schieramenti studiano mosse, agguati e alleanze. Un motivo in più che spinge gli inquirenti a fare terra bruciata attorno ai reggenti. Dieci giorni fa, il Dap ha tradotto al regime di carcere duro i nipoti di Giuseppe Misso, vale a dire i tre fratelli Giuseppe Misso jr, Michelangelo e Emiliano Zapata Misso. Misure straordinarie, dettate dall’esigenza di impedire nuovi colpi di coda nella faida della Sanità.

28/03/07

La denuncia di Emergency!!!

Firmate la petizione per chiedere, al presidente del consiglio, di agire per la liberazione di Rahmatullah Hanefi... Non si può accettare che esistano ostaggi di serie a e ostaggi di serie b... Solidarietà ad Emergency!!!

Rahmatullah torturato: il governo italiano deve agire

Afghanistan - 25.3.2007

Dalla presidente di Emergency un accorato appello al Presidente del Consiglio Prodi
Siamo angosciati per la sorte di Rahmatullah Hanefi. Il responsabile afgano dell'ospedale di Emergency a Lashkargah è stato prelevato all'alba di martedì 20 dai servizi di sicurezza afgani.




Da allora nessuno ha potuto vederlo o parlargli, nemmeno i suoi famigliari. Non è stata formulata nessuna accusa, non esiste alcun documento che comprovi la sua detenzione. Alcuni afgani, che lavorano nel posto in cui Rahmatullah Hanefi è rinchiuso, ci hanno detto però che lo stanno interrogando e torturando “con i cavi elettrici”.
Rahmatullah Hanefi è stato determinante nella liberazione di Daniele Mastrogiacomo, semplicemente facendo tutto e solo ciò che il governo italiano, attraverso Emergency, gli chiedeva di fare. Il suo aiuto potrebbe essere determinante anche per la sorte di Adjmal Nashkbandi, l'interprete di Mastrogiacomo, che non è ancora tornato dalla sua famiglia.
Oggi, domenica 25, il Ministro della sanità afgano ci ha informato che in un “alto meeting sulla sicurezza nazionale” presieduto da Hamid Karzai, è stato deciso di non rilasciare Rahmatullah Hanefi. Ci hanno fatto capire che non ci sono accuse contro di lui, ma che sono pronti a fabbricare false prove.
Non è accettabile che il prezzo della liberazione del cittadino italiano Daniele Mastrogiacomo venga pagato da un coraggioso cittadino afgano e da Emergency. Abbiamo ripetutamente chiesto al Governo italiano, negli ultimi cinque giorni, di impegnarsi per l’immediato rilascio di Rahmatullah Hanefi e il governo ci ha assicurato che l’avrebbe fatto. Chiediamo con forza al Governo italiano di rispettare le parola data.

Teresa Sarti Strada
Presidente di Emergency

Qualcuno era comunista!!!

Forse mai nessuno, come lui, ha saputo spiegarci la politica, i nostri ideali, i nostri vizi, le nostre virtù, le nostre manie... Perchè lui aveva l'intelligenza di non farsi schiavizzare ed omologare dal pensiero comune... Lui era davvero libero... libero nei pensieri, nelle parole, nei fatti... Grazie Giorgio!!!



"Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il Paradiso Terrestre.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano ma lontano.
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché c’era il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista nonostante ci fosse il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo il peggiore Partito Socialista d’Europa.
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi solo l’Uganda.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi viscidi e ruffiani.
Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera.
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due: da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo." (Giorgio Gaber-"Qualcuno era comunista")

Lotta contro i mulini a vento!!!


Nel suo blog, Beppe Grillo, parla dei problemi di una piccola comunità, quella di Tavernola Bergamasca, che deve fronteggiare un gigante, un cementificio di proprietà di una multinazionale francese (Lafarge), che inquina tutta la zona limitrofa... A Serre il problema è molto simile, ma a cambiare è il gigante da fronteggiare... Si perchè, mentre per la comunità bergamasca, il problema è una multinazionale francese, per Serre il problema è ,addirittura, la Regione Campania, nella veste di Guido Bertolaso... Infatti Bertolaso ha deciso che la discarica, che dovrà salvare tutta la campania dall'emergenza rifiuti (circa 2.000.000 di tonnellate di rifiuti), nell'area dell' oasi del WWF di persano nella Piana del fiume Sele... Che fà se il Sele irriga tutti i campi a valle, se lì c'è un grande caseificio che produce dell'ottima mozzarella (prodotto D.O.C), se le falde acquifere, vista la vicinanza saranno inquinate... Bisogna risolvere il problema... e se qualcuno dovrà pagare non fa niente... Tanto queste persone non hanno una coscienza su cui sentire il peso dei malati, dei morti, della distruzione ambientale che ci sarà...

"CON LA DISCARICA A SERRE IN FUMO ANCHE IL CAMPO DA GOLF"

27.3.2007 - 15.28

Per il consigliere comunale Morcaldi a rischio i piani di investimento


"Il campo da Golf? Insieme all'oasi di Persano potrebbe essere il nostro fiore all'occhiello per attirare turisti, ma ora rischiamo di non vederlo più realizzato". Mastica amaro Luigi Morcaldi, consigliere comunale di Serre. E non è il solo. Lo stato di attesa e di sconforto che sta colpendo la cittadina salernitana in cui potrebbe trovare spazio una discarica da 700mila tonnellate, investe i piani di investimento locale. "Il campo da golf - spiega Morcaldi - viene da molto lontano. È dal 2001 che se ne parla". Al progetto ha contribuito la Comunità Europea attraverso i fondi della Regione Campania con una spesa di 6 milioni di euro. Ma la cifra maggiore è stata garantita dal Consorzio Golf Persano che ha investito12 milioni di euro per vedere realizzato un campo da 123 ettari. "Il 30% dei fondi - sussurra amareggiato Morcaldi - già era stato assegnato e il campo sembrava cosa fatta. Ma da quando si è iniziato a parlare della discarica a Serre gli investitori si stanno tirando indietro". Secondo il consigliere comunale, un problema di più ampia portata potrebbe essere quello che tocca l'area artigianale alla periferia di Serre, da cui provengono i prodotti agroalimentari più tipici. Primo tra tutti l'olio, seguito a ruota dalle mozzarelle di bufala. [Eugenio Bonanata]

Arrestato Lulù, il questore attacca le piazze di droga!!!

La guerra è appena iniziata, ma nulla è dato per scontato (ancora morti)... Sarà dura, perchè si dovrà combattere contro un intero "sistema" radicato nel territorio, un sistema che si automantiene, che segue le più spietate leggi del commercio, che ha fine ultimo l'acquisizione di un potere economico e sociale, sui territori di appartenenza, con la tendenza a portarsi anche all'estero... Questo sistema trova anche, nel tessuto socioeconomico delle zone in cui è presente, un ricambio di associati, dando loro "lavoro", soldi, aiuti economici per i parenti dei detenuti, sviluppando così quella pulsione di protezione, che spesso si manifesta durante gli arresti...
Questi due articoli sono una piccola fotografia della situazione di Napoli... A Milano sono scesi in piazza per avere maggiore sicurezza... A Napoli si pensa solo a convivere, non c'è più il sentimento e la volontà di cambiare le cose...


Storia del boss chiamato Lulù

Scritto da Gianluca Abate da il Corriere del Mezzogiorno
mercoledì 28 marzo 2007


Pallido, capelli corti e barba lunga di tre giorni, il Vincenzo Di Lauro raccontato dalla foto segnaletica è un ragazzo lontano anni luce dal fratello Cosimo, quello « immortalato » sui videofonini, quello che esce dalla caserma dei carabinieri con spolverino di pelle nera e capelli legati in una coda, quello che sorride ai ragazzi di camorra accorsi per l'ultimo saluto prima del carcere.



Lui, Vincenzo, maglietta nera e giubbetto della tuta, lui la faccia del boss alla Quentin Tarantino invece proprio non ce l'ha. Sarà che l'hanno preso mentre dormiva con un pigiama a pois blu, anche quello lontano anni luce dalle vestaglie di seta dei padrini. E sarà pure che il suo soprannome, Lulu , è appellativo di camorra che non mette poi tanta paura. Sia quel che sia, non è argomento buono a trarre in inganno, ché questo ragazzo di 31 anni, fino a ieri notte, è stato il capo indiscusso del clan Di Lauro. E prima ancora, quando il padre Paolo era libero e poi latitante, del boss era « il più stretto collaboratore » . Correva l'anno 1988. E il rampollo aveva appena ventidue anni.A sfogliare la descrizione che ne fanno i magistrati nelle pagine dell'inchiesta che gli è già costata una condanna a otto anni di carcere, Vincenzo Di Lauro assomiglia a una sorta di « tamburino » nero di camor ra, uno che portava i messaggi, che riferiva le imbasciate , che smistava agli affiliati gli ordini del padre.Vincenzo ( o Lulu , o Enzuccio ) era quello a cui rivolgersi prima che in famiglia facessero carriera ( e morti) i fratelli Cosimo, Nunzio, Marco e Ciro. L'ex pm antimafia Giovanni Corona, nel decreto di fermo emesso nei giorni della faida di Scampia, spiegava così il suo ruolo: « È il figlio cui è stato demandato l'incarico di dirigere l'organizzazione in assenza di Paolo Di Lauro, e il cui carisma è pienamente riconosciuto da tutti gli altri affiliati » . Chi l'ha arrestato ieri, ancora, lo indica come « il più colto e intelligente della famiglia, quello che ragionava di più » ( in senso criminale, s'intende). Il diretto interessato, invece, di sé stesso parla così: « Mi piace leggere di tutto. Sono autodidatta, ho fatto la terza media e avrei voluto continuare a studiare, ma non ho potuto farlo perché ho dovuto aiutare mio padre nel settore del pellame a Torino » . Quali fossero le vere attività del padre è cosa che le inchieste hanno già raccontato. Così come, nei verbali, c'è l'altra storia di Vincenzo, quella delle corse in Lamborghini, delle serate a Rimini, delle notti brave a tirar l'alba in discoteca. I carabinieri lo fotografano tra tavolini e coppe di champagne, e nel fascicolo del pm antimafia Stefania Castaldi finisce anche l'immagine che lo ritrae con la sua fidanzata francese. È bionda, viene da Strasburgo e non sa che quel ragazzo ha già una moglie e un figlio. Quando arriva a Napoli per assistere a un'udienza del processo, le donne del clan la riconoscono. L'hanno vista nelle foto apparse sui giornali. E per vendicare il tradimento la pestano a sangue all'uscita del tribunale.Il tamburino diventato boss, nel frattempo, è già finito in carcere.Lo cercavano dal 23 febbraio 2002.Lo prendono a Chivasso nel 2004, mese di aprile. E la storia di quel blitz è retroscena rimasto seppellito nelle informative fino a ieri. La sera prima dell'arresto, il capitano dei carabinieri Danilo Lacerenza decide di sostituire l'auto di un componente del clan che la mattina dopo deve raggiungere Vincenzo Di Lauro. Lui, il gregario, teme che la sua macchina sia imbottita di microspie e ne prende una a noleggio. Loro, i carabinieri, fanno sparire la Ford parcheggiata davanti al portone, gliene lasciano una identica perché non si insospettisca per l'assenza dell'auto, imbottiscono di microspie quella originale e la riportano sotto casa dell'indagato, facendo sparire la copia . Ventiquattr'ore dopo, grazie a quelle cimici , il boss è detenuto nel carcere « Le Vallette » di Torino. Ci resterà fino al 6 giugno 2006, quando ( nonostante una condanna a otto anni di carcere) il Riesame annulla un nuovo ordine d'arresto. È un ragazzo fortunato, Vincenzo Di Lauro. Fortunatissimo.Ed ecco come torna libero. Il provvedimento restrittivo emesso dai giudici ha una pagina in meno, e purtroppo è decisiva. I collegamenti tra Riesame e Procura però saltano, e così nessun pm è a conoscenza della decisione di scarcerare il boss. Il carcere di Torino, cui arriva l'ordine di liberare il detenuto, prova ad avvertire i magistrati, ma il fax arriva all'utenza sbagliata ( o poco controllata) e non viene letto in tempo. Vincenzo Di Lauro, intanto, lascia il carcere passando dal portone principale. È l'una spaccata del pomeriggio. L'ordine di tenerlo in cella arriva alle 13.30. Un ritardo di mezz'ora, chiunque ne sia responsabile. Un ritardo costato altri dieci mesi di indagini. E di soldi.

CAMORRA/Apre il tavolo di Crisi. Galgano: "Sì, la città è moribonda"

Scritto da Antonio Corbo da la Repubblica Napoli
mercoledì 28 marzo 2007

È il più duro attacco ai signori della droga. Quelli che si uccidono per dividersi mezzo milione di euro, l´incasso quotidiano di dieci piazze di spaccio. Le prime che il questore ha deciso di soffocare. Il Viminale cambia strategia con le 120 pattuglie in arrivo, 60 della polizia con tre agenti a bordo, 60 dei carabinieri con due. Spiega Oscar Fioriolli di ritorno da Roma: «Si è soliti dire: si ammazzano perché devono spartirsi la grande torta. Allora, eliminiamo la torta». Questione di ore, e comincia l´Operazione deserto, l´assedio giorno e notte a Secondigliano e Scampia, saranno fermati e identificati anche gli acquirenti. Toccherà poi a Ercolano e Torre Annunziata.
L´attacco ai quartieri della droga è confermato dal prefetto. «È la prima fase contro la cocaina. Una diffusione di ampiezza inaccettabile come rilevò il ministro a Napoli. Sul territorio saranno bloccate le piazze di spaccio. La seconda fase mira a scoprire l´origine dei traffici, i flussi, i riti, le quote». È un´attività investigativa che svolge la Finanza di Napoli, in vantaggio su tutti gli altri comandi italiani. C´è un pentito colombiano. Il colonnello Giuseppe Bottillo ha ricostruito i movimenti bancari dei clan. Pansa ha coinvolto anche gli americani della Dea.Queste iniziative sono state decise sabato sera nell´incontro in prefettura con i magistrati. Il dibattito sull´arrivo dell´esercito è puro esercizio di fantasia. Osserva Pansa: «Saranno studiate di volta in volta le esigenze, si chiederà così un intervento mirato scegliendo strategie e specialisti». Sull´idea di un "tavolo di crisi" il prefetto è d´accordo, con qualche obiezione. «C´è, ma parlerei di "tavolo permanente" che si è ormai aperto. Ci consentirà di ascoltare le richieste da parte dei magistrati e della polizia giudiziaria».Il procuratore generale Vincenzo Galgano sembra favorevole. «È l´unica strada praticabile. Un´azione finalizzata. L´esercito non serve in questo caso. Le iniziative mi sembrano giuste. Ovviamente Pansa e Fioriolli fanno quello che possono». Galgano allarga il discorso. Cambia tono: «Il resto compete a Roma, ma viviamo in un paese paralizzato che non si decide ad adeguare le disposizioni di legge alle effettive necessità. Si parla solo di Dico e di Afganistan. E la criminalità? La diffusione della cocaina è smisurata, penso agli effetti che determinerà sulla nostra società, che Italia sarà? Un paese paralizzato non si accorge di questa città moribonda. Mi ricorda il Far West del cinema. Quelli erano film, scenari selvaggi e lontani. Accade invece nella nostra città, nelle nostre strade: e non è un film».Ma i tempi della giustizia neanche aiutano. Ammette Galgano: «Passa molto tempo dalle richieste di custodia e l´emissione dei provvedimento. È il superlavoro dei gip. Bisognerà probabilmente dare più fiducia al pubblico ministero che finora non ha demeritato». Galgano invoca arresti decisi direttamente dal pm, almeno per alcuni reati, evitando l´ingorgo dell´Ufficio gip. Il procuratore aggiunto Paolo Mancuso si batte da tempo per una soluzione meno radicale. «Bisogna creare delle corsie di emergenza. Dare precedenza a inchieste, colpire i reati in atto. Diventa emblematico il caso di un personaggio corrotto che da mesi e mesi prosegue indisturbato, senza che arrivi la misura cautelare. Il procuratore Lepore ha invece stabilito delle priorità. Non solo per la camorra. Anche per gli infortuni sul lavoro e i crimini ambientali». La direzione di colpire le piazze di spaccio lo trova d´accordo. Mancuso con Franco Roberti, Federico Cafiero De Raho, Rosario Cantelmo è la memoria storica dei procuratori aggiunti. «Come ai tempi del sequestro Cirillo. Quando furono bloccate tutte le attività illegali...».Ma c´è l´altro nodo. Il ritardo degli arresti. Le faide di oggi rischiano di sfociare in megablitz fra tre anni. Una valanga di informative con migliaia di possibili arresti è ancora in attesa. Possibile che non si possa riequilibrare il lavoro tra i magistrati? Carlo Alemi, presidente del tribunale, espone le sue perplessità. «Mi sto creando dei nemici per far funzionare la giustizia. Mi batto perché non sia delegittimata. Ma il tribunale perde unità importanti. Concorso per magistrati, ora quello per notai, commissioni parlamentari per la riforma dei codici: si allontanano per anni i colleghi e si aggravano le nostre difficoltà». Ma non è possibile aumentare i gip e far convalidare più arresti? La domanda gli sembra ovvia: «Non è così facile. Al numero più alto di arresti convalidati corrisponde un lavoro maggiore per il personale amministrativo. Che manca. I provvedimenti rimarrebbero fermi. Lo stesso dovrei fare per i giudici del Riesame con relativi collaboratori. È una catena. Siamo sotto organico, magari avessi cento amministrativi in più, sarebbe tutto più rapido. Ma da Roma non si ha risposta. Anzi, molti sono da noi prestati ad altri servizi, anche a Roma».Boccia l´esercito anche lui. «Occorre gente in divisa ma non per poco tempo, non per le soluzioni tampone o di facciata. Alcune mie critiche non sono state condivise dal presidente del Consiglio e dal ministro. Mi dispiace. Se però oggi si modifica il piano, vuol dire che avevo qualche ragione. Sui commissariati mi fido di quanto dice Fioriolli. Si può tollerare la riduzione se questo comporta il moltiplicarsi di agenti in strada. Se così, va bene. Lo dico da cittadino, ovvio. Cittadino che non si sente sicuro».

25/03/07

Conflitti taciuti!!!

Questa scheda, tratta da "peace reporter", tratta della guerra in Darfur, un conflitto tremendo ed incredibilmente taciuto dai media... Seguiranno le schede di tutti i conflitti che ci sono al mondo...

Sudan


Scheda Conflitto

PARTI IN CONFLITTO 2003-OGGI: i due gruppi armati del Sudan Liberation Army (Sla) e del Justice and Equality Movement (Jem) si ribellano al regime del presidente Omar al-Bashir, colpevole secondo loro di non fare abbastanza per la popolazione darfurina, lasciata vivere in condizioni pietose in una delle regioni più povere del paese. Nell'autunno 2006 i due gruppi ribelli hanno deciso di unire le forze e di creare il National Redemption Front (Nrf).
Di contro il governo sudanese è sospettato di sostenere, soprattutto tramite bombardamenti aerei, le milizie arabe Janjaweed, responsabili degli attacchi contro la popolazione civile del Darfur.

VITTIME
Il bilancio è di 300 mila morti (5 mila secondo il govero sudanese), 200 mila profughi fuggiti in Ciad e un milione e mezzo di sfollati interni. Inoltre diverse testimonianze di abitanti, osservatori e operatori umanitari hanno parlato di lager dove guerriglieri e civili vengono rapiti e torturati o uccisi, e dove le donne subiscono violenze carnali. Anche i ribelli si sarebbero macchiati di atrocità nei confronti della popolazione civile.

RISORSE CONTESE Il territorio del Darfur, con un’estensione pari a quella della Francia, è la principale risorsa contesa tra le parti in conflitto. Il motivio principale del conflitto sono le rivendicazioni delle popolazioni darfurine, che chiedono più potere decisionale e maggiore attenzione allo sviluppo della regione da partei di Khartoum. A complicare il quadro è arrivata la recente scoperta di giacimenti petroliferi della regione, che hanno attirato l'interesse della comunità internazionale e di parte dei membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

FORNITURA ARMAMENTI
Iran, Cina, Russia, Bielorussia e alcune società lituane, ucraine e inglesi sarebbero tra i principali fornitori di armi del governo sudanese (e di conseguenza delle milizie Janjaweed) secondo Amnesty International.
Si sospetta invece che Stati Uniti, Israele ed Eritrea appoggino i ribelli di Sla e Jem.

SITUAZIONE ATTUALE
A due anni e mezzo dallo scoppio della guerra civile il Darfur continua ad essere teatro di una crisi politica e umanitaria che peggiora di giorno in giorno.
Inizialmente le testimonianze di profughi e sopravvissuti, le rare notizie delle agenzie, i reportage degli inviati e i rapporti di osservatori ed esperti avevano fatto pensare a un genocidio eseguito accuratamente dal governo filo-arabo sudanese ai danni delle popolazioni africane che abitano il Darfur (i Fur, Massalit, Zaghawa e altre minoranze).
L’uso di questo termine per definire la crisi del Darfur costituisce un aspetto chiave dell’intera vicenda: se le Nazioni Unite riconoscessero nel Sudan occidentale un piano che prevede la distruzione di un intero gruppo etnico, razziale o religioso, sarebbero costrette ad intervenire militarmente, cosa che finora non è accaduta.
I tentativi di dialogo tra ribelli del Darfur e governo sudanese sono stati finora caratterizzati da una serie di promesse mancate e insuccessi. Le parti in conflitto si sono incontrate una volta nella capitale etiope, Addis Abeba, e in più occasioni nella capitale nigeriana Abuja. Proprio ad Abuja, nel maggio 2006, è stato raggiunto un accordo di pace, accettato però solo dal governo sudanese e da una fazione del Sla. Di conseguenza, la situazione sul campo è ulteriormente peggiorata, visto che agli scontri tra Janjaweed e ribelli, si sono aggiunti quelli tra le due fazioni del Sla.
Da ottobre 2006 si sono nuovamente intensificati gli attacchi dei Janjaweed contro ribelli e popolazione locale. Testimonianze di alcuni miliziani che hanno disertato confermerebbero gli stretti legami tra Khartoum e i Janjaweed, legami che il governo sudanese continua a negare. Le milizie Janjaweed sono attive anche in Ciad, dove sconfinano periodicamente per dare la caccia ai ribelli o colpire le popolazioni che vivono nei campi profughi.
In Darfur è presente una forza di 7 mila uomini dell'Unione Africana, mal equipaggiati e perennemente a corto di fondi. L'Onu ha approvato l'invio nella regione di un contingente di 20 mila caschi blu, a cui però il governo di Khartoum si oppone. Il supporto dato dal governo cinese al Sudan impedisce alle Nazioni Unite di adottare sanzioni contro il governo locale.

24/03/07

La morte è una livella!!!

Lo so che stò parlando troppo di Napoli, ma è il mio paese, è nel mio dna... Totò è l'emblema del surrealismo napoletano, l'inventiva, la spontaneità, l'arte di arrangiarsi in ogni situazione, ma anche la poesia, il dramma, i pensieri profondi che sono parte di Napoli, città che tutti credono frivola... Questa bellissima poesia del principe della risata, mi ha sempre colpito tantissimo, e ronzano sempre nella mia testa, le parole delle ultime strofe, quando il povero spazzino ('o scupator) urla in faccia al nobile:

"la morte lo sai cos'è, è una livella,
un re, un magistrato, un grand'uomo,
passando questo cancello ha capito
che ha perso tutto, la vita e pure il nome,
tu ancora non l'hai capito?

Perciò, stammi a sentire, non fare il restivo
sopportami vicino, che ti importa.
Queste pagliacciate le fanno solo i vivi,
noi siamo seri, apparteniamo alla morte.
(Traduzione mia, scusa Totò)



Ogn'anno,il due novembre,c'é l'usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll'adda fà chesta crianza;
ognuno adda tené chistu penziero.
Ogn'anno,puntualmente,in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch'io ci vado,e con dei fiori adorno
il loculo marmoreo 'e zi' Vicenza.

St'anno m'é capitato 'navventura...
dopo di aver compiuto il triste omaggio.
Madonna! si ce penzo,e che paura!,
ma po' facette un'anema e curaggio.

'O fatto è chisto,statemi a sentire:
s'avvicinava ll'ora d'à chiusura:
io,tomo tomo,stavo per uscire
buttando un occhio a qualche sepoltura.

"Qui dorme in pace il nobile marchese
signore di Rovigo e di Belluno
ardimentoso eroe di mille imprese
morto l'11 maggio del'31"

'O stemma cu 'a curona 'ncoppa a tutto...
...sotto 'na croce fatta 'e lampadine;
tre mazze 'e rose cu 'na lista 'e lutto:
cannele,cannelotte e sei lumine.

Proprio azzeccata 'a tomba 'e stu signore
nce stava 'n 'ata tomba piccerella,
abbandunata,senza manco un fiore;
pe' segno,sulamente 'na crucella.

E ncoppa 'a croce appena se liggeva:
"Esposito Gennaro - netturbino":
guardannola,che ppena me faceva
stu muorto senza manco nu lumino!

Questa è la vita! 'ncapo a me penzavo...
chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!
Stu povero maronna s'aspettava
ca pur all'atu munno era pezzente?

Mentre fantasticavo stu penziero,
s'era ggià fatta quase mezanotte,
e i'rimanette 'nchiuso priggiuniero,
muorto 'e paura...nnanze 'e cannelotte.

Tutto a 'nu tratto,che veco 'a luntano?
Ddoje ombre avvicenarse 'a parte mia...
Penzaje:stu fatto a me mme pare strano...
Stongo scetato...dormo,o è fantasia?

Ate che fantasia;era 'o Marchese:
c'o' tubbo,'a caramella e c'o' pastrano;
chill'ato apriesso a isso un brutto arnese;
tutto fetente e cu 'nascopa mmano.

E chillo certamente è don Gennaro...
'omuorto puveriello...'o scupatore.
'Int 'a stu fatto i' nun ce veco chiaro:
so' muorte e se ritirano a chest'ora?

Putevano sta' 'a me quase 'nu palmo,
quanno 'o Marchese se fermaje 'e botto,
s'avota e tomo tomo..calmo calmo,
dicette a don Gennaro:"Giovanotto!

Da Voi vorrei saper,vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir,per mia vergogna,
accanto a me che sono blasonato!

La casta è casta e va,si,rispettata,
ma Voi perdeste il senso e la misura;
la Vostra salma andava,si,inumata;
ma seppellita nella spazzatura!

Ancora oltre sopportar non posso
la Vostra vicinanza puzzolente,
fa d'uopo,quindi,che cerchiate un fosso
tra i vostri pari,tra la vostra gente"

"Signor Marchese,nun è colpa mia,
i'nun v'avesse fatto chistu tuorto;
mia moglie è stata a ffa' sta fesseria,
i' che putevo fa' si ero muorto?

Si fosse vivo ve farrei cuntento,
pigliasse 'a casciulella cu 'e qquatt'osse
e proprio mo,obbj'...'nd'a stu mumento
mme ne trasesse dinto a n'ata fossa".

"E cosa aspetti,oh turpe malcreato,
che l'ira mia raggiunga l'eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei già dato piglio alla violenza!"

"Famme vedé..-piglia sta violenza...
'A verità,Marché,mme so' scucciato
'e te senti;e si perdo 'a pacienza,
mme scordo ca so' muorto e so mazzate!...

Ma chi te cride d'essere...nu ddio?
Ccà dinto,'o vvuo capi,ca simmo eguale?...
...Muorto si'tu e muorto so' pur'io;
ognuno comme a 'na'ato é tale e quale".

"Lurido porco!...Come ti permetti
paragonarti a me ch'ebbi natali
illustri,nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?".

"Tu qua' Natale...Pasca e Ppifania!!!
T''o vvuo' mettere 'ncapo...'int'a cervella
che staje malato ancora e' fantasia?...
'A morte 'o ssaje ched''e?...è una livella.

'Nu rre,'nu maggistrato,'nu grand'ommo,
trasenno stu canciello ha fatt'o punto
c'ha perzo tutto,'a vita e pure 'o nomme:
tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto?

Perciò,stamme a ssenti...nun fa''o restivo,
suppuorteme vicino-che te 'mporta?
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje simmo serie...appartenimmo à morte!"

Troisi!!!

Quì si parla di un mostro sacro del teatro e del cinema italiano, con quel sano accento partenopeo che non guasta mai!!! Si sono dette un sacco di cose su Massimo, alcune vere altre inventate, io non voglio aggiungere altre parole, ma voglio far parlare lui stesso!!! Ecco alcuni pezzi di teatro con "La Smorfia" (con Lello Arena ed Enzo De Caro), ed in alcuni spezzoni di film e di interviste... Per quante parole si vogliano dire, questo era Massimo Troisi....

Diluvio universale


La sceneggiata (parte 1)


La sceneggiata (parte 2)


L'annunciazione (Marì Marì!!)


San Gennaro


Omaggio partenopeo, parte fiorentino


Lettera a Savonarola


Giuda


Massimiliano


'E caten'


Lo scudetto al Napoli (1987)


Poesia di Benigni per Troisi

23/03/07

Sosteniamo i ragazzi di Locri!!!

C'erano anche loro a Roma per "Contromafie", e vederli mi ha fatto un effetto strano... Uno pensa siano dei ragazzi strani, diversi degli altri, invece sono come tutti noi, hanno i nostri eroi, il nostro modo di vestire, la nostra voglia di fare... In più hanno il merito di aver fatto davvero qualcosa... Hanno sconvolto le coscienze... Hanno fatto sentire la loro voce, il loro disappunto, la loro indignazione, la loro voglia di una socità diversa, che non deve essere succube della camorra... Questo è un articolo di Riccardo Orioles tratto dal sito: www.ammazzatecitutti.org ... Bravi ragazzi di Locri, io sono con voi...



"Bravo Bova, continua così e un giorno sarai più famoso di Cuffaro e ti faranno anche i film"di Riccardo Orioles



Tanti anni fa il Giornale di Sicilia - politicamente vicino ai cugini Salvo - ebbe la buona idea di pubblicare i nomi e i cognomi di tutti gli esponenti del Coordinamento Antimafia di Palermo, corredati dai rispettivi indirizzi di casa e da ogni altra utile indicazione. Aggiungendo che in realta' questi quattro fanatici - di cui vedi elenco nominativo - non rappresentavano nessuno e che il movimento antimafia in realta' non esisteva.
Adesso, il presidente del consiglio regionale calabrese, che si chiama Giuseppe Bova e che purtroppo e' diessino (torneremo su questo particolare) sostiene che il movimento dei ragazzi di Locri, "Ammazzateci tutti", in realta' non esiste ed e' composto solo da quattro estremisti fanatici che non contano niente. E ne da', ovviamente, i nomi: il primo e' Aldo Pecora, che e' un ragazzo di vent'anni e ha avuto il grave torto di fare alcune domande pubbliche sulla personale correttezza di alcuni politici calabresi.Locri, come sapete, e' un posto mite dove se qualcuno ti accusa di essere l'unico e decisivo esponente di un movimento antimafia puoi girare tranquillo per le strade, sicuro che nessuno ti fara' niente. E' come se Bova avesse detto, poniamo, a Stoccolma "Guardate che questo Pecora e' il capo dei vegetariani e se togliete di mezzo lui nessuno contestera' piu' le bistecche".
Percio' egli ha fatto benissimo a intimidire pubblicamente Aldo, a metterlo a bersaglio della 'ndrangheta e a dire "se vi stanno antipatici i ragazzi di Locri, prendetevela solo con lui". Bova, nella sua veste di politico, e' inquisito per coserelle, ma in questo non c'e' niente di male perche' piu' di meta' dei consiglieri regionali lo sono come e piu' di lui. I pochi consiglieri incensurati, alla bouvette della Regione, si sentono - come dire - un po' isolati. Percio' puffano appalti, coseggiano coi mafiosi, spampuncano il pubblico denaro, solo perche' bisognosi d'affetto da parte dei colleghi gia' inquisiti. Bova non fa eccezione ma - lo ripetiamo - a differenza dei ragazzi di Locri noi siamo uomini di mondo e quindi non solo non lo condanniamo ma addirittura lo incoraggiamo: "Bravo Bova, continua cosi' e un giorno sarai piu' famoso di Cuffaro e ti faranno anche i film".
Ma perche' e' cosi' importante che Bova - uno che denuncia alla 'ndrangheta i capi del movimento antimafia - e' diessino? Forse perche' "ormai sono tutti uguali"? No. E' un fenomeno tipico del Ds meridionale, ed e' esattamente lo stesso fenomeno che si verificava nella vecchia Dc. La Dc, partito interclassista, organizzativamente era una struttura dei notabili. Un territorio, un notabile: ognuno, statisticamente, con le caratteristiche sociologiche del ceto medio (poiche' la Dc era un partito di ceti medi) del suo territorio. In Veneto, cosi', avevi un Rumor pacioso che rappresentava piu' o meno il professionista cattolico del trevigiano o di Rovigo. C'era una borghesia cattolica, in Lombardia, da sempre iperattiva e colta, ed eccoti i vari Bassetti. A Torino (operai, Acli, sindacato) Donat-Cattin. In Sicilia o in Campania, dove il notabilato locale era quel che era, spuntavano i Lima e i Gava.
Molti anni dopo, quando il partito socialista cambio' - come si disse allora - da una razza all'altra, il meccanismo fu piu' concentrato nel tempo, ma sostanzialmente eguale: nel vecchio partito di notabili i ceti notabilari "moderni" subentrarono a quelli tradizionali, il nuovo commercialista al vecchio medico condotto. Quanti operai evoluti ci sono adesso nel ceto dirigente del Ds meridionale? Quanti professionisti "tecnici" - insegnanti, impiegati, ingegneri - e quanti legati invece alla gestione del denaro? Come si e' trasformato sociologicamente il notabile meridionale, e quello "di sinistra" in particolare? Visto che ormai di interclassismo si tratta, e *dunque* di notabilato locale (gia' ora che ci sono ancora i partiti: figuriamoci quando ce ne sara' solo uno, il famoso "partito democratico") la questione non e' di poco peso.
Io penso che il notabilato di sinistra, al sud, sia gia' in gran parte un notabilato d'affari; non lo castra il moderatismo, ma proprio il posizionamento sociale. La sinistra giovanile di molti paesini del Sud, che non e' fatta di notabili ma (finche' non vengono eventualmente cooptati) di ragazzi, pur con la stessa linea politica formale, si batte contro la mafia con coraggio e determinazione. Il difetto, evidentemente, non sta nella politica ma in chi la incarna. E quando un pezzo di societa' si ribella - sostanzialmente e non solo "politicamente", come da noi - e comincia a contestare il potere, e' visto automaticamente come un nemico, da questo notabilato. E viene denunciato come tale. Bova, percio', non ce l'ha coi ragazzi di Locri perche' siano "estremisti" (Dio sa che non lo sono affatto) o perche' siano di altri partiti (la maggior parte di loro, probabilmente, vota proprio Ds).
Li teme proprio perche' sono antimafiosi, e dell'antimafia riprendono istintivamente il contenuto piu' profondo, la lotta alla gestione incontrollata e padronale del potere. Abbastanza per combatterli, come vedete, senza starci a pensar troppo su. Bova, che e' (non da gran tempo, in verita', e alla fine di un percorso abbastanza tortuoso) "di sinistra", per fortuna si limita a combatterli con le parole, anche se la sua professionalita' di politico evidentemente non e' abbastanza profonda da insegnargli la pericolosita' dell'uso incontrollato delle parole. Non volendo maramaldeggiare, ci asteniamo dall'elenco dei casi (spesso anche penalmente rilevanti) in cui sono stati coinvolti, negli ultimi dodici mesi, notabili di quel partito in quella zona. Ne attribuiamo l'origine, ripetiamo, non al partito ma all'imprinting sociale.
Osserviamo pero' che Bova avrebbe dovuto essere pubblicamente censurato dal suo partito gia' a agosto, quando nella regione Calabria - col suo contributo determinante - si ebbe il silenziamento d'autorita' di tutte le informazioni via internet su tutte le attivita' della Regione. Appalti, consulenze, pubblici esborsi, in Calabria divennero di punto in bianco - come nella Calabria vicereale, o come in Cina - "arcana imperii". Questo non si sarebbe dovuto tollerare; ed e' stato tollerato.
Il Ds nazionale, in questo, e' stato inadempiente. Adesso un'ulteriore tolleranza e' impossibile, visto che il sostanziale fascismo di Bova - del notabile Bova - si estrinseca non solo in un imbavagliamento delle notizie, ma anche in un pericolo fisico per i dirigenti del movimento antimafia, i vari ragazzi di Locri e i loro amici. Percio' tutte le critiche per Bova (nel senso e coi limiti che abbiamo detto) non possono piu' fermarsi in Calabria ma risalgono l'autostrada e - faticosamente e lentamente - approdano a Roma. Qui possono essere prese in esame dalla direzione Ds e dalla sua segreteria.Onorevole Fassino, se le parole di Bova (il "giudice ragazzino" di Cossiga: Livatino fu ucciso poco dopo) dovessero produrre danno, la responsabilita' morale, Lei comprende benissimo, sarebbe - per inadempienza - anche Sua.
Riccardo Orioles

Rifiuti e tumori!!!!


Finalmente qualcuno se ne è accorto... Cacchio ce n'è voluto... Qualcuno ne ha parlato... Non è un granchè ma qualcuno ne ha parlato... E' già un inizio!!! Eh si! perchè, dacchè tutti ignoravano l'esistenza di questo fenomeno, ora qualcuno ha provato a parlarne... Nonostante ci hanno provato in tutti i modi a non farlo uscire fuori, a smentirlo (vedi Veronesi che da ministro della salute affermò che l'inquinamento non c'entrava nulla con i tumori, ma non disse che il suo centro era finanziato da Moratti, petroliere, oltre che dallo stato!!!). Secondo i dati dell'associazione italiana registri tumori, l'incidenza e la mortalità per tumori del polmone, linfomi e leucemie sono in netto aumento in tutte le regioni, e studi più specifici e su zone precise, indicherebbero la maggiore incidenza di questi in zone presso discariche, abusive e non, di rifiuti... Ecco un interessante reportage di Edoardo Castaldo: "La terra dei rifiuti". Ecco un post apparso su nazione indiana un pò di tempo fa: "La terra dei fuochi".



«Discariche abusive, record di tumori»

Scritto da Corrado Castiglione da il Mattino
giovedì 22 marzo 2007


Discariche abusive come probabili bombe ad orologeria in grado di causare un aumento significativo della mortalità per tumori e di malformazioni: l’allarme arriva in particolare per i territori al confine tra la provincia di Napoli e il Casertano da uno studio commissionato dalla protezione civile all’Oms e al Cnr. E viene diffuso dal commissariato straordinario ai rifiuti (che l’aveva depositato qualche giorno fa alla commissione Ambiente del Senato) proprio nelle ore in cui Guido Bertolaso, in una conferenza stampa tenuta a Roma presso la sede della Stampa estera, sottolinea la necessità di un’azione forte e incisiva in Campania per uscire dall’emergenza.
Avvertendo senza mezzi termini che se non si interviene al più presto «dopo Pasqua la situazione esploderà»: tra l’immondizia in strada e quella accumulata nei siti di stoccaggio provvisorio, si raggiungerà un milione di tonnellate di spazzatura. La Campania, ha spiegato Bertolaso, ha una sola discarica, nessun inceneritore e nel 2006 ha prodotto 2,8 milioni di tonnellate di rifiuti. Nella Repubblica ceca si producono 28 milioni di tonnellate, ma ci sono 380 discariche e 3 inceneritori. E la Svizzera, che produce 13 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, ha 52 discariche e 29 inceneritori. Ancora: «La Regione Campania soltanto in un giorno produce circa 7mila e 300 tonnellate di rifiuti, quanto 6 o 7 regioni italiane messe insieme. Inoltre, abbiamo ereditato una situazione difficile e diffusa in gran parte della regione, con rifiuti che sono depositati per le strade, circa 300/400mila tonnellate, oltre a 350mila tonnellate stoccati negli impianti Cdr, o nascosti in vasche o capannoni». Di qui l’esigenza di realizzare al più presto una nuova discarica in cui far confluire i rifiuti «ereditati» da anni di abbandono e avviare allo stesso tempo un piano di intervento per il futuro. Allude a Serre Bertolaso, che insiste: «È necessario un drastico cambiamento di direzione per ristabilire una credibilità e consentire ai cittadini di avere fiducia nelle istituzioni. Solo ripristinando la legalità, infatti, potremo chiedere loro sacrifici. Altrimenti sarà impossibile». Realizzata la discarica, il piano del commissario prevede il rilancio definitivo della raccolta differenziata, la ristrutturazione degli impianti di Cdr (che verranno fermati uno alla volta per consentirne la manutenzione) e la costruzione dei termovalorizzatori (quello di Acerra sarà pronto a ottobre). La magistratura consegnerà anche all’ufficio del Commissario le discariche abusive sequestrate alla camorra. «Le rimetteremo in sicurezza - ha sottolineato Bertolaso - le riempiremo con le ecoballe e poi pianteremo migliaia di alberi per rimarginare le ferite inferte al territorio». Sulle discariche abusive presto, probabilmente a maggio, arriveranno i dati precisi intorno ad un possibile rapporto causa-effetto tra il significativo aumento dei casi di mortalità per tumore e di malformazioni e la vicinanza a siti di smaltimento incontrollato dei rifiuti: sono 300 tra le due province di Napoli e Caserta, la maggior parte abusive. Un’associazione la cui esistenza viene già evidenziata dallo studio commissionato dal Dipartimento della Protezione civile, coordinato dal centro ambiente e salute dall’Organizzazione mondiale della Sanità, con la collaborazione del Cnr, dell’Istituto superiore di Sanità e della Regione Campania, e basato sui dati provenienti dai nastri di mortalità dell’Istat. Le analisi, dice lo studio, «hanno consentito l’identificazione di un’area nella quale la mortalità generale e i tassi specifici per diverse patologie tumorali sono particolarmente elevati rispetto ai valori regionali». Una zona che comprende alcuni comuni delle province di Caserta e Napoli. Per quanto riguarda le cause dei tumori, le principali sono «riconducibili a fattori legati allo stile di vita (alimentazione, fumo, infezioni) e ad esposizioni professionali». E seppur al momento «non confermate - afferma lo studio - esistono però segnalazioni epidemiologiche che li hanno messe in relazione ad esposizioni strettamente ambientali derivanti dalla vicinanza residenziale» a discariche abusive. Quanto alle discariche abusive come possibili fonti di malformazioni, lo studio ne rileva un alto numero (in particolari anomalie urogenitali) nell’area Sud del Casertano in parte dell’agro aversano e del litorale Domitio flegreo, anomalie cardiovascolari e urogenitali nell’area di Napoli e nord est, malformazioni cardiovascolari e degli arti in ampia parte dell’Asl Napoli 5.

La guerra infinita!!!



La guerra continua sempre più sanguinosa... Ci sono in gioco troppi soldi... Troppo potere!!! Si sparano per strada, di giorno, tra la gente, con il rischio di uccidere qualche innocente (tantissime le vittime delle mafie secondo una stima di LIBERA)!!! Peppino impastato gridava "noi ci dobbiamo ribellare", Peppe Diana "per amore del mio popolo non tacerò", sono morti entrambi, ma entrambi ci hanno lasciato un sentimento dentro, un sentimento che si aggrappa al cuore, lo strozza, ci fa sentire tutto il dolore che può.... questo sentimento è l'indignazione... Solo fino a che riusciremo ad indignarci di fronte a questi avvenimenti, e questa indignazione ci spingerà ad agire, a ribellarci, solo allora potremo sconfiggere le mafie...

CAMORRA/Scampia, l'attacco finale ai Di Lauro

Scritto da Titti Beneduce da il Corriere del Mezzogiorno
venerdì 23 marzo 2007


Attacco finale al clan Di Lauro. E' questa la convinzione degli investigatori dopo l'uccisione di Lucio De Lucia, 52 anni, soprannominatao «capa 'e chiuovo», reggente dei Di Lauro a Scampia e Secondigliano, oltre che padre di Ugo, l'assassino di Mina Verde. La conferma arriva anche da un particolare macabro: il festeggiamento, con tanto di brindisi, degli scissionisti dopo l'eliminazione del rivale, uno degli ultimi superstiti del clan di «Ciruzzo 'o milionario» che fa pensare che stiamo assistendo alla «spallata» finale.

Nel Rione dei Fiori ( a Secondigliano), roccaforte dei Di Lauro, i militari hanno fatto, infatti, irruzione in un covo degli scissionisti nel quale c'erano le tracce di una cena recente per quattro o cinque commensali e cinque bottiglie di vino vuote. Non è escluso che la cena ( con relativi brindisi) sia stata organizzata per festeggiare, mercoledì sera, l'omicidio di De Lucia.
Commenta il prefetto: « Stiamo contendendo giorno per giorno il territorio ai clan.
Cerchiamo di riconquistar lo » . E il questore: « Bisogna avere pazienza. Quando saranno installate tutte le telecamere previste, la città sarà davvero più sicura » . Il giorno dopo l'omicidio « eccellente » di De Lucia, per Alessandro Pansa e Oscar Fioriolli la parola d'ordine è tranquillizzare. « Un altro omicidio — ha detto il prefetto — non vuol dire affatto che il piano per la sicurezza non funzioni. Non è vero che i camorristi girino impunemente armati per le strade: poiché un assassinio si pianifica sempre, le armi vengono portate a chi deve sparare pochi minuti prima che questo accada » .
L'occasione per tornare a discutere di criminalità e sicurezza è stata la presentazione, ieri mattina a Capodimonte, nella sede della Direzione interregionale della polizia, dei 50 agenti motociclisti inviati al compartimento della Stradale: 50 agenti che percorreranno, giorno e notte, la Tangenziale, l'autostrada Napoli — Salerno fino a Castellammare, lo svincolo dell'asse mediano e i raccordi auto stradali intorno a Napoli. I nuovi arrivati fanno parte del Reparto di intervento della polizia stradale, il Rips, la cui istituzione è stata decisa dopo l'esperimento positivo fatto a Roma: a chi ama i telefilm degli anni Ottanta non sfuggirà l'assonanza con i Chips, i motociclisti della polizia stradale californiana ( California Highway Patrols). In conferenza stampa, la battuta l'ha fatta Pansa.
Il nuovo reparto è stato presentato dal dirigente del compartimento della polizia stra dale, Ciro Nobile; è intervenuto anche il direttore interregionale della polizia, Rodolfo Poli. I 50 agenti — tutti uomini — hanno in media trent'anni e, ha spiegato Nobile, hanno frequentato un corso di specializzazione a Cesena. La loro sede sarà a Fuorigrotta, all'imbocco della Tangenziale, nei locali della società S. A. M. Saranno un occhio in più sulle migliaia di veicoli che ogni giorno arrivano a Napoli dalla provincia.
Ieri, intanto, polizia e carabinieri hanno fatto controlli straordinari a Secondigliano.
Circa 200 gli uomini impegnati, che hanno fatto perquisizioni e identificato persone.
La polizia ha arrestato due pregiudicati e sequestrato dieci motociclette. Tre le persone arrestate dai carabinieri. In via Janfolla, ma nel corso di un'altra operazione, i carabinieri del nucleo radiomobile hanno trovato una cassaforte a muro incassata in una parete del vano ascensore di un condominio; dentro c'erano centinaia di cartucce per armi da sparo comuni e da guerra. Oltre alla cassaforte, nel vano ascensore è stato rinvenuto e sequestrato anche un borsone contenente due pistole ( una semiautomatica ed un revolver) ed una mitraglietta M12 calibro 9 « parabellum » , uguale a quelle in dotazione alle forze dell'ordine.
Le armi sono state inviate al RaCIS di Roma ( Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche) per verificare, è scritto in una nota, « il loro eventuale utilizzo in fatti di sangue o intimidatori » .

21/03/07

Premiata Forneria Marconi



Uno dei gruppi rock italiani più coinvolgente che ci sia... Il loro rock sperimentale, elettronico, che sa unire il nuovo con musicalità e ritmi italiani, nuovi e vecchi... Qui Mauro Pagani, ancora con la pfm, dimostra le sue grandi doti di mattatore della musica... Che grandi musicisti!!

La democrazia!!!



Non cambia mai nulla... E' incredibile quanto questo pezzo teatrale sia attuale, a dimostrazione che tutto è come sempre... Chi rubava prima è al governo oggi, i mafiosi sono anche loro lì... Evviva l'Italia!!!

Napoli, manette e donne della droga!!!

FORCELLA/L'alba delle manette

Scritto da Irene De Arcangelis da la Repubblica Napoli
mercoledì 21 marzo 2007


I napoletani del centro storico, dei Decumani e del rettifilo, si svegliano di soprassalto alle 6 del mattino, gli occhi sbarrati. Non sono una, due pattuglie a sfrecciare a sirene spiegate nell´alba di freddo e pioggia. Sono invece auto e mezzi blindati con 1000 uomini delle forze dell´ordine che bloccano la città, lampeggianti accesi e frastuono. Tutti fermi, questa è una mega operazione antimafia. Duecento arresti in programma, 173 eseguiti.
L´indagine è partita nel gennaio 2003, la richiesta di ordinanza cautelare è stata firmata a luglio 2005 e poi integrata nell´aprile 2006, gli arresti sono arrivati 11 mesi dopo. Il procuratore Giandomenico Lepore spiega: «Purtroppo i gip sono gravati da un enorme carico di lavoro, è indispensabile rivedere le norme». Tra gli indagati anche Ciro Giuliano, detto ‘o barone, ucciso cinque giorni fa. Se le ordinanze fossero state eseguite in tempi più brevi ora sarebbe in carcere anche lui. Ci sono anche indagati per ricettazione: sono familiari di detenuti che venivano "stipendiati" dai clan mentre il parente era in carcere. Denaro sporco, dello spaccio.Attacco a Forcella, dunque. Camorra e droga, una lunga lista di cognomi noti, malaffare passato di padre in figlio, di madre in nipote. Ci sono ex boss e collaboratori di giustizia. Donne, tante donne. Ben trenta. Sono le signore della mala. Prima fra tutte l´erede del traffico di stupefacenti: Marianna Giuliano, figlia del boss pentito. E i clan: i Giuliano e i Mazzarella. L´affare cocaina. Il sessanta per cento degli arrestati che ha già avuto condanne per droga e ha sempre un parente libero per sostituirlo. Blitz dai grandi numeri nel cuore della città, ordinanza firmata dal gip Sergio Marotta su richiesta dei pm Alfonso D´Avino e Raffaele Marino. Storia dei rapporti tra clan dal 1990 a oggi. Sedici anni di spaccio di stupefacenti su venti piazze della droga, dai Tribunali al cuore di Forcella, da San Gaetano a porta San Gennaro. Inchiesta che è anche uno studio dei rapporti malavitosi all´ombra della cocaina. Istruttoria talmente vasta e ramificata da pretendere l´assegnazione di "lotti di indagine" tra Squadra mobile, reparto operativo dei carabinieri, Guardia di finanza. Per arrivare alla raffica di arresti, agli uomini in divisa che imbracciano le mitragliette davanti alla scuola intitolata alla quattordicenne Annalisa Durante. La voce si sparge, e poco dopo davanti alla questura e alla caserma dei carabinieri "Pastrengo" si radunano una folla di parenti e amici degli arrestati. Grida, urla, proteste e minacce, mani alzate a mo´ di cornetta telefonica come a dire verso gli arrestati: «Non ti preoccupare, avverto io». Ma chi? Avvocati? Amici? Caos e minacce verso le divise. Poi, dalla Pastrengo esce Marianna, la coda di cavallo bionda. E si alza un coro di saluti, per farle capire che la Forcella della mala e della droga è solidale, al suo fianco. Qualcuno tenta di tirare calci alle auto dell´Arma che però vanno via di corsa verso le carceri, ma in città il traffico va in tilt e devono cambiare percorso perché, tra l´altro, da piazza del Gesù scende un corteo di disoccupati.

Diversabilità!!!

Riporto il post di un pendolare diversabile di Vicenza, che deve viaggiare in condizioni sovraumane, perchè trenitalia è l'unica associazione italiana a non aver avuto l'obbligo di conformarsi alla legge sulle barriere architettoniche. Treni vecchi, inadatti, circolano ancora in tutta Italia, risultando di difficile utilizzo anche per gli anziani oltre che per i diversabili. Ma il problema sostanziale è che gli italiani considerano ancora i portatori di handicap come dei disabili... Le cose sono cambiate... Non è cambiata solo la parola, ma tutto il concetto di inserimento sociale e qualità di vita di queste persone... Sono oggi persone che, come tutti, hanno diritto ad un lavoro, una vita sociale ed economica indipendente, e lo stato deve garantire questi diritti a tutti, come da Costituzione (leggi i primi 4 articoli)... Avevo dimenticato di essere in un paese "democratico", dove le cose più importanti sono la guerra in Iraq, i DICO, le foto dei personaggi famosi, e le tasse... Ma nessuno si chiede a cosa servono quelle tasse, nessuno pretende i propri diritti, nessuno denuncia le illegalità. Che "Bel Paese".

LA MIA ESPERIENZA DA PENDOLARE DI DIVERSAMENTE ABILE

Per tredici anni ho utilizzato il servizio ferroviario per poter frequentare le scuole superiori a Castelfranco Veneto (TV) e successivamente l'Università a Padova. Per poter iniziare ad usufruire del treno insieme con mia madre abbiamo avuto un incontro con i responsabili della divisione compartimentale di Venezia, per decidere come si poteva fare per farmi salire sulla carrozza e vedere quali misure di sicurezza si potevano adottare per garantire la mia incolumità durante il viaggio. Per un breve periodo durante il tragitto di andata ero accompagnato dall'ispettore del personale viaggiante per controllare che tutto andasse per il meglio . Le carrozze non erano e non sono ancor oggi attrezzate in modo adeguato per garantire la sicurezza delle persone diversamente abili. La maggior parte delle vetture in uso sono a gasolio (Littorine verdi). Attraverso l'aiuto del personale addetto ai bagagli riuscivo a salire in treno e loro mi situavano sullo spazio sopra ai gradini con le spalle rivolte al senso opposto a quello di marcia. Per bloccare la mia sedia a rotelle l'unica possibilità era ed è utilizzare i freni che ogni sedia in genere ha in dotazione. Alcune volte mi è capitato a causa di una frenata un po brusca che la carrozzina si sia appoggiata sulla parete opposta (con mio grande spavento). Alcuni controllori molto gentili e disponibili (che ringrazio di cuore ) mi hanno consigliato di farmi spostare nel vano porta bici così avrebbero potuto controllarmi nel caso fosse accaduto qualcosa. Nel vano bici ci sono due finestrini con due sbarre trasversali dove io mi tenevo e mi sentivo un po' più sicuro, in seguito grazie all'aiuto di un ingegnere delle ferrovie sono riuscito a farlo modificare e mettere delle porte al posto delle serrande e aggiungere un blocco per le ruote della carrozzina ed una cintura di sicurezza. Questo sono però riuscito ad ottenerlo solo in un vano bici...un po' poco!? Nei giorni scorsi sono stato contattato dal Signor Giuliano Taccola da Trieste che dopo aver letto la risposta che il Ministero dei Trasporti mi ha inviato molto gentilmente mi ha inviato alcuni articoli che testimoniano la sua battaglia per tutelare i diritti delle persone disabili. Mi ha inviato inoltre altri articoli di giornale riguardanti l'argomento che potate scaricare cliccando sui titoli riportati qui di seguito: Lei è disabile?Si accomodi nel vano biciclette "Illy viaggi con me nel vano-bici dei treni" Illy farà un viaggio con il pendolare disabile Ringrazio di cuore il signor Taccola per il materiale che mi ha inviato, e pongo a voi una semplice domanda: cosa ne pensate in proposito?

20/03/07

Serre, la discarica nell'oasi wwf!!!

Ok, da qualche parte dovrà pure andare, ma perchè metterla in un'area protetta del wwf, a pochi metri dal Sele, fiume che irriga i campi a valle, pochi metri da un grande caseificio... Forse Bertolaso si è reso conto che le discariche scottano tutte, che non può andare contro gli interessi delle famiglie camorriste, a cui l' emergenza fa gola e che scaricano clandestinamente, in discariche abusive, i rifiuti dei comuni campani frammisti ai rifiuti speciali provenienti dalle industrie del nord... Le discariche abusive sono state trovate, ma nessuno fa niente per smaltire i rifiuti pericolosi che sono stati ingurgitati dalla terra, che vomita agenti cancerogeni a tutto spiano... Perchè nessuno si è accorto della maggiore incidenza (n° di nuovi casi all'anno) di tumore e leucemie in queste zone... In Italia si insabbia proprio tutto...



Serre, Bertolaso "La discarica solo se è sicura"

Scritto da Dario Del Porto da la Repubblica Napoli
domenica 18 marzo 2007



Le 1500 persone che affollano la palestra comunale sono tutte per il sindaco Cornetta, accolto al coro di «Palmiro, Palmiro». Il primo cittadino di Serre non li delude, prende la parola e avverte: «Ci faremo massacrare, ma non cederemo di un millimetro». Ma Guido Bertolaso, capo della Protezione civile e commissario straordinario per l´emergenza rifiuti, non rinuncia a percorrere la strada della mediazione con gli abitanti del Comune del salernitano dove dovrebbe essere realizzata la discarica regionale fortemente osteggiata dalla popolazione. Ed è con questo obiettivo che Bertolaso ha voluto incontrare personalmente la comunità di Serre. Così, nella palestra gremita, dice: «Fateci fare i sondaggi con il comitato paritetico per il quale ci siamo accordati a Roma. Ho nominato due tecnici di fama internazionale, non ho alcun problema a rivedere tutte le vostre istanze. Abbiamo studiato per trovare siti alternativi, non si esclude la possibilità di fare un sito in sicurezza solo se esisteranno le condizioni».Il commissario chiede dieci giorni per i sondaggi. «Poi ragioneremo sull´oasi del Wwf, sulle questioni ambientali, sul caseificio e sulle altre problematiche individuate per la discarica». A Serre Bertolaso era arrivato alle 17 in punto, a bordo di un´auto che lo aveva condotto in Municipio dalla vicina Persano. Dopo quindici minuti di colloquio con il sindaco Cornetta, l´incontro pubblico al quale ha partecipato anche padre Alex Zanotelli, che ha mostrato al capo della Protezione civile i disegni realizzati dalle bambine della scuola elementare di Serre dove erano raffigurati i danni arrecati al territorio dalla discarica. Direttamente dalle mani di alcune bambine, Bertolaso ha ricevuto le letterine scritte a scuola in questi giorni durante i quali Serre è salita alla ribalta per il braccio di ferro sull´impianto di smaltimento dei rifiuti. «Le porterò con me, e le leggerò», ha risposto il commissario straordinario, che ha anche citato come esempio la collaborazione dei cittadini di Villaricca. «La Campania è stata per anni la pattumiera d´Italia, più o meno legale - ha aggiunto Bertolaso - questo è il primo di una serie di incontri. Non sto dicendo che vogliamo realizzare una discarica, ma voglio avviare un percorso insieme». La strada però è accidentata. Il sindaco di Serre sembra deciso a non rivedere la propria posizione e anche a conclusione del confronto scuote il capo. «Questo incontro - ha commentato Cornetta in serata - ci ha fatto perdere ulteriore tempo perché ci si è occupati di ristabilire la verità sui patti fissati a Roma tre giorni fa. Il commissario aveva infatti in quella sede parlato di una commissione paritetica che avrebbe indagato sulla idoneità della cava non solo dal punto di vista geologico, ma anche ambientale e di impatto socio-economico - sostiene il sindaco di Serre - oggi ha detto una cosa diversa, parlando solo di criteri geologici. È vero che poi è tornato sulle posizioni espresse a Roma, ma abbiamo perso altro tempo prezioso».Il presidente della commissione Ambiente del Senato, Tommaso Sodano, scelto dal Consiglio comunale di Serre come presidente con funzioni di garante del comitato paritetico, afferma: «La popolazione di Serre è straordinaria, sono convinti delle loro ragioni e disposti a portarle avanti. Ma possono stare tranquilli, perché è stato individuato un percorso democratico, che darà piena garanzia a tutti».

MSF denuncia: la Abbott vuole negare i farmaci ai pazienti in Tailandia.

Bangkok/Roma, 19 marzo 2007 - L'organizzazione internazionale umanitaria di soccorso Medici Senza Frontiere (MSF) ha denunciato la decisione della Abbott Laboratories di non commercializzare i suoi nuovi farmaci in Tailandia.

La multinazionale farmaceutica con sede a Chicago ha addotto come giustificazione della drastica misura la concessione di licenze obbligatorie da parte della Tailandia. MSF sottolinea come la concessione delle licenze obbligatorie per migliorare l'accesso ai farmaci essenziali sia coerente con le leggi internazionali, e teme che i pazienti dovranno pagare le conseguenze di questa dura decisione da parte della Abbott.

Tra i farmaci che la Abbott si rifiuta di vendere in Tailandia c'è la nuova versione termo-stabile del lopinavir/ritonavir, commercializzato dalla Abbott con il nome di Kaletra. Il farmaco è un componente essenziale del trattamento per un numero crescente di persone colpite dall'HIV/AIDS e che non rispondono più ai trattamenti di prima linea. Negli Stati Uniti, la Abbott non vende più la vecchia versione del farmaco, che necessita di refrigerazione. La casa farmaceutica continuerà tuttavia a vendere questa vecchia versione in Tailandia, dove le temperature tropicali ne rendono l'utilizzo poco pratico.[...]

A partire dal novembre 2006, la Tailandia ha concesso licenze obbligatorie per tre farmaci, inclusi i farmaci per l'AIDS efavirenz e lopinavir/ritonavir. Il direttore dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Margaret Chan, e il direttore dell'Agenzia delle Nazioni Unite per la Lotta contro l'AIDS (UNAIDS), Peter Piot, si sono entrambi espressi a favore dell'utilizzo da parte del governo di tutte le possibilità previste dagli accordi dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) relativi agli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (accordi TRIPS). MSF chiede all'OMS, all'UNAIDS, ai governi e alle altre organizzazioni internazionali di denunciare l'azione della Abbott.[...]

Circa un anno fa, la Abbott ha annunciato un prezzo di 500 dollari per paziente all'anno per l'Africa e i paesi meno sviluppati. Ad agosto del 2005, la casa farmaceutica ha annunciato un prezzo di 2.200 dollari per paziente all'anno per i paesi con un reddito basso e medio-basso come la Tailandia, che è comunque lontana dalla cifra che gli abitanti possono permettersi. I trattamenti attuali di prima linea contro l'AIDS "tre in uno" nei paesi in via di sviluppo sono attualmente disponibili a 140 dollari per paziente all'anno.

La Abbott non è riuscita a fornire alcuna risposta alle ripetute richieste da parte di MSF di un aggiornamento sul processo di registrazione. MSF e altri gruppi hanno continuato a chiedere alla casa farmaceutica di registrare la nuova versione del farmaco nei paesi in via di sviluppo, in modo che possa essere utilizzato dai pazienti dei paesi poveri di risorse.

"Questi prezzi scontati da parte della Abbott esistono solamente sulla carta, poiché la casa farmaceutica continua a ritardare la registrazione del prodotto in molti paesi", ha detto il dottor Tido von Schoen-Angerer, direttore della Campagna per l'Accesso ai Farmaci Essenziali di MSF. "E adesso sono arrivati al punto di ritirare la registrazione dalla Tailandia, una tattica che, di fatto, tiene in ostaggio i pazienti".

Emergenza Darfur!!!

Governo sudanese accusato di crimini in Darfur

Inviato da Beatrice Giunta
mercoledì, 14 marzo 2007 15:12

Una missione investigativa delle Nazioni Unite per i diritti umani in Darfur, alla quale sono stati anche negati i visti d’ingresso nel Sudan, ha accusato il Governo sudanese di aver fallito nella protezione dei civili, dichiarando che il Governo abbia anche partecipato nel “commettere ed orchestrare” atrocità contro la sua stessa gente.

“Il disegno principale è quello di una violenta contro-insurrezione intrapresa dal Governo del Sudan con la milizia Janjaweed, i “diavoli a cavallo", con obiettivo i civili”, dice il rapporto, aggiungendo che “tutte le parti in conflitto devono riconoscere che gli standard di legge sui diritti umani devono essere rispettati durante i conflitti armati interni e che il “velo della guerra” non è una giustificazione accettabile per violare questi standard”.

Il rapporto, compilato dal Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU guidato dal premio Nobel Jody Williams, dichiara che “la situazione in Darfur è caratterizzata da evidenti e sistematiche violazioni dei diritti umani e gravi violazioni della legge umanitaria internazionale”.

Alla missione sono stati negati i visti d’ingresso per entrare in Sudan e per questo si è dovuta basare, secondo l’IRIN, su interviste a rifugiati nei Paesi vicini, soprattutto in Chad.

Secondo il rapporto della missione, lungo 35 pagine, tutte le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU dell’AU devono essere applicate, “incluse quelle relative ai divieti di spostamenti e congelamento dei beni di coloro che hanno commesso le violazioni”.

Il fallimento del Governo sudanese nel proteggere la popolazione in Darfur significa che la responsabilità debba essere assunta urgentemente dalla Comunità Internazionale. La missione raccomanda che il Governo sudanese cooperi pienamente con gli sforzi dell’ONU e dell’AU per dispiegare una forza di peacekeeping in Darfur e che rimuova gli ostacoli alla consegna degli aiuti umanitari e rispetti gli obblighi verso la legge internazionale ed i diritti umani.

I sostenitori dei diritti umani, secondo quanto riportato dal New York Times, hanno ben accolto l’inusuale duro tono del rapporto e delle raccomandazioni.

Il Consiglio è stato spesso criticato, anche dallo stesso segretario generale dell’ONU Ban Ki-Moon, per non essere stato più efficace della discreditata Commissione dei Diritti Umani che ha sostituito lo scorso anno.




Da metà dicembre 2003, MSF soccorre oltre un milione di sfollati presenti nella regione. I team di MSF sono composti da oltre 197 volontari internazionali e circa 2.500 operatori sudanesi che offrono sostegno medico, nutrizionale e sanitario agli sfollati che si sono raggruppati in diversi campi. Tutti sono oggi completamente dipendenti dagli aiuti esterni. MSF è presente in oltre 27 località del Darfur, dove si sono rifugiati centinaia di migliaia di sfollati fuggiti dagli attacchi e dalle violenze che hanno distrutto i loro villaggi. Per queste popolazioni prive di ogni cosa, MSF ha allestito degli ambulatori, avviato campagne di vaccinazione contro il morbillo, aperto centri nutrizionali terapeutici per curare i bambini gravemente malnutriti e installato sistemi di distribuzione di acqua potabile. MSF offre soccorso anche ai profighi che arrivano in Ciad.


MSF nell'emergenza DarfurI team di MSF, composti da 197 volontari internazionali e più di 2.500 operatori sudanesi, soccorrono gli sfollati del Darfur a Mornay, Zalinge, Nyertiti, Krenik e El Genina, Garsila e presso quattro campi situati nei dintorni: Bindissi, Deleig, Umkher e Mukjar.
Equipe di MSF sono presenti anche lungo il confine tra Ciad e Darfur, nelle città di Adre, Birak e Tine, per fornire assistenza medica, nutrizionale e logistica a circa 200.000 rifugiati che sono scappati dal Darfur.