NOLA/Dove la diossina arriva dappertutto
Scritto da Carlo Franco da il Corriere del Mezzogiorno
domenica 15 aprile 2007

Oggi, tre anni dopo, la responsabilità della diossina nell'aumento dei tumori è stata accertata (+ 12% nelle donne, + 9% negli uomini) e finalmente l'opinione pubblica comincia a ragionare con la sua testa lasciandosi alle spalle il timore reverenziale, o il rispetto che è parola più usata a questa latitudine, nei confronti dei potenti. Che siano colletti bianchi o camorristi.Siamo, però, ancora all'anno zero. La cattiva coscienza è stata lavata con il percolato delle mille discariche abusive e il sindaco, che è lo stesso, ha cambiato registro. Oggi è d'accordo con chi lotta ma lo fa alla alla buona, badando soprattutto a non restare imbrigliato nelle denunce di Report e de la Vita in diretta. Che ormai si rincorrono mentre se ne annunciano altre, perché Alfredo Mazza non ha smesso di lavorare a dossier esplosivi e, insieme ad un altro medico, questa volta uno psichiatra che lavora all'Asl, Gennaro Esposito, è riuscito a mettere in piedi un fronte serio di opposizione riunendo trenta associazioni ambientaliste e fondando un giornale, «Tablò», che fa opinione. E organizza proteste che fanno male al potere. L'ultima è un appello ai cittadini perchè si sottopongano ad analisi del sangue, dell'urina e del latte materno per verificare l'incidenza della diossima che è ormai cento volte superiore ai valori normali. Perchè il latte materno? «La diossina è liposolubile — risponde Gennaro Esposito — e si concentra nei grassi; il latte materno, quindi, è la spia più attendibile. Dobbiamo andare in fondo a questo scandalo e punire». Il tono è esasperato, ma come dare torto a chi denuncia? «Qui non c'è dialettica politica tra maggioranza e opposizione — ripete Alfredo Mazza — siamo di fronte ad una associazione che attraversa tutti gli schieramenti».Tutti i discorsi su Nola passano dalla questione ambientale. Dal triangolo della morte siamo passati ad una figura geometrica sterminata, che si protende fino al a mare: mezzo milione di abitanti, 35 comuni, 496 kmq devastati dal traffico di rifiuti tossici gestito dalla camorra. E' una storia che parte da lontano. E si è stabilizzata dopo il terremoto.Il simbolo massimo del degrado è la famigerata Cisternina, un complesso residenziale interamente abusivo che venne evacuato ad horas in seguito a una epidemia di salmonellosi e di tifo. Ora è terra di nessuno ma dovrebbe ospitare un Centro di ricerca per l'ambiente. Campa cavallo....Vittorio Avella, ex consigliere del Pci, racconta due storielle che aiutano a capire. La prima risale a La Marca, discendente di una famiglia che appartiene al Gotha della camorrra, il quale riuscì a ottenere il monopolio della raccolta dei rifiuti prima per due anni e poi per nove. Senza passare per il Consiglio comunale. Negli anni Settanta e più ancora in quelli seguenti il traffico di sostanze tossiche imperversò riversando sul territorio fiumi di veleni micidiali e di soldi sporchi. I pozzi degli orti un tempo fertili diventarono bombe ecologiche con il consenso dei contadini che ormai avevano abbandonato la terra. E qui viene la seconda storiella che coinvolge due proprietari terrieri. Uno chiede all'altro: «Ma che cosa è successo nella tua terra? Stanotte ho sentito un grande traffico di camion...». E l'altro con candore degno di miglior causa risponde: «Fatti i fatti tuoi, hanno sversato certi liquidi nel pozzo, non so cosa ci hanno buttato ma mi hanno dato dieci milioni». «Oggi è la stessa cosa — dicono Alfredo Mazza e Gennaro Esposito — in questi giorni abbiamo ricevuto telefonate da ingegneri del Nord e la nuova parolina magica è la pirolisi, cioè il procedimento chimico che consente di bruciare tutto e produrre energia. Li abbiamo mandati a quel paese, ma non demorderanno».
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