Ascolta la tua radio preferita!!!

23/09/08

...Terra mia....

Le parole di Saviano a testimonianza del difficilissimo periodo che vive la mia terra!!!

Non chiudiamo gli occhi!!!!

Non dimentichiamo!!!

LETTERA A GOMORRA



I RESPONSABILI hanno dei nomi. Hanno dei volti. Hanno persino un'anima. O forse no. Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino, Pietro Vargas stanno portando avanti una strategia militare violentissima. Sono autorizzati dal boss latitante Michele Zagaria e si nascondono intorno a Lago Patria. Tra di loro si sentiranno combattenti solitari, guerrieri che cercano di farla pagare a tutti, ultimi vendicatori di una delle più sventurate e feroci terre d'Europa. Se la racconteranno così.

Ma Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino e Pietro Vargas sono vigliacchi, in realtà: assassini senza alcun tipo di abilità militare. Per ammazzare svuotano caricatori all'impazzata, per caricarsi si strafanno di cocaina e si gonfiano di Fernet Branca e vodka. Sparano a persone disarmate, colte all'improvviso o prese alle spalle. Non si sono mai confrontati con altri uomini armati. Dinnanzi a questi tremerebbero, e invece si sentono forti e sicuri uccidendo inermi, spesso anziani o ragazzi giovani. Ingannandoli e prendendoli alle spalle.

E io mi chiedo: nella vostra terra, nella nostra terra sono ormai mesi e mesi che un manipolo di killer si aggira indisturbato massacrando soprattutto persone innocenti. Cinque, sei persone, sempre le stesse. Com'è possibile? Mi chiedo: ma questa terra come si vede, come si rappresenta a se stessa, come si immagina? Come ve la immaginate voi la vostra terra, il vostro paese? Come vi sentite quando andate al lavoro, passeggiate, fate l'amore? Vi ponete il problema, o vi basta dire, 'così è sempre stato e sempre sarà così'?

Davvero vi basta credere che nulla di ciò che accade dipende dal vostro impegno o dalla vostra indignazione? Che in fondo tutti hanno di che campare e quindi tanto vale vivere la propria vita quotidiana e nient'altro. Vi bastano queste risposte per farvi andare avanti? Vi basta dire 'non faccio niente di male, sono una persona onesta' per farvi sentire innocenti? Lasciarvi passare le notizie sulla pelle e sull'anima. Tanto è sempre stato così, o no? O delegare ad associazioni, chiesa, militanti, giornalisti e altri il compito di denunciare vi rende tranquilli? Di una tranquillità che vi fa andare a letto magari non felici ma in pace? Vi basta veramente?

Questo gruppo di fuoco ha ucciso soprattutto innocenti. In qualsiasi altro paese la libertà d'azione di un simile branco di assassini avrebbe generato dibattiti, scontri politici, riflessioni. Invece qui si tratta solo di crimini connaturati a un territorio considerato una delle province del buco del culo d'Italia. E quindi gli inquirenti, i carabinieri e poliziotti, i quattro cronisti che seguono le vicende, restano soli. Neanche chi nel resto del paese legge un giornale, sa che questi killer usano sempre la stessa strategia: si fingono poliziotti. Hanno lampeggiante e paletta, dicono di essere della Dia o di dover fare un controllo di documenti. Ricorrono a un trucco da due soldi per ammazzare con più facilità. E vivono come bestie: tra masserie di bufale, case di periferia, garage.

Hanno ucciso sedici persone. La mattanza comincia il 2 maggio verso le sei del mattino in una masseria di bufale a Cancello Arnone. Ammazzano il padre del pentito Domenico Bidognetti, cugino ed ex fedelissimo di Cicciotto e' mezzanotte.

Umberto Bidognetti aveva 69 anni e in genere era accompagnato pure dal figlio di Mimì, che giusto quella mattina non era riuscito a tirarsi su dal letto per aiutare il nonno. Il 15 maggio uccidono a Baia Verde, frazione di Castel Volturno, il sessantacinquenne Domenico Noviello, titolare di una scuola guida. Domenico Noviello si era opposto al racket otto anni prima. Era stato sotto scorta, ma poi il ciclo di protezione era finito. Non sapeva di essere nel mirino, non se l'aspettava. Gli scaricano addosso 20 colpi mentre con la sua Panda sta andando a fare una sosta al bar prima di aprire l'autoscuola. La sua esecuzione era anche un messaggio alla Polizia che stava per celebrare la sua festa proprio a Casal di Principe, tre giorni dopo, e ancor più una chiara dichiarazione: può passare quasi un decennio ma i Casalesi non dimenticano.

Prima ancora, il 13 maggio, distruggono con un incendio la fabbrica di materassi di Pietro Russo a Santa Maria Capua Vetere. È l'unico dei loro bersagli ad avere una scorta. Perché è stato l'unico che, con Tano Grasso, tentò di organizzare un fronte contro il racket in terra casalese. Poi, il 30 maggio, a Villaricca colpiscono alla pancia Francesca Carrino, una ragazza, venticinque anni, nipote di Anna Carrino, la ex compagna di Francesco Bidognetti, pentita. Era in casa con la madre e con la nonna, ma era stata lei ad aprire la porta ai killer che si spacciavano per agenti della Dia.

Non passa nemmeno un giorno che a Casal di Principe, mentre dopo pranzo sta per andare al 'Roxy bar', uccidono Michele Orsi, imprenditore dei rifiuti vicino al clan che, arrestato l'anno prima, aveva cominciato a collaborare con la magistratura svelando gli intrighi rifiuti-politica-camorra. È un omicidio eccellente che fa clamore, solleva polemiche, fa alzare la voce ai rappresentanti dello Stato. Ma non fa fermare i killer.

L'11 luglio uccidono al Lido 'La Fiorente' di Varcaturo Raffaele Granata, 70 anni, gestore dello stabilimento balneare e padre del sindaco di Calvizzano. Anche lui paga per non avere anni prima ceduto alle volontà del clan. Il 4 agosto massacrano a Castel Volturno Ziber Dani e Arthur Kazani che stavano seduti ai tavoli all'aperto del 'Bar Kubana' e, probabilmente, il 21 agosto Ramis Doda, venticinque anni, davanti al 'Bar Freedom' di San Marcellino. Le vittime sono albanesi che arrotondavano con lo spaccio, ma avevano il permesso di soggiorno e lavoravano nei cantieri come muratori e imbianchini.

Poi il 18 agosto aprono un fuoco indiscriminato contro la villetta di Teddy Egonwman, presidente dei nigeriani in Campania, che si batte da anni contro la prostituzione delle sue connazionali, ferendo gravemente lui, sua moglie Alice e altri tre amici.

Tornano a San Marcellino il 12 settembre per uccidere Antonio Ciardullo ed Ernesto Fabozzi, massacrati mentre stavano facendo manutenzione ai camion della ditta di trasporti di cui il primo era titolare. Anche lui non aveva obbedito, e chi gli era accanto è stato ucciso perché testimone.

Infine, il 18 settembre, trivellano prima Antonio Celiento, titolare di una sala giochi a Baia Verde, e un quarto d'ora dopo aprono un fuoco di 130 proiettili di pistole e kalashnikov contro gli africani riuniti dentro e davanti la sartoria 'Ob Ob Exotic Fashion' di Castel Volturno. Muoiono Samuel Kwaku, 26 anni, e Alaj Ababa, del Togo; Cristopher Adams e Alex Geemes, 28 anni, liberiani; Kwame Yulius Francis, 31 anni, e Eric Yeboah, 25, ghanesi, mentre viene ricoverato con ferite gravi Joseph Ayimbora, 34 anni, anche lui del Ghana. Solo uno o due di loro avevano forse a che fare con la droga, gli altri erano lì per caso, lavoravano duro nei cantieri o dove capitava, e pure nella sartoria.

Sedici vittime in meno di sei mesi. Qualsiasi paese democratico con una situazione del genere avrebbe vacillato. Qui da noi, nonostante tutto, neanche se n'è parlato. Neanche si era a conoscenza da Roma in su di questa scia di sangue e di questo terrorismo, che non parla arabo, che non ha stelle a cinque punte, ma comanda e domina senza contrasto.

Ammazzano chiunque si opponga. Ammazzano chiunque capiti sotto tiro, senza riguardi per nessuno. La lista dei morti potrebbe essere più lunga, molto più lunga. E per tutti questi mesi nessuno ha informato l'opinione pubblica che girava questa 'paranza di fuoco'. Paranza, come le barche che escono a pescare insieme in alto mare. Nessuno ne ha rivelato i nomi sino a quando non hanno fatto strage a Castel Volturno.

Ma sono sempre gli stessi, usano sempre le stesse armi, anche se cercano di modificarle per trarre in inganno la scientifica, segno che ne hanno a disposizione poche. Non entrano in contatto con le famiglie, stanno rigorosamente fra di loro. Ogni tanto qualcuno li intravede nei bar di qualche paesone, dove si fermano per riempirsi d'alcol. E da sei mesi nessuno riesce ad acciuffarli.

Castel Volturno, territorio dove è avvenuta la maggior parte dei delitti, non è un luogo qualsiasi. Non è un quartiere degradato, un ghetto per reietti e sfruttati come se ne possono trovare anche altrove, anche se ormai certe sue zone somigliano più alle hometown dell'Africa che al luogo di turismo balneare per il quale erano state costruite le sue villette. Castel Volturno è il luogo dove i Coppola edificarono la più grande cittadella abusiva del mondo, il celebre Villaggio Coppola.

Ottocentosessantatremila metri quadrati occupati col cemento. Che abusivamente presero il posto di una delle più grandi pinete marittime del Mediterraneo. Abusivo l'ospedale, abusiva la caserma dei carabinieri, abusive le poste. Tutto abusivo. Ci andarono ad abitare le famiglie dei soldati della Nato. Quando se ne andarono, il territorio cadde nell'abbandono più totale e divenne tutto feudo di Francesco Bidognetti e al tempo stesso territorio della mafia nigeriana.

I nigeriani hanno una mafia potente con la quale ai Casalesi conveniva allearsi, il loro paese è diventato uno snodo nel traffico internazionale di cocaina e le organizzazioni nigeriane sono potentissime, capaci di investire soprattutto nei money transfer, i punti attraverso i quali tutti gli immigrati del mondo inviano i soldi a casa. Attraverso questi, i nigeriani controllano soldi e persone. Da Castel Volturno transita la coca africana diretta soprattutto in Inghilterra. Le tasse sul traffico che quindi il clan impone non sono soltanto il pizzo sullo spaccio al minuto, ma accordi di una sorta di joint venture. Ora però i nigeriani sono potenti, potentissimi. Così come lo è la mafia albanese, con la quale i Casalesi sono in affari.

E il clan si sta slabbrando, teme di non essere più riconosciuto come chi comanda per primo e per ultimo sul territorio. Ed ecco che nei vuoti si insinuano gli uomini della paranza. Uccidono dei pesci piccoli albanesi come azione dimostrativa, fanno strage di africani - e fra questi nessuno viene dalla Nigeria - colpiscono gli ultimi anelli della catena di gerarchie etniche e criminali. Muoiono ragazzi onesti, ma come sempre, in questa terra, per morire non dev'esserci una ragione. E basta poco per essere diffamati.

I ragazzi africani uccisi erano immediatamente tutti 'trafficanti' come furono 'camorristi' Giuseppe Rovescio e Vincenzo Natale, ammazzati a Villa Literno il 23 settembre 2003 perché erano fermi a prendere una birra vicino a Francesco Galoppo, affiliato del clan Bidognetti. Anche loro furono subito battezzati come criminali.

Non è la prima volta che si compie da quelle parti una mattanza di immigrati. Nel 1990 Augusto La Torre, boss di Mondragone, partì con i suoi fedelissimi alla volta di un bar che, pur gestito da italiani, era diventato un punto di incontro per lo spaccio degli africani. Tutto avveniva sempre lungo la statale Domitiana, a Pescopagano, pochi chilometri a nord di Castel Volturno, però già in territorio mondragonese. Uccisero sei persone, fra cui il gestore, e ne ferirono molte altre. Anche quello era stato il culmine di una serie di azioni contro gli stranieri, ma i Casalesi che pure approvavano le intimidazioni non gradirono la strage. La Torre dovette incassare critiche pesanti da parte di Francesco 'Sandokan' Schiavone. Ma ora i tempi sono cambiati e permettono di lasciar esercitare una violenza indiscriminata a un gruppo di cocainomani armati.

Chiedo di nuovo alla mia terra che immagine abbia di sé. Lo chiedo anche a tutte quelle associazioni di donne e uomini che in grande silenzio qui lavorano e si impegnano. A quei pochi politici che riescono a rimanere credibili, che resistono alle tentazioni della collusione o della rinuncia a combattere il potere dei clan. A tutti coloro che fanno bene il loro lavoro, a tutti coloro che cercano di vivere onestamente, come in qualsiasi altra parte del mondo. A tutte queste persone. Che sono sempre di più, ma sono sempre più sole.

Come vi immaginate questa terra? Se è vero, come disse Danilo Dolci, che ciascuno cresce solo se è sognato, voi come ve li sognate questi luoghi? Non c'è stata mai così tanta attenzione rivolta alle vostre terre e quel che vi è avvenuto e vi avviene. Eppure non sembra cambiato molto. I due boss che comandano continuano a comandare e ad essere liberi. Antonio Iovine e Michele Zagaria. Dodici anni di latitanza. Anche di loro si sa dove sono. Il primo è a San Cipriano d'Aversa, il secondo a Casapesenna. In un territorio grande come un fazzoletto di terra, possibile che non si riesca a scovarli?

È storia antica quella dei latitanti ricercati in tutto il mondo e poi trovati proprio a casa loro. Ma è storia nuova che ormai ne abbiano parlato più e più volte giornali e tv, che politici di ogni colore abbiano promesso che li faranno arrestare. Ma intanto il tempo passa e nulla accade. E sono lì. Passeggiano, parlano, incontrano persone.

Ho visto che nella mia terra sono comparse scritte contro di me. Saviano merda. Saviano verme. E un'enorme bara con il mio nome. E poi insulti, continue denigrazioni a partire dalla più ricorrente e banale: 'Quello s'è fatto i soldi'. Col mio lavoro di scrittore adesso riesco a vivere e, per fortuna, pagarmi gli avvocati. E loro? Loro che comandano imperi economici e si fanno costruire ville faraoniche in paesi dove non ci sono nemmeno le strade asfaltate?

Loro che per lo smaltimento di rifiuti tossici sono riusciti in una sola operazione a incassare sino a 500 milioni di euro e hanno imbottito la nostra terra di veleni al punto tale di far lievitare fino al 24% certi tumori, e le malformazioni congenite fino all'84% per cento? Soldi veri che generano, secondo l'Osservatorio epidemiologico campano, una media di 7.172,5 morti per tumore all'anno in Campania. E ad arricchirsi sulle disgrazie di questa terra sarei io con le mie parole, o i carabinieri e i magistrati, i cronisti e tutti gli altri che con libri o film o in ogni altro modo continuano a denunciare? Com'è possibile che si crei un tale capovolgimento di prospettive? Com'è possibile che anche persone oneste si uniscano a questo coro? Pur conoscendo la mia terra, di fronte a tutto questo io rimango incredulo e sgomento e anche ferito al punto che fatico a trovare la mia voce.

Perché il dolore porta ad ammutolire, perché l'ostilità porta a non sapere a chi parlare. E allora a chi devo rivolgermi, che cosa dico? Come faccio a dire alla mia terra di smettere di essere schiacciata tra l'arroganza dei forti e la codardia dei deboli? Oggi qui in questa stanza dove sono, ospite di chi mi protegge, è il mio compleanno. Penso a tutti i compleanni passati così, da quando ho la scorta, un po' nervoso, un po' triste e soprattutto solo.

Penso che non potrò mai più passarne uno normale nella mia terra, che non potrò mai più metterci piede. Rimpiango come un malato senza speranze tutti i compleanni trascurati, snobbati perché è solo una data qualsiasi, e un altro anno ce ne sarà uno uguale. Ormai si è aperta una voragine nel tempo e nello spazio, una ferita che non potrà mai rimarginarsi. E penso pure e soprattutto a chi vive la mia stessa condizione e non ha come me il privilegio di scriverne e parlare a molti.

Penso ad altri amici sotto scorta, Raffaele, Rosaria, Lirio, Tano, penso a Carmelina, la maestra di Mondragone che aveva denunciato il killer di un camorrista e che da allora vive sotto protezione, lontana, sola. Lasciata dal fidanzato che doveva sposare, giudicata dagli amici che si sentono schiacciati dal suo coraggio e dalla loro mediocrità. Perché non c'era stata solidarietà per il suo gesto, anzi, ci sono state critiche e abbandono. Lei ha solo seguito un richiamo della sua coscienza e ha dovuto barcamenarsi con il magro stipendio che le dà lo stato.

Cos'ha fatto Carmelina, cos'hanno fatto altri come lei per avere la vita distrutta e sradicata, mentre i boss latitanti continuano a poter vivere protetti e rispettati nelle loro terre? E chiedo alla mia terra: che cosa ci rimane? Ditemelo. Galleggiare? Far finta di niente? Calpestare scale di ospedali lavate da cooperative di pulizie loro, ricevere nei serbatoi la benzina spillata da pompe di benzina loro? Vivere in case costruite da loro, bere il caffè della marca imposta da loro (ogni marca di caffè per essere venduta nei bar deve avere l'autorizzazione dei clan), cucinare nelle loro pentole (il clan Tavoletta gestiva produzione e vendita delle marche più prestigiose di pentole)?

Mangiare il loro pane, la loro mozzarella, i loro ortaggi? Votare i loro politici che riescono, come dichiarano i pentiti, ad arrivare alle più alte cariche nazionali? Lavorare nei loro centri commerciali, costruiti per creare posti di lavoro e sudditanza dovuta al posto di lavoro, ma intanto non c'è perdita, perché gran parte dei negozi sono loro? Siete fieri di vivere nel territorio con i più grandi centri commerciali del mondo e insieme uno dei più alti tassi di povertà? Passare il tempo nei locali gestiti o autorizzati da loro? Sedervi al bar vicino ai loro figli, i figli dei loro avvocati, dei loro colletti bianchi? E trovarli simpatici e innocenti, tutto sommato persone gradevoli, perché loro in fondo sono solo ragazzi, che colpa hanno dei loro padri.

E infatti non si tratta di stabilire colpe, ma di smettere di accettare e di subire sempre, smettere di pensare che almeno c'è ordine, che almeno c'è lavoro, e che basta non grattare, non alzare il velo, continuare ad andare avanti per la propria strada. Che basta fare questo e nella nostra terra si è già nel migliore dei mondi possibili, o magari no, ma nell'unico mondo possibile sicuramente.

Quanto ancora dobbiamo aspettare? Quanto ancora dobbiamo vedere i migliori emigrare e i rassegnati rimanere? Siete davvero sicuri che vada bene così? Che le serate che passate a corteggiarvi, a ridere, a litigare, a maledire il puzzo dei rifiuti bruciati, a scambiarvi quattro chiacchiere, possano bastare? Voi volete una vita semplice, normale, fatta di piccole cose, mentre intorno a voi c'è una guerra vera, mentre chi non subisce e denuncia e parla perde ogni cosa. Come abbiamo fatto a divenire così ciechi? Così asserviti e rassegnati, così piegati? Come è possibile che solo gli ultimi degli ultimi, gli africani di Castel Volturno che subiscono lo sfruttamento e la violenza dei clan italiani e di altri africani, abbiano saputo una volta tirare fuori più rabbia che paura e rassegnazione? Non posso credere che un sud così ricco di talenti e forze possa davvero accontentarsi solo di questo.

La Calabria ha il Pil più basso d'Italia ma 'Cosa Nuova', ossia la ?ndrangheta, fattura quanto e più di una intera manovra finanziaria italiana. Alitalia sarà in crisi, ma a Grazzanise, in un territorio marcio di camorra, si sta per costruire il più grande aeroporto italiano, il più vasto del Mediterraneo. Una terra condannata a far circolare enormi capitali senza avere uno straccio di sviluppo vero, e invece ha danaro, profitto, cemento che ha il sapore del saccheggio, non della crescita.

Non posso credere che riescano a resistere soltanto pochi individui eccezionali. Che la denuncia sia ormai solo il compito dei pochi singoli, preti, maestri, medici, i pochi politici onesti e gruppi che interpretano il ruolo della società civile. E il resto? Gli altri se ne stanno buoni e zitti, tramortiti dalla paura? La paura. L'alibi maggiore. Fa sentire tutti a posto perché è in suo nome che si tutelano la famiglia, gli affetti, la propria vita innocente, il proprio sacrosanto diritto a viverla e costruirla.

Ma non avere più paura non sarebbe difficile. Basterebbe agire, ma non da soli. La paura va a braccetto con l'isolamento. Ogni volta che qualcuno si tira indietro crea altra paura, che crea ancora altra paura, in un crescendo esponenziale che immobilizza, erode, lentamente manda in rovina.

'Si può edificare la felicità del mondo sulle spalle di un unico bambino maltrattato?', domanda Ivan Karamazov a suo fratello Aljo?a. Ma voi non volete un mondo perfetto, volete solo una vita tranquilla e semplice, una quotidianità accettabile, il calore di una famiglia. Accontentarvi di questo pensate che vi metta al riparo da ansie e dolori. E forse ci riuscite, riuscite a trovare una dimensione in cui trovate serenità. Ma a che prezzo?

Se i vostri figli dovessero nascere malati o ammalarsi, se un'altra volta dovreste rivolgervi a un politico che in cambio di un voto vi darà un lavoro senza il quale anche i vostri piccoli sogni e progetti finirebbero nel vuoto, quando faticherete ad ottenere un mutuo per la vostra casa mentre i direttori delle stesse banche saranno sempre disponibili con chi comanda, quando vedrete tutto questo forse vi renderete conto che non c'è riparo, che non esiste nessun ambito protetto, e che l'atteggiamento che pensavate realistico e saggiamente disincantato vi ha appestato l'anima di un risentimento e rancore che toglie ogni gusto alla vostra vita.

Perché se tutto ciò è triste la cosa ancora più triste è l'abitudine. Abituarsi che non ci sia null'altro da fare che rassegnarsi, arrangiarsi o andare via. Chiedo alla mia terra se riesce ancora ad immaginare di poter scegliere. Le chiedo se è in grado di compiere almeno quel primo gesto di libertà che sta nel riuscire a pensarsi diversa, pensarsi libera. Non rassegnarsi ad accettare come un destino naturale quel che è invece opera degli uomini.

Quegli uomini possono strapparti alla tua terra e al tuo passato, portarti via la serenità, impedirti di trovare una casa, scriverti insulti sulle pareti del tuo paese, possono fare il deserto intorno a te. Ma non possono estirpare quel che resta una certezza e, per questo, rimane pure una speranza. Che non è giusto, non è per niente naturale, far sottostare un territorio al dominio della violenza e dello sfruttamento senza limiti. E che non deve andare avanti così perché così è sempre stato. Anche perché non è vero che tutto è sempre uguale, ma è sempre peggio.

Perché la devastazione cresce proporzionalmente con i loro affari, perché è irreversibile come la terra una volta per tutte appestata, perché non conosce limiti. Perché là fuori si aggirano sei killer abbrutiti e strafatti, con licenza di uccidere e non mandato, che non si fermano di fronte a nessuno. Perché sono loro l'immagine e somiglianza di ciò che regna oggi su queste terre e di quel che le attende domani, dopodomani, nel futuro. Bisogna trovare la forza di cambiare. Ora, o mai più.

Copyright 2008
by Roberto Saviano
Published by arrangement
of Roberto Santachiara
Literary Agency


(22 settembre 2008)

21/04/08

Travaglio docet!!!

A volte la verità è sotto ai nostri occhi, ma la nebbia ed il fumo dell'informazione falsa dei giornali, non ci permette di vederla!!!
Cerchiamo la realtà!!!
Cerchiamo la verità!!!
Cerchiamo la libertà di informazione!!!

Tratto da www.voglioscendere.ilcannocchiale.it
Tutti i santi di Silvio

Una notizia di 21 righe sul Corriere e una candidatura nel Pdl passata inosservata gettano nuova luce su un’affaire dimenticata da tutti fuorchè da Silvio Berlusconi, che seguita a citarla come prova dell’”uso politico della giustizia”: le tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza, peraltro accertate dalla Cassazione che ha condannato gli ufficiali corrotti e il manager corruttore, Salvatore Sciascia, arrestato nel ’94 e reo confesso di tre mazzette da 100 milioni di lire per ammorbidire verifiche fiscali a Videotime, Mondadori e Mediolanum. Chi gli diede l’ok e il denaro? Lui dice: Paolo Berlusconi. Questi conferma, ma il Tribunale l’assolve e condanna Silvio. Che pure per i giudici d’appello (reato commesso, ma prescritto) è il vero mandante. Poi la Cassazione assolve pure lui per “insufficienza probatoria”, sostenendo che potrebbe esser stato Paolo, ormai improcessabile.

Strano: è per proteggere Silvio - allora presidente del Consiglio - che il consulente Fininvest Massimo Maria Berruti, l’8 giugno ’94, manda il maresciallo Alberto Corrado a suggerire al colonnello Angelo Tanca di non far parola con i giudici della mazzetta Mondadori. Berruti finisce in carcere, subito dopo Sciascia e Paolo. Dalle sue carte salta fuori il “pass” che prova come quella sera, poco prima di chiamare Corrado, Berruti fosse a Palazzo Chigi per incontrare il premier. Giunto apposta da Milano, salì da lui alle 20.45, uscì alle 21.30 e chiamò Corrado. Per questo il Pool invia a Berlusconi il famoso invito a comparire: per interrogare lui e Berruti, separatamente, su quella sera fatidica. Mossa azzeccata: il premier si dice contrario alle mazzette; precisa di non sapere nulla di quelle alla Finanza; ma aggiunge che i suoi manager erano concussi. Strano: se non sa nulla, come sa che è concussione? Poi rievoca dettagliatamente l’incontro con Berruti (“parlammo della campagna in Sicilia”). Ma Berruti nell’altra stanza nega che sia avvenuto: “Il consiglio dei ministri finì tardi e me ne andai prima”. L’indomani Berlusconi scopre la contraddizione e telefona in Procura per ritrattare: “Mi sono sbagliato, l’incontro non ci fu per il protrarsi del consiglio dei ministri”. I suoi due segretari, Marinella Brambilla e Niccolò Querci, confermano. Ma il verbale ufficiale indica che il Cdm finì alle 21: Berruti ebbe tutto il tempo di vedere il premier, ottenere l’ok al depistaggio e metterlo in atto.

Il mese scorso Brambilla e Querci sono stati ricondannati in appello a 16 mesi per falsa testimonianza (21 righe sul Corriere, non una parola sugli altri giornali e in tv). Berruti, condannato a 8 mesi per favoreggiamento, è deputato dal 1996. Ora, a Montecitorio, lo raggiunge Sciascia, condannato a 2 anni e 6 mesi per corruzione. Strano: Berlusconi è contrario alle mazzette e poi promuove chi le paga e chi le copre? E come poteva Berruti favoreggiare un innocente? E perché mai i due segretari avrebbero mentito per proteggere un innocente? Se Vittorio Mangano, per la sua omertà a tenuta stagna, è un “eroe”, questi sono perlomeno martiri. Santi subito.

18/04/08

Lotta alla camorra!!!

Qualcosa si muove!!!
Ma non è ancora abbastanza!!!
Bisogna colpire il sistema alla base.... Colpire la loro economia!!!
Bloccarla!!!
Confiscare tutte le proprietà dei clan!!!
La legge n. 109/96 regola in maniera perfetta la gestione dei beni confiscati alla mafia per uso sociale!!! Bisogna combattere perchè sia conosciuta e perchè venga applicata!!!
La lotta alla camorra deve essere totalitaria, combattere sotto tutti i fronti!!!
La mafia è una montagna di merda!!!!

Colpo alla cosca dei Casalesi sotto racket tutta la Domiziana

Scritto da Irene De Arcangelis da la Repubblica Napoli, 18-04-2008 06:28


La colpa di Luigi Petrella era lavorare come custode in un complesso di villette mono familiari a Castelvolturno. Guardiano con precedenti penali, fratello di un ex consigliere comunale, si era fatto la fama di "confidente" delle forze dell´ordine. La camorra casertana lo condannò a morte quando, nel settembre ‘99, i carabinieri arrestarono Giuseppe Dell´Aversano, latitante pezzo da novanta dei Casalesi meglio noto come "Peppe ‘o diavolo", che si era nascosto in uno di quei villini di località Torre di Pescopagano. I boss fecero un grossolano "due più due". È stato Petrella, dedussero, a indicare alle forze dell´ordine dove si nascondeva Dell´Aversano. Lo sapeva, perché da custode conosceva tutto del complesso residenziale.
Luigi Petrella venne ucciso quarantotto ore dopo l´arresto di Peppe ‘o diavolo. Gli investigatori intuirono il movente e l´errore. Il custode del parco non aveva fatto alcuna "soffiata". Ma quel delitto fu l´origine dell´intera indagine, che in sei anni ha riservato anche colpi di scena, vicende fino a quel momento nascoste, ruoli e giri d´affari. La notte scorsa il blitz. Hanno lavorato fianco a fianco la Dia del vice questore Adolfo Grauso, i carabinieri di Caserta al comando del colonnello Carmelo Burgio, la Squadra mobile del vice questore Rodolfo Ruperti. Per eseguire cinquantadue ordinanze di custodia cautelare in carcere su un totale di sessantotto, chieste dai pm dell´Antimafia Francesco Curcio e Marco Del Gaudio, del pool guidato da Franco Roberti. Le accuse: associazione camorristica, armi, traffico di droga, estorsioni. Finanche, per due donne, la illecita concorrenza. Ma anche la ricostruzione di omicidi come quello di Genovese Pagliuca. Il macellaio venne ammazzato perché una delle amanti del boss Bidognetti voleva avere una relazione con la sua fidanzata. La ragazza venne quindi sequestrata e violentata dai fratelli della donna.
Il blitz sega le gambe del potere al clan Bidognetti, quello del boss Francesco Cicciotto ‘e mezzanotte, gruppo predominante all´interno dei Casalesi. Ma colpisce in parte anche i loro rivali Tavoletta. Perché la sostanza, per gli investigatori, è una: la camorra aveva conquistato e voleva mantenere il controllo della Domiziana, dalle cliniche private alle salumerie, dalla singola dose di hashish ai videopoker. Tant´è che l´operazione di ieri si chiama "Domizia", e ha riguardato l´intero territorio tra Castelvolturno e Villa Literno. Tra le cifre dell´operazione, l´arresto di tre donne (di cui due madre e figlia), una quarta ordinanza notificata anche alla convivente di Francesco Bidognetti peraltro già pentita. Tre latitanti presi, tra cui Aniello Bidognetti, figlio del capoclan. In manette anche un medico ginecologo della camorra.
«Senza sicurezza e senza legalità non può esserci sviluppo», ha commentato il blitz il sindaco di Villa Literno appena rieletto Enrico Fabozzi, che ha già annunciato la costituzione di una associazione antiracket. Perché la gran parte dell´articolata indagine sfociata in una ordinanza di custodia cautelare da cinquecento pagine riguarda prima di tutto le estorsioni. Lungo la Domiziana a ogni bar, ogni negozio. Piccoli e medi imprenditori le vittime. Fin qui la prassi criminale. Ma c´era anche un altro volto dell´intimidazione esclusivamente dedicato a quelle vittime che non dovevano pagare il pizzo ma che dovevano, invece, lasciare il territorio. Andare via. Settore, questo, riservato a madre e figlia arrestate - Maria Tamburino, 52 anni, e Simona Pedana, di 31 - che accanto all´accusa di estorsione hanno quella dell´illecita concorrenza. Rispettivamente moglie e figlia di un pregiudicato ucciso perché vicino ai Tavoletta, rivali dei Bidognetti, le due donne non avevano tradito il clan. Unico a dare le garanzie sul monopolio della gestione del noleggio dei videopoker. Così con minacce e intimidazioni in nome della loro società "Linea Simona", riescono a cacciare dalla Domiziana ben cinque società di noleggio di videopoker di Napoli e Caserta. Tutte pulite, tutte in fuga, senza alcuna denuncia alle forze dell´ordine. Di qui, oltre all´estorsione, l´accusa di illecita concorrenza. È accusata invece di traffico di droga la terza donna arrestata, Angela Incandela, 57 anni, già in passato finita in carcere dopo essere stata ripresa dalle telecamere a vendere eroina. Aveva ottenuto una sorta di appalto dal gruppo Bidognetti: lo spaccio di droga su un pezzo di territorio. Mentalità manageriale che vende servizi: la garanzia dell´ordine e della tranquillità in cambio di una parte degli utili.

Biùtiful cauntri

Vi segnalo questo film-documentario sulla tragedia dei rifiuti in campania che, al contrario di quanto i media fanno credere, non è un fenomeno di pertinenza solo campana!!!
Il traffico dei rifiuti speciali dalle fabbriche del nord, conniventi con i clan camorristi, nelle discariche abusive della campania ci stà distruggendo!!!
Ci sono intere zone dove l'incidenza di cancro al colon, ai polmoni, al pancreas, è tra le più alte al mondo!!!
Qualcosa non va!!!
Bisogna denunciare con tutta la forza che si ha per far capire a tutti che qui si sta giocando con la vita di persone, di bambini!!!
Se potete andate a vedere questo film, dopo non la penserete più allo stesso modo!!!
Ciao!!!


Biùtiful cauntri

Film shock sull'ecomafia e le discariche di rifiuti tossici in Campania
Locandina del documentario Biutiful Cauntri

Allevatori che vedono morire le proprie pecore per la diossina. Un educatore ambientale che lotta contro i crimini degli ecomafiosi.
Contadini che coltivano le terre inquinate per la vicinanza di discariche. Storie di denuncia e testimonianza del massacro di un territorio.
Siamo in Italia, nella regione Campania dove sono presenti 1.200 discariche abusive di rifiuti tossici.
Sullo sfondo una camorra imprenditrice che usa camion e pale meccaniche al posto delle pistole.
Una camorra dai colletti bianchi, imprenditoria deviata ed istituzioni colluse, raccontata da un magistrato che svela i meccanismi di un'attività violenta che sta provocando più morti, lente nel tempo, di qualsiasi altro fenomeno criminale.
Biutiful cauntri prodotto da Lionello Cerri per Lumiere e Co, un documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Peppe Ruggiero ha ricevuto la mensione speciale al Torino Film Festival che si è svolto nel capoluogo piemontese.
La violenza sotterranea ed invisibile delle ecomafie raccontata come in un reportage di guerra.
Voci ed immagini da una terra violata, consumata dall'alleanza fra un nord "operoso" e senza scrupoli e le nuove forme della criminalità organizzata, raccontata con immagini inedite del traffico illecito dei rifiuti e per la prima volta sullo schermo intercettazione telefoniche che svelano l'arroganza, la violenza ed il cinismo degli eco criminali. (tratto da www.libera.it)


16/04/08

Dov'è la sinistra???

Qualcuno era comunista perchè....
... pensava che i diritti degli operai dovessero essere una priorità!!!
... che il proletariato era la vera forza per il futuro!!!
... che guadagnare e sudare i soldi per mandare avanti una famiglia era cosa onorevole!!!
... perchè la lotta di classe ...
... perchè l'imprenditore sfrutta l'operaio
... perchè...........

Oggi qualcuno (pochi!!!) è comunista perchè...
... non crede nella privatizzazione di uno stato
... crede nella laicità di uno stato
... guadagna tanti soldi da poterselo permettere
... non sa cosa significa fare l'operaio
... non ha idea di cosa sia il vero comunismo
... crede che la lotta di classe si possa fare su un blog
... crede che riempire di tasse un imprenditore sia un dovere
... crede che i sindacati siano quelli di una volta
... lavora dietro una scrivania di un posto statale...

Purtroppo i comunisti sono finiti da parecchio e queste elezioni non hanno fatto altro che chiarire questa verità....

26/02/08

Stato e camorra: assieme in discarica



Evviva lo stato camorrista!!!
Leggete questo articolo e riflettete!!!

Rifiuti, la miniera d´oro dei Casalesi. Un pentito: così smaltivamo l´immondizia dal Nord

Scritto da Dario Del Porto da la Repubblica Napoli, 26-02-2008 06:40


Altro che estorsioni, il traffico dei rifiuti «è una miniera d´oro», ha spiegato il pentito Domenico Bidognetti ai pm Raffaello Falcone e Maria Cristina Ribera. Le sue rivelazioni hanno permesso agli inquirenti di integrare il quadro indiziario raccolto nei confronti di Giorgio Marano, condannato in primo grado all´ergastolo nel processo "Spartacus", e di ipotizzare «la diretta cointeressenza del clan camorristico dei Casalesi nel traffico illecito organizzato dei rifiuti».
Nell´ambito dell´inchiesta coordinata dal pool anticamorra e condotta dai carabinieri del Noe e del comando provinciale di Caserta, il giudice Alessandro Buccino Grimaldi ha emesso nei confronti di Marano un´ordinanza di custodia in carcere. Sotto sequestro sono finite tre aziende, del valore stimato in 5 milioni di euro e tre terreni del casertano, due a Frignano e l´altro a Villa Literno, dove i fanghi provenienti dall´impianto di compostaggio di Trentola Ducenta della Rfg di Elio Roma, «invece di essere trattati appositamente e poi lecitamente smaltiti - accusa la Procura - venivano sversati e "tombati"» con il rischio di una loro introduzione nella catena alimentare umana.
Il gip ha rigettato per carenza di esigenze cautelari altre sei richieste di custodia, una nei confronti di Roma, già coinvolto in una precedente indagine del pm Ribera, denominata "Re Mida" riguardante episodi analoghi ma non aggravati dalla finalità camorristica. È in quell´inchiesta che emerse lo smaltimento in una cava della provincia di Caserta di 6mila tonnellate di rifiuti provenienti dal consorzio "Milano pulita".
Parti offese delle condotte configurate nell´inchiesta, che abbracciano il periodo compreso tra il 1998 e il 2002, sono innanzitutto gli enti che hanno rilasciato le autorizzazioni ma anche quelli che, ricordano i pm, «dovranno sobbarcarsi i costi della bonifica delle aree inquinate». Al tempo stesso però, rimarca il giudice, lo smaltimento illecito dei rifiuti nella nostra regione «è dovuto anche alla complicità di chi è preposto al controllo» o anche al «comportamento compiacente oppure gravemente omissivo o semplicemente leggero di altri, anche nell´ambito delle istituzioni». Discorso analogo anche «per i chimici» incaricati dalle aziende di eseguire le analisi e talvolta «compiacenti alle esigenze del committente». Il traffico illecito di rifiuti provenienti dall´impianto Rfg ha riguardato, stimano i magistrati, 8mila tonnellate di materiale (fanghi di depurazione di acque reflue, scarti vegetali, animali e altro) con un guadagno di circa 400mila euro. Rifiuti anche pericolosi, «lavorati solo fittiziamente», rimarca il coordinatore del pool anticamorra, Franco Roberti.
Ma il cuore dell´inchiesta riguarda soprattutto il ruolo del clan dei Casalesi nell´affare. Sottolinea il comandante del Noe, generale Umberto Pinotti: «Qui non siamo in presenza di una "mafia dei rifiuti" bensì di "rifiuti mafiosi"». Ecco dunque il racconto fornito il 10 ottobre scorso dal pentito Bidognetti (cugino del capoclan Francesco) ai magistrati napoletani. Inizialmente, tra la fine degli anni ´80 e l´inizio del decennio successivo, il clan dei Casalesi aveva imposto «il controllo totale del flusso dei rifiuti, non scappava niente. Tutti i rifiuti che venivano dal Nord con terminale la provincia di Caserta era controllato in maniera assoluta dal clan». Ma quello, spiega il collaboratore, «era un vero e proprio accordo economico» con i gestori delle discariche e poi, attraverso una società, al clan che utilizzava la somma «per il pagamento degli stipendi». Le cose cambiano quando i Casalesi hanno l´idea «di non far arrivare i rifiuti nelle discariche previste ma di smaltirli direttamente in maniera abusiva». Strategia balenata per la prima volta nella mente dei boss «in occasione di una chiusura temporanea delle discariche o di un loro sovraffollamento». Il nuovo corso consentì alla malavita organizzata «non solo di ricevere le 5-7 lire al chilo per la gestione» effettuata da una società ritenuta controllata dai Casalesi ma anche «di lucrare direttamente del guadagno dello smaltimento, che era di circa 75-80 lire al chilo».
Il tutto, aggiunge il pentito, «con le carte a posto». Bidognetti ricorda che, dopo i primi sequestri di discariche, i Casalesi abbandonarono l´affare rifiuti «almeno fino al 1996». Le indagini della Procura hanno però portato ora a ipotizzare un coinvolgimento nel traffico illecito di Giorgio Marano, che secondo gli inquirenti negli ultimi anni avrebbe scalato la gerarchia dell´organizzazione approfittando dell´uscita di scena di vecchi boss. «Tutte le sue attività illecite - argomenta Bidognetti - sono riferibili al clan perché è impossibile che un´attività illecita sia gestita da un responsabile del clan al di fuori dello stesso». (tratto da www.napolionline.org)


20/02/08

La trave nel tuo occhio!!!

Qualcuno disse: "Non guardare la pagliuzza che è nell'occhio dell'altro ma la trave che è nel tuo".
Sembra quasi che solo noi in Campania non sappiamo gestire la questione dei rifiuti, mentre tutti sono dei virtuosi del ciclo di smaltimento e riciclaggio.
Se poi vai a vedere i dati (vedi l'estratto del rapporto rifiuti 2007 dell'APAT), ti rendi conto che non è tutto oro quel che brilla e che quelle stesse regioni, così esemplari nello smaltimento dei rifiuti urbani, hanno grossi problemi per lo smaltimento dei rifiuti industriali.
Ricordo che questi ultimi invischiati in un giro di ecomafia che sta distruggendo intere zone agricole di tutto il centro sud
(leggi questo articolo apparso su "la nuova ecologia")!!!
Ormai neanche San Gennaro più ci può aiutare!!!!


05/01/08

Buon inizio!!!

La rabbia giusta e pacata di chi ha sopportato per quarant'anni una discarica sotto casa...
La stupidità di estremisti e violenti scagliata contro autobus e comando di polizia...
La collusione delle istituzioni con la camorra nella gestione dei rifiuti...
Fondi europei che rimpinguano tasche insanguinate...
Città devastate dal dolore di tumori sempre più frequenti...
Falde acquifere insudiciate dal percolato di rifiuti di tutta la campania...
Un governatore camorrista che continua a comandare...
L'inutilità di uno stato debole, colluso e mafioso...
Tutta immondizia...
Nonostante tutto, solo di questo riesco a parlare in questo blog, perchè la situazione è grave, ma nessuno fa nulla, tutti tirano a campare, i napoletani per primi, e si aspetta sempre il momento in cui non c'è più nulla da fare ed i violenti trovano terreno fertile per le loro azioni criminali...
Buona fine...
Buon principio...


"No a infiltrati" Sabotaggi, raid e primo arresto

Scritto da Antonio Corbo da la Repubblica Napoli, 05-01-2008


Una lunga striscia nera, come una freccia corre sull´asfalto bucato di Rotonda Padula, dove si svolta per Pianura. Indica due direzioni. Il quartiere della rivolta ma anche i registi di un´altra notte di fuoco e paura. È quel che resta di quattro bus: fermati, messi di traverso per bloccare il traffico, sono poi passati con le molotov tre uomini mascherati. Un raid in due tempi. Per le bottiglie incendiarie c´è già un arresto. E si annunciano per oggi i centri sociali. Chi vuole che la onesta rabbia di Pianura diventi guerriglia da G8?
Il dubbio tormenta Fabio Tirelli. È il presidente della Municipalità. Ha equilibrio, rispetta tutte le forze politiche, l´intero consiglio è coinvolto. «Attenzione», è lui che avverte i giornalisti: «Noi prendiamo le distanze dai facinorosi, da chi vuole strumentalizzare la protesta. Siamo gente seria, umiliata dalla insensibilità di chi ci riapre una discarica dopo averla patita per quarant´anni, ma non vogliamo guerre né guerriglie». Si raccomanda: «Aiutateci a far capire chi siamo, come lottiamo e perché, non vogliamo che nessuno speculi o si infiltri». Con Livio Falcone, il vicepresidente, batte tutte le piste. Conferma che i legali studiano un ricorso per invocare la tutela del diritto alla salute al tribunale civile di Napoli, l´ottava sezione è già intervenuta per Taverna del Re e per Lo Uttaro, la bomba ecologica di Caserta.
Si è aperto un filone giudiziario. Alberto Francini ha diretto la missione all´alba di giovedì, ieri è rimasto in ufficio lasciando i comandi nell´area della discarica al collega Sossio Costanzo. Doveva guidare le indagini sull´incendio dei quattro bus. Commissariato San Paolo e Digos valutano tutte le segnalazioni sugli infiltrati, il grande nodo della rivolta di Pianura. È della polizia il primo arresto: agenti in borghese avevano captato tra la folla cenni di intesa e una frase, «la roba è qui». Fu indicato un involucro in uno scasso. Non potevano fermare durante la protesta di oltre mille persone Luigi Paolella, detto "Macchiolella", 50 anni, proprietario dello spazio per auto rottamate. L´hanno preso ieri. Deve rispondere di detenzione di materiale esplodente. Le indagini proseguono per eventuali collegamenti con l´incendio dei bus. Il presidente dell´antiracket segnala che ragazzi mascherati in sella a scooter attraversano Pianura ordinando ai commercianti di fermarsi. «La malavita ormai guida la rivolta», dice Cuomo, responsabile di Confesercenti. Ma Cuomo non conosce le strategie degli investigatori. Registrano tutto ma non allargano lo scontro, per ora concentrano le risorse. Hanno un solo obiettivo: aprire la discarica. L´attività investigativa, coordinata dalla Procura di Giandomenico Lepore, si svilupperà in tempi brevi.
È fermo il lavoro dei tecnici in cima alla discarica. La Simont aveva chiesto sei giorni per stendere i teloni e accogliere i rifiuti nel sito di stoccaggio, in attesa che aprisse il Fosso, vero obiettivo con i suoi quasi due milioni di metri cubi, quanto basta per rinviare di tre anni l´emergenza rifiuti a Napoli. Nella notte vi è stato un sabotaggio. Qualcuno ha staccato i cavi idraulici di due escavatrici sull´altopiano di Contrada Pisani, benché presidiato. Paralisi nella raccolta, paralisi nel quartiere, paralisi nella discarica. Tempo che si consuma in attesa di chi e di che cosa? Il sindaco Iervolino, che Marco Nonno fa ascoltare a viva voce dal suo telefonino a decine di donne, ripete che è «con la gente dei Pisani, in questa battaglia io ci credo, ma sono sola». Un sindacalista, Domenico Merolla, interrompe gli applausi. Una frustata: «Se non può far nulla, che si dimetta». Tutti giurano che i camion non passeranno, «siamo pronti a stendere i nostri corpi sulla strada per non farli passare». È la fierezza disperata di Contrada Pisani.
«Siamo contrari alla discarica ma vanno isolati elementi che vogliono realizzare disegni anarcoidi come i giovani dei centri sociali. Alleanza Nazionale invita tutti i cittadini ad isolare ed espellere dal legittimo movimento di protesta questi corpuscoli estranei e sediziosi», scrivono Luigi Bobbio e Fabio Chiosi, presidente provinciale e coordinatore cittadino. An guida la protesta di Pianura, il suo consigliere comunale Marco Nonno non si è mai mosso. Marcello Taglialatela è il solo deputato che si sia visto tra i manifestanti e nella sede della Municipalità. «Via provocatori e infiltrati», grida Giorgio Di Francia, omonimo del proprietario della discarica. Si dimena grande e grosso con un megafono, tra la folla. «Io sono nato in questa merda, sono cresciuto mentre qui gonfiavano di veleni la discarica, ma sotto la monnezza non voglio più tornare, lottiamo noi, lottiamo tutti, ma senza infiltrati e provocatori, è una questione solo nostra», urla tra gli applausi ancora Di Francia, che è di Contrada Pisani. Qui le attività, lentamente spuntate, sono ferme. Le strade chiuse da tronchi d´albero sradicati. La discarica vuol dire anche miseria. Carrozzieri, meccanici, piccoli artigiani, distributori di benzina, trattorie, panifici: è la modesta, orgogliosa economia di Montagna Spaccata, piccoli sogni di vita normale che sembrano ormai svanire. «È del lavoro che vorrei parlare, un cavallo dà lavoro, qui ce ne sono di bellissimi e a centinaia», dice Simonetta Cipriani, presidente della federazione Sport Equestri, mentre sfilano gli splendidi anglo-arabi del maneggio a beneficio delle telecamere di "Vita in diretta", programma Rai. Una tentazione per le signore di Pianura: l´effetto tv è folgorante, anche le più composte ed eleganti si abbandonano a isterismi plateali, «deve venire qui il sindaco e con il suo corpo fermare i camion che verranno a portare l´immondizia». Con i cavalli sfilano anche i bambini, issano cartelli del giallo più telegenico. «La morte ci aspetta». Ma sorridono, beata ingenuità.
È quasi buio quando Pietro Diodato, il consigliere regionale di An, appare con i suoi fedelissimi. Settanta, ottanta. Ribalta la sua posizione: non era possibilista e voleva trattarne la riapertura? Tenta l´occupazione della discarica, per il sentiero scavato nel bosco dalla polizia giovedì, per aggirare i manifestanti. C´è un vicequestore, è pronto Angelo Lamanna con ispettori in borghese e un plotone di carabinieri. Il blitz fallisce subito, ed è costretto Diodato a misurarsi con le polemiche di chi non dimentica. Altri rinforzi, a Napoli oltre al Reparto Mobile di Pizzofalcone, sono sono quelli di Catania, Taranto, Cagliari. In preallarme Firenze e Padova. Sembra tutto calmo. Sembra. Poi cala la notte.
(Tratto da www.napolionline.org)

19/12/07

Il costo della memoria!!!!!

La memoria ha un costo ed è la vita di tanti innocenti morti per combattere contro un sistema mafioso che rischia di stringerci sempre di più nelle sue maglie!!!
Bisogna rifiutare questo sistema....
Bisogna denunciare....
Bisogna creare una collaborazione forte tra cittadini e stato perchè, tutti assieme, possiamo combattere la malavita....
Ma, ahime!, finchè la malavita si siederà sulle poltrone del parlamento e del senato, speranza non ce ne è!!!
L'unica speranza è lottare....
Rovesciare questo sistema....
Rovesciare questo stato....
Non votiamoli....
Cacciamoli.....
Non facciamo vincere il clientelismo, terreno fertile per la malavita politica.....
Riprendiamoci i nostri diritti, ma iniziamo anche a rispettare i nostri doveri....
Solo con l'onestà ed il rifiuto totale della criminalità in ogni sua forma (dal non fare il biglietto sul bus al non rubare denaro) possiamo sconfiggere la malavita!!!!
La mafia è una montagna di merda!!!!!

La memoria ha un costo
17/12/2007 10.24.20

Logo Libera

Un documentario su La7A partire da mercoledì 19 fino al 23 dicembre su LA7 e MTV Italia andranno in onda documentari, talk show dedicati e speciali realizzati anche grazie alla collaborazione di molti ragazzi coinvolti in prima persona in vicende di mafia.La memoria ha un costoLa prima messa in onda dedicata alle Mafie sarà su LA7 che trasmetterà, mercoledì 19 alle ore 22.30, in anteprima esclusiva, il documentario “La memoria ha un costo”, prodotto da H24 e realizzato dagli autori Mauro Parissone e Roberto Burchielli, vincitori quest’anno del premio Ilaria Alpi. Il film avrà una programmazione capillare su entrambe le reti per dare più possibilità di visione agli spettatori. Oltre dunque alla messa in onda di mercoledì 19 dicembre “La Memoria ha un Costo” andrà in onda sempre su LA7 sabato 22 dicembre alle ore 20.30 e, su Mtv Italia, venerdì 21 dicembre alle 23.00 e domenica 23 dicembre alle ore 17.00.A 15 anni dalle stragi di Capaci e Via D'Amelio a che punto è la lotta alle mafie? Chi continua a restare tutti i giorni in prima linea? Roberto Burchielli e Mauro Parissone, i due autori e registi di H24 già vincitori del Premio Ilaria Alpi, tornano su LA7 con un docufilm in presa diretta sui luoghi che furono teatro della tragedia. Gli stessi luoghi dove oggi c'è però ancora chi riesce ad avere speranza: l'associazione "Libera. Associazioni nomi e numeri contro le mafie" di don Ciotti, ma anche i parenti che hanno perso i propri cari sotto i colpi di una vera e propria guerra che va avanti da troppi anni. Un film che testimonia la rinnovata vitalità dell'antimafia sociale e che, anche attraverso immagini inedite delle stragi del '92 e di quella di Via Carini in cui perse la vita il generale Dalla Chiesa, compie un viaggio a ritroso alla ricerca di una memoria che sappia fars collettiva.

18/12/07

Rassegna stampa!!!!

Se, come tutti ormai, avete difficoltà con i regali di natale a causa degli stipendi troppo bassi, venite a napoli e a gratis vi offriremo sacchetti neri da regalare a tutti i vostri amici e parenti!!!!
Ormai la situazione è questa.... Questo Natale sotto l'albero metteremo la spazzatura....
Per i regali non c'è posto!!!! (nè i soldi!!!)



Rifiuti, verso il blocco totale da smaltire 100 mila tonnellate
Scritto da Roberto Fuccillo da la Repubblica Napoli, 18-12-2007

La sensazione è un po´ quella del carciofo. Il nucleo della città, dalle zone più inurbate a quelle di maggior pregio turistico, appare protetto. Chi passeggia lungo i Decumani deve fare i conti col viavai di San Gregorio Armeno, la fila di astanti fuori dalla famosa pizzeria di Clinton e l´immancabile fuoriserie finita contromano a far da tappo a San Domenico Maggiore. Tutto sommato situazione discreta anche alla Sanità. Ma appena si esce dal cuore, dove la foglia si fa più larga e la via più capiente, la spazzatura comincia a mangiarsi la città.
Basta affacciarsi su via Santa Teresa per trovare cassonetti sepolti di spazzatura. «É una settimana che stiamo così», lamenta la signora Luisa, custode di uno stabile di 130 famiglie a fianco della Chiesa di Santa Maria del Soccorso. La sua guardiola è in realtà ormai una garitta dalla quale lei monta la vedetta: «Ancora un paio di giorni e la spazzatura entra dentro al parco». Pochi metri più in là una edicola contende palmo a palmo il marciapiede a una filiera di spazzatura che poi s´inoltra ben dentro una traversa. Il gestore trova la forza di sfoggiare saggezza popolare: «Almeno piove e fa freddo, altrimenti... Io sto sotto vento, immaginate in che condizioni starei». Anche alla fermata dell´autobus, sotto la pensilina, i passeggeri in attesa guardano sospettosi oltre il plexigas aspettando che quel blob di spazzatura invada la piazzola di sosta. Ormai si convive coi rifiuti. Nelle periferie più lontane, dal Rione Alto a Pianura, tornano gli incubi dei giorni peggiori, ma già fra il Vomero e l´Arenella un nodo prende alla gola. Simbolica la scena in via Simone Martini: fra le tante montagne di rifiuti ovunque, una assedia la farmacia Cancemi. «Sono due anni che è così - lamentano all´interno - Abbiamo scritto più volte in circoscrizione, non è mai successo niente». Entra un anziano cliente e sorride amaro: «Dottore, eccoci nel giardino d´Europa». Poi inneggia alla rivolta: «I napoletani dovrebbero fare come me: io la tassa sulla spazzatura non l´ho pagata». Dal Vomero a Fuorigrotta: in via Marino i sacchetti impediscono alle auto di entrare nei parchi.Di spazzatura si è parlato ieri anche alla scuola elementare Russo, dove la terza municipalità ha tenuto ieri una seduta di Consiglio con il prefetto Alessandro Pansa. Legalità a tutto tondo nel confronto anche con gli alunni, dalla guida col casco alla raccolta differenziata. E, alle domande specifiche sul perché della crisi, Pansa ha spiegato la situazione, aggravata soprattutto dal fatto che nessuno vuole ospitare i siti. Situazione in effetti prossima al blocco totale, perché poi a Giugliano entrano meno mezzi del previsto e questo ingolfa i Cdr che non accolgono il materiale raccolto nelle città: quello di Caivano è stato chiuso quasi tutta la giornata di ieri. Ci si aggiunge il maltempo: l´impianto di Casalduni è praticamente irraggiungibile, Pianodardine si ferma a ripetizione, a Serre si scaricano 2000 tonnellate al giorno in luogo delle 3500 previste. Così, mentre a Napoli non ci si schioda dalle 3000 tonnellate su strada, altrove la paralisi sta portando verso le 100 mila tonnellate giacenti a terra o nei siti di trasferenza in tutta la Regione. Sicché ieri sera negli uffici di Pansa saliti il sindaco Rosa Russo Iervolino, il presidente della Provincia Dino Di Palma e quello della Regione Antonio Bassolino: «Occorrono incontri urgenti - ha spiegato quest´ultimo - per ottenere il massimo di sinergia e la corresponsabilità da parte di tutti, attorno al prefetto Pansa, senza perdere neppure un´ora».Sembra un appello disperato a governo ed enti locali. C´è anche un sindaco, Vincenzo Cuomo di Portici, che per nome dell´Anci ribadisce a Pansa «collaborazione per qualunque soluzione al problema che preveda certezza nei tempi di attuazione, nelle modalità di intervento del commissariato e nella copertura dei costi necessari». Però intanto il collega di Casalduni, Raimondo Mazzarelli, benché minacciato di rimozione dal prefetto di Benevento, tiene chiuso il sito di San Fortunato e attende l´ennesimo pronunciamento del Tar sul suo ricorso contro le decisioni di Pansa. E giovedì a Giugliano tutti si attendono la chiusura di Taverna del Re.

13/12/07

Mafia e politica!!!!

Impronte di mafia!!!!
Peter Gomez - Lirio Abate

Napule è...!!!



Napule è mille colori, mille paure, è la voce dei bambini che non ti fanno sentire solo...

Napoli è una carta sporca e nessuno se ne importa, ed ognuno aspetta la fortuna...

Napoli come un sogno, la conosce tutto il mondo, ma nessuno sa la verità!!!

Agguati al centro... Napule è!!!!

Ancora sangue bagna questa terra...
Ancora spari e grida....
Ancora una volta i sogni di gloria di un giovane camorrista (ragazzo di sistema) vengono stroncati da un colpo di pistola...
Ancora una volta una vittima innocente di colpi non destinati a lei...
Napule è.....
E nessuno che si chiede perchè un giovane di 20 anni è nel sistema...
Nessuno si chiede perchè rischia la sua vita pur sapendo che un camorrista a due destini scritti:
O con i piedi alla porta....
O dietro alle sbarre....
Possibile che per questi ragazzi non ci sia una alternativa...
Che preferiscano la morte certa ad una vita da vivere fino in fondo!!!
Napule è....

(Qui) Articolo di Repubblica Napoli

2007-12-12 21:07
UCCISO IN AGGUATO A NAPOLI, FERITA PASSANTE

NAPOLI - Un uomo è stato ucciso ed una passante di 26 anni è rimasta gravemente ferita - secondo le prime notizie dei carabinieri - in un agguato questa sera in via Sanità a Napoli, di fronte alla chiesa di San Vincenzo.
Ferita, di striscio, la moglie della vittima, Pasquale Conte, di 20 anni, già noto alle forze dell'ordine. Pasquale Conte è morto nell'ospedale San Gennaro dove era stato ricoverato insieme con la moglie e la passante. Momenti di forte tensione nel presidio sanitario con i parenti delle vittime che si sono riversati in massa nell'ospedale.

E' INCINTA DONNA FERITA GRAVEMENTE A NAPOLI - E' incinta la passante di 26 anni ferita gravemente in un agguato questa sera a Napoli nel quale é stato ucciso un uomo di 20 anni, Pasquale Conte che, secondo i carabinieri, risulta affiliato al clan Misso. La donna è stata colpita ad un fianco. I medici dell'ospedale San Gennaro dove è stata ricoverata non si sono ancora pronunciati sugli effetti per la gravidanza. La moglie di Conte è stata invece ferita leggermente ad una mano. Molto probabilmente, ma i carabinieri stanno ancora lavorando per ricostruire la dinamica dell'agguato, Conte e la moglie si trovavano a bordo di un motorino quando sono stati avvicinati dai sicari. (ANSA)

10/12/07

Stairway to heaven!!!!



"I think this is a song of hopes!!!!"

Le leggende del rock!!!!

Il rock vero.... Fatto di fantasia, intuizione, pazzia ed un pò di irriverenza.... Lasciatevi portare su questa scala per il paradiso dalle note meravigliose della chitarra di Jimmy Page.... Chiudete gli occhi e salite....

Stasera a Londra 18000 fortunati (e ricchi a giudicare da quanto hanno pagato alcuni il biglietto) assisteranno all'evento musicale dell'anno... La loro reunion all'O2 di londra!!!! Due ore che riporteranno l'orologio indietro di più di vent'anni!!!

Cacchio vorrei esserci pure io.....