Ascolta la tua radio preferita!!!

25/10/07

One!!!!!



A volte una canzone ed un video possono raccontare e trasmettere meglio di ogni altra cosa l'orrore della guerra, dei suoi effetti, della solitudine (one) in cui cadono le vittime di tutte le guerre!!!! Oltre ad i morti ci sono milioni di mutilati ed invalidi di guerra che hanno in più la condanna di vivere ogni giorno il dolore causato dalla voglia di potere dell'uomo!!!

La storia che nessuno conosce!!!



Tiziano Terzani a Mantova

"Prendiamo coscienza di come stanno le cose, non ci facciamo ingannare" T. Terzani

Parole stupende che vengono dal cuore di un uomo che ha vissuto il mondo, nel mondo, andando a vedere con gli occhi ciò che i libri non ti possono dire!!!
Grande Tiziano!!!

24/10/07

"Emergenza rifiuti in Campania..." Tavola rotonda!!!

Questo video (tratto da www.napolionline.org) è stato ripreso durante una interessantissima tavola rotonda, tenutasi a Napoli, sulla questione rifiuti in campania!!!! In questo video Antonio Marfella (oncologo al "Pascale" di Napoli) fa il punto della situazione sugli inceneritori in costruzione in campania!!!! Molto interessante!!!! Per vedere gli altri video della tavola rotonda clicca quì!!!
TAVOLA ROTONDA

“L’emergenza rifiuti in Campania: un capitolo ancora aperto”



Antonio Marfella (Medico Istituto Nazionale Tumori “G.Pascale” di Napoli)
“Ciclo dei rifiuti e tutela della salute pubblica”

23/10/07

Il golpe bianco

Stupendo post di Marco Travaglio tratto da www.voglioscendere.ilcannocchiale.it
Bellissima cronaca della situazione odierna del rapporto politica-magistratura in Italia!!!!
Grande Travaglio!!! L'unico vero giornalista in Italia!!!!
Diffondete!!!! Devono sapere tutti!!!!!

22 ottobre 2007,

Il golpe bianco

Costituzione della Repubblica Italiana, art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”. Art. 25:“Nessuno può esser distolto dal giudice naturale precostituito per legge”. Art. 101: “La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge”. Art. 104: “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”. Art. 107: “I magistrati sono inamovibili”.

E’ ancora in vigore, la Costituzione della Repubblica Italiana che sta per compiere 60 anni? Sì, formalmente lo è ancora. Di fatto, non più. Quel che sta accadendo tra Roma e Catanzaro è una sorta di golpe bianco che, diversamente dai golpe-golpe, mantiene la parvenza della legittimità.

Il ministro della Giustizia ha la facoltà di ispezionare un magistrato, di proporlo al Csm per una sanzione disciplinare o per un trasferimento immediato. Il procuratore capo ha la facoltà di revocargli la delega su un’indagine e il procuratore generale di avocargli un fascicolo. Nessuno ha violato la legge, nella guerra scatenata da pezzi del potere politico e giudiziario contro il pm Luigi De Magistris. Tutte le carte sono a posto, anche se il risultato finale di queste azioni legittime è clamorosamente incostituzionale.

Anche lo smantellamento del pool antimafia di Falcone e Borsellino, vent’anni fa, fu affidato a quelli che Alfredo Morvillo, magistrato e cognato di Falcone, definì “i professionisti della carte a posto”. Anche allora pezzi di potere politico, giudiziario e malavitoso chiusero violentemente la stagione delle indagini che stavano alzando il tiro ai piani superiori, ma senza mai mettere il piede in fallo: tutto formalmente ineccepibile. Paolo Borsellino denunciò tutto in una drammatica intervista all’Unità e a Repubblica, e fu trascinato a discolparsene dinanzi al Csm. Il deviato era lui che aveva parlato, non i professionisti delle carte a posto che stavano uccidendo la lotta alla mafia. Oggi i deviati sono De Magistris e Clementina Forleo, per aver denunciato in tv l’isolamento dei giudici che s’imbattono nei reati dei potenti.

Archiviata frettolosamente la breve parentesi del pool Mani Pulite e del pool antimafia di Caselli, dalla metà degli anni '90 i professionisti delle carte a posto son tornati a colpire: prima con la Bicamerale e le leggi ad personas dell’Ulivo (1996-2001), poi con quelle ad personam di Berlusconi (2001-2006), tentando di riscrivere la Costituzione, l’ordinamento giudiziario, il codice penale e di procedura cosicchè la legge non fosse più uguale per tutti. Ma sono riusciti soltanto a sfasciare la giustizia per tutti. Non ad abrogare l’articolo 3, contro il quale – grazie al rigore della Corte costituzionale e alla schiena dritta di pochi magistrati – si sono infrante decine di leggi-vergogna. Così, da un anno e mezzo, si è tornati all’antico. Alle vecchie veline e vaseline democristiane, che non toccavano né la Costituzione né i codici, anzi formalmente li rispettavano e li ossequiavano. Come ai tempi del fascismo, che non toccò la giustizia ordinaria ma si limitò ad affiancarle il Tribunale speciale per i delitti politici. Tanto si sapeva che una magistratura culturalmente e socialmente omologata alle classi dirigenti, perlopiù asservita o intimidita dagli altri poteri, avrebbe saputo isolare le eventuali “teste calde”. Poi, quando a fine anni 60 spuntarono i primi magistrati di nuova generazione e si misero in testa di far rispettare la legge anche dai politici, dagl’imprenditori e dagli apparati dello Stato, furono bollati come “pretori d’assalto” e “toghe rosse” per isolarli come “deviati” dalla corporazione togata: quella “buona”, che non vede-non sente-non parla. La casta degli ermellini fece il resto: i procuratori capi levavano le inchieste ai pm troppo indipendenti, i procuratori generali le avocavano, la Cassazione le trasferiva nei porti delle nebbie e delle sabbie perchè riposassero in pace. Fu così per le schedature alla Fiat, per piazza Fontana, per la loggia P2, per i fondi neri dell’Iri e così via. Poi, grazie al ricambio cultural-generazionale e a un ordinamento giudiziario che affidava non più ai capi,ma a tutti i pm il “potere diffuso” dell’azione penale, la magistratura divenne qualcosa di simile a quanto previsto dai costituenti. E la legge, almeno ogni tanto, sembrò davvero uguale per tutti.

Ora si torna all’antico. Mastella, che viene da lontano e ha tra i suoi consiglieri Giulio Andreotti, l’ha capito. Si è subito garantito la non belligeranza delle correnti dell’Anm, imbottendo il ministero di loro rappresentanti. Infatti, dopo un anno e mezzo di disastri e di malcontento dei magistrati di base, il sindacato delle toghe non ha scioperato nemmeno un minuto. Nemmeno quando, tradendo le promesse, il governo ha mandato in vigore l’ordinamento giudiziario Berlusconi-Castelli con qualche ritocco che non sfiorava i punti che più ledono l’indipendenza della magistratura: pieni poteri ai procuratori capi e generali, che tornano padroni assoluti dell’azione penale, con facoltà di revoca e di avocazione dei fascicoli; ampi poteri al ministro, compreso quello di chiedere al Csm il trasferimento urgente dei magistrati. L’ordinamento Berlusconi-Castelli-Mastella passa a fine luglio 2007. De Magistris è la prima cavia che ne sperimenta sulla sua pelle entrambe le deliziose novità. Scopre un comitato d’affari che si spartisce miliardi europei per depuratori mai fatti (inchiesta “Poseidone”) e ruota attorno a politici di destra e sinistra. Tra questi, l’onorevole forzista Giancarlo Pittelli, socio del figlio della convivente del procuratore Mariano Lombardi. Per mesi il pm è bersaglio d’interrogazioni parlamentari. Una sua perquisizione va a vuoto perché gl’indagati hanno avuto una soffiata: una fuga di notizie che De Magistris attribuisce proprio dal procuratore Lombardi. Che, appena viene indagato l’amico Pittelli, toglie il fascicolo “Poseidone” a De Magistris.

Questo, intanto, porta avanti un’altra indagine (“Why not”) su altri fiumi di denaro drenati da un altro comitato d’affari: politici, massoni, faccendieri e ufficiali, alcuni legati (anche telefonicamente) a Prodi e a Mastella. Qualcuno dalla Procura passa a “Panorama”, settimanale berlusconiano, la notizia che Prodi è indagato e Mastella è stato indirettamente intercettato con due indagati eccellenti: il numero due della Compagnia delle Opere Antonio Saladino e l’ex piduista Luigi Bisignani. Mastella sguinzaglia gl’ispettori contro De Magistris, che è vittima delle fughe di notizie ma ne viene incolpato lui stesso. Poi chiede al Csm il suo trasferimento cautelare urgente. Dice che è “un atto dovuto”, imposto dalla legge. Ma la legge l’ha fatta lui e non gli impone un bel nulla: gli dà semplicemente facoltà. Il Csm non ravvisa alcuna urgenza e rinvia tutto al 17 dicembre. Il pm si rimette all’opera e si avvia a chiudere l’indagine con l’ultimo atto imposto dalla legge: l’iscrizione di Mastella per truffa, abuso e finanziamento illecito. Ma anche questo atto segreto finisce sui giornali, anzi su uno: “Libero”, dove si occupa della faccenda Renato Farina, il giornalista-spione che prendeva soldi dal Sismi ed è molto legato alla Compagnia delle Opere. Senza quella fuga di notizie illecita, nessuno – tranne i vertici della Procura – saprebbe che Mastella è indagato. Grazie alla fuga di notizie, un soggetto non titolato a sapere, il procuratore generale Dolcino Favi, viene informato e avoca il fascicolo “Why not”. Motivo: il pm è “incompatibile” in quanto “personalmente interessato” all’inchiesta. In pratica ce l’avrebbe con Mastella che ha chiesto il suo trasferimento. Così le cause si confondono con gli effetti: il ministro persecutore diventa perseguitato e il pm perseguitato diventa persecutore. Ma, formalmente, le carte sono a posto. Il Pg ha preso una decisione che poteva prendere, anche se non ne aveva motivo. E, anche se ha sbagliato, cosa fatta capo ha. L’inchiesta “Why not” dovrà ripartire da capo nelle mani di un sostituto Pg che impiegherà mesi per studiarsi gli atti e già sa cosa gli capiterà se sposerà la linea De Magistris: verrà a sua volta attaccato, ispezionato, deferito al Csm, proposto per il trasferimento. Dunque, se non è masochista, gli conviene lasciar perdere, voltarsi dall’altra, archiviare. Il golpe bianco è compiuto. La Costituzione è ribaltata, senza neppure sfiorarla.

Ora De Magistris si appella al presidente del Csm, cioè al capo dello Stato. Un altro presidente della Repubblica e del Csm diceva: “Oggi la nuova Resistenza consiste nel difendere le posizioni che abbiamo conquistato, nel difendere la Repubblica e la democrazia. Oggi ci vogliono due qualità: l’onestà e il coraggio. Quindi l’appello che faccio ai giovani è questo: cercate di essere onesti prima di tutto. La politica dev’essere fatta con le mani pulite! Se c’è qualche scandalo, se c’è qualcuno che dà scandalo, se c’è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato”.
Si chiamava Sandro Pertini.

21/10/07

Mastella ministro della sua giustizia!!!!!

E' disarmante!!!
Il suo sguardo intelligente (come la mucca che vede passare il treno!!!)...
Le sue parole (il suo italiano perfettamente sbagliato!!!!)
La sua arroganza...... La sua somiglianza per certi versi allo psiconano.....
Il suo non voler essere da meno... La SUA giustizia!!!!
Si perchè l'autonomia della magistratura va a farsi friggere!!!! ...And justice for mastella!!!!!
"Tutti gli animali sono uguali di fronte alla legge, ma qualcuno è più uguale" (G. Orwell "animal farm)
Per non dimenticarcene mai, dalla costituzione italiana:
"Art. 104.
La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere."
In Italia esiste la giustizia ad personam di politici corrotti e mafiosi... Vedi: Mastella, Berlusconi, Cuffaro, Andreotti ed altri!!!!
Che schifo!!!!

Leggete il bellissimo post di Marco Travaglio sull'argomento tratto da: www.voglioscendere.ilcannocchiale.it





POLITICA

Il ministro della Giustizia sul caso De Magistris: "Tonino un analfabeta del diritto"
La replica: "Siamo di fronte a un bivio che rischia di travolgerci tutti"



Mastella, scontro con Di Pietro
L'ex pm: "Intervenga Prodi"



Il Guardasigilli minaccia il voto: "Se manca la maggioranza niente governi tecnici"
E al magistrato che lo ha indagato: "Voleva diventare un eroe"


NAPOLI - Scontro tra Antonio Di Pietro e Clemente Mastella. Il ministro della Giustizia rilancia sulla crisi di governo e torna a difendersi sul caso De Magistris all'indomani della avocazione da parte della Procura generale delle indagini "Why Not" condotte finora dal pm per il quale lo stesso ministro (che risulta indagato) ha chiesto il trasferimento al Csm. Poi Mastella tira in ballo Di Pietro definendolo un "analfabeta del diritto" e suscita la reazione dell'ex pm che scrive a Prodi chiedendogli una "assunzione di responsabilità". "Ci troviamo - scrive Di Pietro in una lunga nota - di fronte ad un bivio che, se non affrontato subito e con determinazione, ci travolgerà tutti". Insomma, una richiesta esplicita di allontanamento dall'esecutivo di Mastella.

L'inchiesta. "Sono io a volere che l'inchiesta vada avanti con celerità, non ho alcuna difficoltà, voglio che vada avanti e mi tolga di dosso gli schizzi di fango che mi sono arrivati - ha detto il ministro della Giustizia - non invocherò cavilli. Potrei invocare il fatto che, essendo parlamentare, appena visto che c'era il mio nome nel tabulato dovevano interrompere e chiedere l'autorizzazione. Ma non mi appellerò a questo".

L'attacco a Di Pietro. Duro l'attacco contro il collega di governo Antonio Di Pietro, che non "capisce di diritto, è un analfabeta della materia e se leggesse qualche libro eviterebbe le gaffe". Mastella, a margine della Messa celebrata dal Papa in piazza del Plebiscito a Napoli, ricorda al ministro delle Infrastrutture che "avocazione non significa interruzione dell'inchiesta". "Di sicuro non debbo rispondere di 100 milioni, né della Mercedes", conclude riferendosi a una vecchia inchiesta giudiziaria che aveva coinvolto l'ex pm di Mani pulite poco prima della sua discesa in campo.

La replica. Passano poche ore e Di Pietro risponde. Il leader dell'Idv scrive: "Non è scaricando contumelie ed insulti su di me che il ministro della Giustizia può pensare di riuscire a sfuggire alla responsabilità politica di aver provocato un corto circuito politico giudiziario che ha provocato una caduta di credibilità delle istituzioni e che rischia di travolgere l'intero governo". Poi la conclusione: "Ci troviamo di fronte ad un bivio che, se non affrontato subito e con determinazione, ci travolgerà tutti, giacché, così facendo, stiamo rischiando di mettere in pericolo lo Stato di diritto, come giustamente hanno fatto e fanno osservare oramai molti autorevoli osservatori e la stragrande maggioranza dell'opinione pubblica".

De Magistris. Ma Mastella non si è limitato ad attaccare Di Pietro. ha rispostao anche a de Magistris che, dopo aver perduto l'inchiesta, ha detto di temere per la sua sicurezza. "Quanto ai toni esasperati, il tritolo eccetera, quasi che qualcuno di noi o qualcuno legato a bande possa mandar tritolo, stesse tranquillo", ha detto Mastella. E ancora: "Mi ha iscritto scientemente perché sapeva che iscrivendomi gli veniva tolta l'inchiesta e diventava un eroe nazionale. Probabilmente voleva dare l'idea che è molto più facile esaltarsi nel dire 'mi hanno tolto la cosa'".

Al voto. Poi il ministro torna a minacciare la crisi: "Laddove non si possa tenere in piedi la maggioranza, io non sono per governi tecnici di larghe o strette intese: si vada al voto". "Non ho detto che la maggioranza non c'è - precisa - la regola aurea nel bipolarismo dice che laddove la maggioranza non è in piedi e il capo dello Stato consulti le parti, bisogna andare al voto. Io non sono per governi tecnici, né per governi di piccole, grandi e medie intese. Io sono per andare al voto.
Tutto qui".
(21 ottobre 2007) (da http://www.repubblica.it/)

Ragazzi di camorra!!!!

Ecco i ragazzi di camorra!!!! Ragazzi abituati a vivere nella camorra, a vivere con quell'ideale del camorrista intoccabile, che non ha scrupoli a sparare se qualcuno gli manca di rispetto!!! Questi sono i ragazzi di camorra, la nuova linfa del "sistema", le nuove leve!!!! Sono ragazzi ed hanno il grilletto facile!!! Col tempo impareranno che i camorristi crescendo preferiscono fare gli imprenditori, le sparatorie sono cose da ragazzi, quello che conta, da grandi, è investire e guadagnare con i traffici illeciti (droga, cemento, rifiuti, appalti statali, ecc.)!!!! Quello che conta, da grandi, è avere una forte influenza sulla politica, inserendo in questa i loro rampolli, per essere sempre più liberi di agire!!!! I ragazzi di camorra sanno che la vita di un camorrista è breve... O si viene arrestati....O si viene uccisi..... e non ostante tutto continuano a voler vivere quella vita da eroi.... come loro definiscono i camorristi!!!!





Deridono nipote di Nuvoletta, lui spara e ferisce un ragazzo
Scritto da Titti Beneduce da il Corriere del Mezzogiorno, 21-10-2007

Loro sì, un po' l'hanno provocato: passavano e ripassavano in macchina davanti a lui, sgommando e ridacchiando.
Non immaginavano, ovviamente, che quel giovane dall'aspetto pacioccone che portava a spasso per Marano un grosso cane bianco fosse il rampollo di una delle più potenti famiglie di camorra, la famiglia Nuvoletta. Soprattutto, non immaginavano che avesse con sè una pistola: così, quando è scoppiata la lite, sono stati colti tutti e quattro alla sprovvista. Filippo Nuvoletta, 26 anni, fermato ieri dai carabinieri, prima ha preso a pugni in faccia uno dei quattro; poi, quando i rivali sono risaliti in macchina per fuggire, ha tirato fuori l'arma e ha fatto fuoco cinque volte. Una pallottola ha perforato il lunotto posteriore della vettura e ha raggiunto alla testa il conducente, un ventenne di Napoli, lo stesso che poco prima si era beccato i pugni. L'auto, una Clio, è andata a sbattere contro una fioriera ed è poi stata sequestrata dai carabinieri. I ragazzi sono andati in ambulanza al pronto soccorso dell'ospedale di Giugliano, dove però i medici non si sono accorti del proiettile ritenuto. Solo a Pozzuoli una Tac l'ha evidenziato; il ragazzo è tuttora ricoverato, con quel pezzo di piombo nell'encefalo; si sta valutando se sia meglio estrarlo o lasciarlo dov'è.L'aggressione è avvenuta alle due e mezzo di notte del 10 ottobre scorso in corso Umberto, nel centro di Marano. Filippo Nuvoletta è stato identificato grazie ai filmati di alcune telecamere, sia comunali sia di un istituto di credito. Nei suoi confronti, la Procura ha emesso un ordine di fermo per tentativo di omicidio, che è stato eseguito ieri dai carabinieri della compagnia di Giugliano e della tenenza di Marano, coordinati dal capitano Alessandro Andrei. Il giovane è stato rintracciato vicino a casa sua, a Poggio Vallesana. È figlio di Angelo Nuvoletta, morto alcuni anni fa, che era cugino di Lorenzo, il potentissimo boss referente di Cosa nostra in Campania scomparso nell'aprile del 1994. La pistola l'ha nascosta chissà dove: nella perquisizione non è saltata fuori. Un altro giovane Nuvoletta, Lorenzo, di 24 anni, figlio del boss Angelo e nipote del defunto capoclan, era stato arrestato dai carabinieri il 4 maggio scorso pure per tentativo di omicidio: davanti al Comune di Marano aveva ferito con colpi d'arma da fuoco un imprenditore trentenne, «colpevole » di aver mantenuto i rapporti con la sua ex fidanzata che poi è diventata la convivente di Nuvoletta.

20/10/07

Settimana dell’Impegno della Memoria

Per ricordare don Peppe Diana, prete assassinato dalla camorra per il suo nonvoler tacere i soprusi e le concussioni della camorra!!! Ebbe il coraggio di denunciare, facendo i nomi, tutto il sistema camorristico dei Casalesi a Casal di principe. La denuncia fu fatta con un documento "Per amore del mio popolo non tacerò"!!! Fu assassinato.... Era il 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, quando mani ignote con quattro colpi di pistola sul sagrato della Chiesa, cercarono di chiudergli la bocca... Ma come sempre accade alla morte degli eroi, i veri eroi di tutti i giorni, le sue parole hanno preso forza e continuano a riecheggiare nelle orecchie di chi crede nella lotta alla camorra!!!!

Comitato Don Peppe Diana – LIBERA Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie
Associazione Culturale Scaramouche, Associazione Culturale Accademia Italiana Domenico Cimarosa, Associazione Fotografica Fotosciò,
Settimana dell’Impegno della Memoria
20-26 ottobre 2007
AVERSA, Auditorium ex Macello - Cinema Vittoria - Teatro Cimarosa

Programma definitivo della Manifestazione ed.0 del 12.10.2007
I SETTIMANA DELL’IMPEGNO DELLA MEMORIA 20-26 ottobre 2007
Sabato 20 Ottobre, ore 18.00 – Auditorium ex Macello di Aversa

Presentazione delle attività della manifestazione e inaugurazione dei Percorsi d’Arte.
Al termine, il calore del folklore popolare del gruppo musicale Via del Popolo.

I PERCORSI D’ARTE
Un viaggio nella memoria tra pittura, fotografia, suoni, immagini.
Installazione artistica a cura di Stefano Cicala e Sergio Cirillo: una contaminazione tra arte, immagini, suoni e movimenti.
Mostra fotografica a cura dell’associazione Fotosciò.
Mostra di pittura di artisti vari.
Corti…di Memoria: proiezione a ciclo continuo di cortometraggi riguardanti le vittime delle mafie e di minispot realizzati da studenti della Regione Campania inerenti l’impegno culturale e civile nell’ambito del IV Premio Letterario Don Peppe Diana.

Alcuni cortometraggi:
Ø Joe Marrazzo – La passione della verità
Ø Con le idee ed il coraggio di Peppino Impastato
Ø O’ SistemaPer Amore del mio popolo
Ø La primavera della giustizia

È possibile visitare i Percorsi d’Arte dal 20 al 26 ottobre dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 18.00 alle 20.00. Gruppi e scolaresche possono prenotare itinerari guidati ai Percorsi d’Arte anche in orari diversi da quelli indicati. Prenotazioni al 3343735235 (Angela Di Foggia).

Per l’intera durata della manifestazione visita degli stands allestiti a cura di:
Accademia Italiana Domenico Cimarosa — Associazione Libera — Comitato don Peppe Diana — Associazione Fotosciò – Libreria Quarto Stato –– Associazione Scaramouche – WWF – UNICEF Campania.

Altri eventi della SETTIMANA:

Lunedì 22 Ottobre, ore 20.00 – Aversa, Teatro Metropolitan

Spettacolo teatrale: “ASS’ e MARZ”
Testo e regia di Gina Oliva e Giovanni Granatina. Opera Teatrale per Don Giuseppe Diana – Prima Nazionale. A cura del Teatro Scaramouche. Con Carmen Pommella, Andrea Monferrotti, Salvatore Benitozzi, Gina Oliva, Mario Di Fonzo, Nico D’Agostino, Salvatore Labbate, Antonio Pagliuca. Con la partecipazione dei ragazzi della Scuola Media «G. Parente» di Aversa e dei Gruppi Scout di Aversa.
Un’opera provocatoria e a tratti irriverente che presenta il giovane prete ucciso dalla camorra per quel che veramente fu per il suo popolo: né un eroe né un prete anticamorra ma un sacerdote ispirato e soprattutto un uomo normale.
Ingresso 5 euro
Sarà presente alla serata Don Luigi Ciotti – Presidente Nazionale LIBERA

Martedì 23 Ottobre, ore 20.00 – Aversa, Cinema Vittoria.

Proiezione del film “ROSSO MALPELO” di Pasquale Scimeca.
Un film prodotto per finanziare l’omonimo progetto finalizzato a liberare i bambini del mondo dalla schiavitù del lavoro. Un lavoro dal forte impatto emotivo e che induce ad una profonda riflessione sulla piaga ormai planetaria (218 milioni di bambini sfruttati – dati unicef) dello sfruttamento dei minori.
Info e prevendita: Teatro Scaramouche, viale Kennedy – Aversa; Cinema Vittoria, via Diaz-Aversa.
Ingresso 5 euro

Mercoledì 24 Ottobre, ore 17.00 – Aversa, Aula Magna Liceo Scientifico “E Fermi”.

Presentazione del libro “Gli anni difficili. Lorenzo Milani, Tommaso Fiore e le esperienze pastorali” di Sergio Tanzarella.
Un recente volume dedicato ad un momento storico eccezionale di riflessione e impegno civile. Importanti le figure che vi compaiono: gli anni difficili di Lorenzo Milani e le esperienze pastorali di Tommaso Fiore. - Modera Ernesto Rascato con la presenza dell’Autore.

Ore 21.00 – Aversa, Teatro Scaramouche.
Terra di lavoro. “Reading e performance teatrali” a cura dell’associazione Scaramouche e dell’associazione Officinae Efesti.

Giovedì 25 Ottobre, ore 21.00 – Aversa, Teatro Scaramouche.

Virus Teatrali presenta il monologo “L’INFAME” –
Testo e regia di Giovanni Meola con Luigi Credendino.
La storia di un pentito di camorra che tradisce i compagni di malavita e paga con una tremenda vendetta trasversale le sue dichiarazioni.

Venerdì 26 Ottobre, ore 17.30 – Aversa, Sala del Consiglio Comunale

Seminario: SIMBOLI E RISORSE DI COMUNITÀ LIBERE DALLA CAMORRA
Progettare l’uso sociale dei beni recuperati alla criminalità organizzata
Interviene:
dott. Antonio Maruccia – Commissario Straordinario dei beni confiscati alle mafie

Al termine in Piazzetta Don Peppe Diana:
Il gusto della giustizia – i sapori delle terre liberate dalle mafie.
Degustazione di prodotti gastronomici dell’associazione Libera.
Ufficio Stampa e Info Rita Castello (Fresco di Stampa) 347-5174008 castarita@tiscali.it
per le ADESIONI via mail a donpeppediana@libero.it - via fax al n.0818167001
blog: http://memoriaeimpegno.splinder.com

19/10/07

Rifiuti sulla nostra salute!!!!

"Lo Uttaro, discarica di veleni" Caserta pronta a chiedere i danni
Scritto da Antonio Corbo da la Repubblica Napoli, 17-10-2007

Sedici ottobre, ieri. Caserta è frastornata da un paradosso. Nello stesso giorno riceve due notizie. Una bella l´altra brutta, sembra un gioco. Non lo è. La città prima in Campania per qualità della vita secondo "Ecosistema 2008", 42esima in Italia, un balzo di trenta posti in un anno.
Ma la decima sezione del tribunale civile di Napoli riceve la perizia sulla discarica dello scandalo. Certifica che Lo Uttaro è un disastro ambientale, che «la salute dei cittadini è ad alto rischio», che la cavità da 300 mila tonnellate poggia su una base di veleni, con vecchi e putridi rifiuti; che anche la falda acquifera è inquinata da anni. Non è finita: si parla di ampliare o raddoppiare la discarica, in un compromesso tra emergenza ed affarismo. Qual è la verità? «Posso rispondere io», promette Nicodemo Petteruti, professione ingegnere. Di quale Caserta, è davvero il sindaco: la città vivibile o quella periferia da incubo ai confini di San Nicola la Strada, tra i miasmi di immondizia mai smaltita e il dominio del clan Belforte?Petteruti prega la segreteria di tirar fuori un documento. «La mia risposta è qui». Alla quarta pagina di una lettera inviata il 24 settembre al Commissariato rifiuti, Petteruti scrive: «Si pone con forza la questione del futuro di Lo Uttaro, affermando ultimativamente, senza se e senza ma, che non sarà tollerato alcun ampliamento dell´attuale sito di discarica né l´apertura di un altro sito nel Comune di Caserta». È il documento che blocca tutti i sospetti, le voci di possibili cedimenti a ordini dall´alto. La discarica fu subita dal Comune. Guido Bertolaso, allora commissario, descrisse l´accordo come «un esempio di disponibilità istituzionale» della Provincia e della Regione. Lo stesso presidente Sandro De Franciscis ha ora la responsabilità della discarica, affidata alla società Acsa e al consorzio Caserta 3 e diretta da un ingegnere, Antonio Limatola. La perizia del professor Salvatore De Rosa, chiesta dal tribunale civile di Napoli, conferma le accuse degli ambientalisti. In Consiglio comunale furono persino oscurate da quelle di Paolino Maddaloni, candidato sindaco e capo dell´opposizione di centrodestra, di professione prefetto a Siracusa. "Il viceprefetto di passaggio", come fu bollato dalla coalizione di centrosinistra che si riconosceva in Petteruti, ma soprattutto in Sandro De Franciscis. Maddaloni è stato a Caserta anche capo della Mobile, poi commissario prefettizio in vari Comuni. È il suo giorno. «Lo dissi e sono molto preoccupato. Emergono elementi incontestabili. È agli atti del Consiglio: indicai anche una falda inquinata dal percolato. Noi consiglieri non siamo stati mai coinvolti nelle procedure per il protocollo sulla disponibilità della discarica».Lo Uttaro va da un allarme all´altro, ma è in piena attività. Ingioia rifiuti da maggio, è quasi colmo. Ha retto anche l´anatema del vescovo Raffaele Nogaro. «Non è proprietà privata un cimitero», e tentò una incursione il 10 maggio, ma fu respinto dalle guardie giurate. Decide ora il tribunale di Napoli: prossima udienza il 7 novembre. Il lungo iter giudiziario comincia il 10 luglio quando l´avvocato Luigi Adinolfi presenta un ricorso a nome dei cittadini del villaggio Saint Gobain. Il giudice Fausta Como il 2 agosto ordina al Commissariato di «astenersi dalla gestione e dall´esercizio» della discarica, sostenendo che era stata aperta «per fermare l´emergenza senza alcun rispetto della salute pubblica». Il giudice della X sezione osserva che le discariche sono due, con sei punti di criticità. Il "reclamo al collegio" presentato dagli avvocati dello Stato sventa però la chiusura, in attesa della perizia del professor Salvatore De Rosa. E intanto? Riprende il sindaco Petteruti, fermo stavolta sul no. «Ma sia chiaro, non è una virata la mia. Io accettati ma non subii la discarica. Il Commissariato l´aveva scelta, potevo guidare una protesta senza alcun esito. Preferii assecondare al solo scopo di scongiurare l´emergenza, la crisi dell´estate 2006 era stata gravissima, nessuno lo dimentichi. Ho imposto delle condizioni ai limiti delle prerogative del sindaco. Io e il presidente della Provincia abbiamo tutelato la città imponendo condizioni di massima sicurezza. Con bonifica totale per i preesistenti siti. Fu chiuso un buon contratto l´11 novembre scorso. Noi abbiamo onorato gli impegni. Il Commissariato no. Rinnovo la richiesta a Pansa, che non mi ha ancora risposto. Sui miasmi preciso che è in atto la bonifica per quanto è stato fatto prima che arrivassi io: altra discarica, centro di trasferenza. Per non parlare del macello non completato che ci comporta solo debiti e non promette né lavoro né reddito». Niente ampliamento, né raddoppio, quindi. Petteruti va oltre: «Lo Uttaro chiude appena possibile. La mia posizione è chiara: né modifiche, né ampliamento, tanto meno uso di spazi confinanti». Sarà d´accordo il suo principale antagonista, Paolino Maddaloni che vigila da mesi. «Non abbiamo avuto alcun vantaggio. L´emergenza non è stata risolta. La tassa per i cittadini non è diminuita. Delle quote di ristoro non si è incassato un soldo. Quindi: massimo disagio e nessun vantaggio». La perizia scuote il Consiglio comunale, Maddaloni definisce l´intesa con i partiti di riferimento, An e Forza Italia. Ha già parlato con Nicola Cosentino, coordinatore regionale, casertano. Ma il sindaco, virata o no, ha scelto una posizione netta. Intuisce le onde d´urto e le previene. «Lo Uttaro tornerà ad essere suolo agricolo, con erba, spazi vegetali, alberi». Sindaco, è l´ottimismo da tempo di primarie?Reagisce. E gli sfugge una minaccia. «Sto valutando serie azioni legali per i danni che Caserta subisce».

16/10/07

Staccare la spina????

Questo è un argomento molto complicato e difficile da affrontare!!!! Il tema è la vita, e su questo tema non si può dire o fare cose affrettate o che non siano state pesate e confrontate con tutte le situazioni possibili!!!! Io, personalmente, non riesco ad essere categorico e dire si deve o non si deve fare!!!! Secondo me non è questo il punto!!! Ogni caso è un caso a parte e come tale va considerato singolarmente!!!! Bisogna solo lasciare che tutti (cattolici, laici, atei, ecc.) possano confrontarsi su questo tema e che il confronto non sia uno scontro, un muro contro muro (ad esempio il referendum sull'aborto) ma una messa insieme di principi morali ed etici, comuni a tutti, che guidino le decisioni da prendere in ogni singolo caso!!!!
Questa è solo una opinione personale!!!! Voi che ne pensate?????

Tratto da www.repubblica.it

CRONACA
La ragazza è in coma da 15 anni, il padre aveva denunciato l'accanimento
"Con la sentenza di oggi finalmente un sussulto di umanità e libertà"


Cassazione, nuovo processo per Eluana
"Ecco quando si può staccare la spina"


I paletti dei giudici: coma vegetativo e chiara volontà del malato
La Cei ribadisce la contrarietà della Chiesa: "La vita va difesa sempre, fino alla fine"


ROMA - La Corte di Cassazione ha disposto un nuovo processo per il caso di Eluana Englaro, la ragazza in coma da 15 anni e per la quale il padre chiede la sospensione dell'alimentazione artificiale. Ribaltando la richiesta del sostituto procuratore generale della Cassazione Giacomo Caliendo che aveva chiesto il rigetto del ricorso presentato dal padre della ragazza.

E' "un sussulto di umanità e di libertà verso una vittima sacrificale del codice deontologico dei medici e della legge", ha commentato con sollievo Beppino Englaro, il papà di Eluana.

Ora a decidere sarà sempre la Corte d'appello di Milano, ma una diversa sezione rispetto a quella che si è pronunciata per il no al distacco del sondino alla ragazza.

La Corte ha deciso che il giudice può, su istanza del tutore, autorizzare l'interruzione soltanto in presenza di due circostanze concorrenti: che sia provata come irreversibile la condizione di stato vegetativo e che sia accertato che il convincimento etico di Eluana avrebbe portato a tale decisione se lei fosse stata in grado di scegliere di non continuare il trattamento.

"Ove l'uno o l'altro presupposto non sussista, il giudice deve negare l'autorizzazione - sottolinea ancora la Cassazione - dovendo allora essere data incondizionata prevalenza al diritto alla vita, indipendentemente dal grado di salute, di autonomia e di capacità di intendere e di volere del soggetto interessato e dalla percezione, che altri possano avere, della qualità della vita stessa".

A rendere l'importanza del pronunciamento dell'Alta Corte sono le parole del legale di Beppino Englaro, il padre di Eluana, l'avvocato Vittorio Angiolini. "La Cassazione - ha chiarito - ha messo un bel paletto a tutela di chi si trova nelle condizioni di Eluana: quelle di chi ha avuto un trauma grave non superato con la rianimazione e che, in base alle sue convinzioni, mai avrebbe voluto essere mantenuto in vita in uno stato vegetativo. La Suprema Corte, con una decisione apripista, fissa le condizioni alle quali il giudice può e deve ordinare lo stop alla somministrazione di trattamenti sanitari nei confronti di chi non è più in grado di esprimere la propria volontà".

Una scelta che ribalta una sentenza pronunciata appena due anni fa, quando la Cassazione aveva dichiarato inammissibile il ricorso del padre della ragazza, che chiedeva il distacco delle macchine che tengono in vita la ragazza in stato di coma vegetativo. Adesso questa nuova pronuncia potrebbe cambiare le cose.

Il pronunciamento dell'Alta corte ha inevitabilmente riaperto il dibattito sull'eutanasia, riproponendo gli schieramenti favorevoli e contrari. La chiesa cattolica, per bocca di monsignor Betori, segretario della Conferenza episcopale italiana, ha ricordato la sua ferma contrarietà: "Noi vescovi ribadiamo la difesa della vita sempre, fino alla sua naturale conclusione e il riconoscimento dell'idratazione indotta come diritto della persona alla vita e non come accanimento terapeutico".

Soddisfatta del verdetto della Cassazione sul caso di Eluana, è invece Mina Welby, la vedova di Piergiorgio Welby, il malato terminale al centro lo scorso anno di un lungo caso. A suo avviso "rappresenta un nuova importante vittoria nella battaglia per riaffermare la volontà di chi non è più capace di esprimersi e lo fa attraverso un tutore che in questo caso è il padre della giovane". "Non parlerei di evento storico - ha aggiunto - ma mi auguro che questo pronunciamento possa essere un aiuto, affinché il Parlamento affronti con concretezza il tema del testamento biologico".

Posizioni divergenti, infine, anche tra gli esperti di bioetica. Secondo Demetrio Neri, membro del Comitato nazionale di bioetica (Cnb), si tratta di una sentenza "importante che apre una strada", mentre per Adriano Pessina, direttore del Centro di Bioetica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore è una decisione che "suscita diverse e gravi perplessità".

(16 ottobre 2007)

Pechino contro USA - No a medaglia al Dalai Lama

Ecco la Cina di oggi!!! La grande dittatura comunista aperta al capitalismo!!!!
Quando ho sentito questa frase ho riso per tre giorni!!!! Ho riso con le lacrime!!!! Poi ho scoperto che non era una battuta ed ho pianto!!!!!
Come possono gli Usa e l'europa intrattenere un rapporto commerciale con una nazione sotto il regime dittatoriale!!!! Ma noi (Bush e leccaculo, l'italia ahime!!!) non eravamo gli esportatori di democrazia, coloro che hanno "liberato" gli iracheni dal regime di Saddham!!!!
Poi se penso che i media, di proprietà delle imprese italiane, hanno taciuto tutte le notizie riguardanti i crimini che ogni giorno la dittatura cinese perpreta alla popolazione, e che noi non sappiamo cosa siano i Laogai (campi di concentramento cinesi)....
Nessuno sa che google in cina è controllato dal regime!!!! Nessuno sa queste cose!!! Addirittura ora si faranno le olimpiadi a pechino!!!!! E' una vergogna!!!!!!

Da www.repubblica.it

ESTERI

Polemica con Washington per il conferimento al leader religioso
dell'onorificenza del Congresso. "Un grave danno alle relazioni"




Pechino alza la voce contro gli Usa
per la medaglia d'oro al Dalai Lama

Il premio Nobel per la pace chiede per il Tibet una "genuina autonomia"
Ma la Cina continua ad accusarlo di essere favorevole all'indipendenza



Il Dalai Lama e George W. Bush



PECHINO - "Una grave interferenza negli affari interni cinesi". Pechino punta il dito contro gli Stati Uniti per la decisione di conferire al Dalai Lama, considerato dalla Repubblica popolare un pericoloso separatista, la medaglia d'oro del Congresso, la più alta onorificenza americana. Alcuni giorni fa un'altra polemica contro il cancelliere tedesco Merkel per aver ricevuto il leader tibetano.

A Washington la cerimonia in onore del Dalai Lama, il leader tibetano che vive in esilio dal 1959, è prevista per domani. Una fonte della Casa Bianca ha annunciato che il presidente George W.Bush sarà presente. "E' un leader spirituale che lotta per la democrazia e la libertà - ha detto Dana Perino, portavoce del presidente - due temi che stanno a cuore al presidente. Egli comprende le preoccupazioni dei cinesi, ma vorrebbe che a Pechino il Dalai Lama fosse visto così come lo vede lui: un leader spirituale che desidera la pace".

In precedenza erano stati i delegati della Regione Autonoma del Tibet al 17esimo Congresso del Partito Comunista Cinese, in corso a Pechino, a tuonare contro il conferimento della medaglia al leader tibetano. "Siamo furiosi - ha affermato il leader regionale del Partito Zhang Qingli - se il Dalai Lama riceve un premio del genere, vuole dire che nel mondo non c' è giustizia, non ci sono buone persone".

"Sarà un'iniezione di cardiotonico per le attività secessioniste", ha aggiunto il presidente della Regione Autonoma, Qiangba Puncog. Porterà "un grave danno" alle relazioni tra Cina ed Usa, ha detto il portavoce del ministero degli esteri Liu Jianchao in una conferenza stampa a Pechino. E ha precisato che secondo la Cina conferire un riconoscimento al Dalai Lama costituisce "una grave interferenza negli affari interni cinesi". Il leader tibetano chiede per il Tibet una "genuina autonomia" ma Pechino continua ad accusarlo di essere favorevole all'indipendenza della regione.

E una prima rappresaglia cinese è già scattata con il rinvio, chiesto da Pechino, della riunione dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu più la Germania in programma oggi a Berlino per discutere di nuove sanzioni all'Iran.

La scorsa settimana Pechino ha cancellato una serie di incontri già in calendario con delegazioni tedesche in una rappresaglia contro il cancelliere Angela Merkel, colpevole di aver ricevuto il leader tibetano e premio Nobel per la pace. Nelle ultime settimane la stampa cinese ha pubblicato una lunga serie di violenti articoli contro il Dalai Lama, accusandolo tra l'altro di essere un assassino ed un sostenitore di sette di fanatici religiosi come quella giapponese dell'Aum Shirikyo, responsabile di attentati che hanno causato la morte di decine di persone. Non è chiaro se gli articoli facciano parte di un tentativo di bloccare la cerimonia in onore del leader tibetano a Washington o abbiano altre motivazioni.

(16 ottobre 2007)

15/10/07

Il libro di Nicola Andrucci!!!

Vi presento un libro molto interessante scaricabile da Internet su: http://lineagoticafight.blogspot.com/
O dal banner in alto a sinistra!!!!!
Il Processo a Marcello Dell’Utri per “Concorso esterno in associazione mafiosa”. La sua amicizia e gli affari con Silvio Berlusconi.

Il Processo Palermitano a carico di Marcello Dell’Utri è stato un punto di svolta nella scena politica degli ultimi anni. Per la prima volta un alto esponente politico è stato riconosciuto colpevole di”concorso esterno in associazione mafiosa”.
In un Paese normale ciò avrebbe suscitato forte indignazione e reazioni politiche univoche, invece in tanti si sono mossi a difesa di un politico che, con Sentenza di un Tribunale Italiano, è stato riconosciuto colpevole di un reato gravissimo.
Il procedimento dovrà ancora vedere successivi gradi di giudizio (e quindi, ai sensi della Costituzione Italiana, si ha la presunzione di innocenza fino a quando non ci sarà sentenza definitiva), e molto probabilmente si arriverà fino in Cassazione, poiché Dell’Utri non è un politico “normale”, ma il co-fondatore, assieme a Silvio Berlusconi, del movimento politico Forza Italia; un uomo vicino al Cavaliere da tantissimi anni.
Effettivamente l’Italia è un Paese strano, lo disse a suo tempo persino Fedele Confalonieri, uno dei più stretti collaboratori di Silvio Berlusconi, il quale proferì queste parole, riferendosi alla discesa in campo di Berlusconi:
“L’Italia non è un paese normale. Anche un caso anomalo come Berlusconi va compreso nel contesto del Paese. Non ha fatto niente di più grave di un qualsiasi uomo d’affari italiano”.
Questo non è un testo di ipotesi, teoremi, illazioni. questo è un testo di fatti, realmente accaduti e documentati. Vengono qui narrati accadimenti, eventi certi, senza lasciare spazio a supposizioni o incertezze.
Il Processo a Marcello Dell’Utri, Senatore di Forza Italia, per “Concorso esterno in associazione mafiosa”. La sua amicizia e gli affari con Silvio Berlusconi.
Una storia iniziata negli anni Settanta e giunta fino ai giorni nostri.

All'interno del libro è presente un articolo di Marco Travaglio che il giornalista mi ha cordialmente concesso.

Gambino resta in Usa!!!!

Se il 41-bis è come la tortura allora i bracci della morte sono asili nido.....
Guantanamo è una scuola elementare!!!!
E le esecuzioni di morti rispettano la convenzione Onu????
Ma si rende conto il giudice americano che il carcere duro per i mafiosi è obbligatorio, proprio per evitare che questi esercitino il loro potere anche dal carcere????
O pensa che noi siamo cattivi???
Lo so che rimane in carcere ma la scusa è assurda!!!
E' un attacco alla legge!!!!!
Un pò di parte, chissà!!!
Mah!!! A volte rimango senza parole!!!!




ESTERI
La giustizia italiana aveva chiesto la consegna del mafioso Rosario Gambino
ma per un magistrato americano il nostro sistema carcerario viola la convenzione Onu


Giudice Usa nega estradizione a boss
"In Italia il 41 bis è come la tortura"


La norma contestata è quella che limita i colloqui e l'ora d'aria dei detenuti più pericolosi

LOS ANGELES - Un giudice di Los Angeles ha negato all'Italia l'estradizione di un membro della famiglia mafiosa dei Gambino, sostenendo che il regime di detenzione fissato dall'articolo 41 bis dell'ordinamento penitenziario a cui sarebbe con ogni probabilità destinato equivale a una forma di tortura e viola la convenzione dell'Onu in materia.

A riferire la notizia è il quotidiano Los Angeles Times, ricostruendo la vicenda legale di Rosario Gambino, ritenuto un esponente di spicco dell'omonimo clan di Cosa Nostra newyorchese e inseguito da un mandato di cattura italiano della giustizia italiana. Gambino ha scontato 22 anni di reclusione per traffico di droga e si trova attualmente in un centro di detenzione per immigrati a San Pedro, in California, dove è stato trasferito in seguito alla richiesta di estradizione italiana.

Il giudice federale D. D. Sitgraves ha però bloccato l'estradizione, accogliendo il ricorso del difensore di Gambino, Joseph Sandoval, secondo il quale si tratta di "una questione umanitaria", perché se il presunto mafioso venisse sottoposto al regime carcerario stabilito dall'articolo 41bis italiano "sarebbe in condizioni che ne minaccerebbero la vita".

In una sentenza che risale all'11 settembre scorso, ma di cui si scopre solo ora l'esistenza, il giudice Sitgraves ha affermato che il sistema penitenziario italiano per i boss mafiosi ha caratteristiche "che costituiscono una forma di tortura" e violano la convenzione delle Nazioni Unite in materia.

L'articolo contestato dalla giustizia americana prevede per i detenuti giudicati particolarmente pericolosi restrizioni nel numero e nella modalità di svolgimento dei colloqui, la limitazione della permanenza all'aperto (la cosiddetta "ora d'aria"), la censura della corrispondenza e altre limitazioni ancora. Misure che anche alcuni giuristi italiani hanno più volte accusato di essere disumane e incostituzionali. Il 41 bis è sicuramente molto temuto dai boss mafiosi se è vero, come hanno raccontato diversi pentiti, che la strategia stragista adottata da Cosa nostra agli inizi degli anni '90 puntava proprio ad ottenere da parte dello Stato un ammorbidimento della norma in questione.

L'agenzia federale statunitense per l'immigrazione ha presentato appello contro la decisione del giudice Sitgraves e Rosario Gambino resterà detenuto in attesa della revisione del caso.
(15 ottobre 2007) (Tratto da http://www.repubblica.it/)

14/10/07

Rifiutiamo la diossina!!!




Rifiutiamo la diossina e con essa la morte!!!
No alle ecoballe!!!
No agli inceneritori!!!!
No alle discariche abusive della camorra!!!
No ai rifiuti tossici delle fabbriche del nord!!!!
No alla morte!!!!!

13/10/07

Rassegna stampa antimafia!!!!

Processo “talpe”: Accordo con Cosa Nostra? I pm ridimensionano l’accusa
11 ottobre 2007

Palermo. Inaspettata la precisazione in aula della pubblica accusa al processo sulle “talpe” che in questi giorni sta trattando il capitolo sulle “fughe di notizie” contestate al Presidente della Regione Totò Cuffaro. I pm Michele Prestipino, Maurizio De Lucia e l’aggiunto Pignatone che stanno processando il Governatore, scelgono la fase della requisitoria per ufficializzare le motivazioni che li hanno condotti a contestare al politico il reato di favoreggiamento aggravato e non quello di concorso esterno. Secondo i pm non ci sarebbe la prova dell’accordo tra Guttadauro e Cuffaro di candidare alle regionali del 2001 Mimmo Miceli. «Se vi fosse saremmo in presenza di una responsabilità di concorso esterno in associazione mafiosa». Da qui la scelta di ascrivere a Cuffaro il solo favoreggiamento aggravato. Una valutazione che aveva portato a una spaccatura all’interno del pool originariamente costituito anche dai magistrati Nino Di Matteo e Gaetano Paci, dissidenti proprio sulla linea accusatoria adottata dai colleghi e quindi dimissionari dal processo. Una discrepanza di metodo e di opinioni che aveva portato a uno scisma anche all’interno della Dda con altri sostituti procuratori anche loro sostenitori della linea più dura. Le dichiarazioni di De Lucia, echeggiate dalle prime agenzie stampa, non sono comunque rimbalzate nel vuoto, suscitando dagli uffici giudiziari la secca risposta del procuratore aggiunto Alfredo Morvillo: «Quelle espresse in aula su Cuffaro sono valutazioni individuali dei due sostituti titolari del processo. La linea dell’ufficio è quella nota a tutti, ovvero quella consacrata nella riapertura dell’indagine del procedimento per concorso esterno in associazione mafiosa, richiesta pienamente accolta dal giudice per le indagini preliminari». Un’inchiesta che a quattro mesi dalla riapertura attende di essere assegnata dal procuratore capo Messineo, il quale cercando di smorzare i toni sulla vicenda ha precisato:«Niente guerra, niente spaccatura. Escludo che si possa parlare di una situazione conflittuale così grave. C'é una discussione in atto sulle strategie processuali e sulla conduzione di determinati procedimenti, sulla quale rifletteremo nelle debite sedi». Messineo che ieri era fuori sede ha poi affermato: «Conto di incontrare al più presto i due pm per procurarmi altre e più puntuali informazioni sulle caratteristiche delle valutazioni da loro espresse in udienza non ero al corrente della loro iniziativa, ne parleremo insieme appena possibile».Intanto De Lucia e Prestipino hanno continuato in aula la contestazione sulle responsabilità di Cuffaro, definendo la sua linea difensiva “antimafia di facciata” che con i suoi manifesti tesi a depistare e ingannare l’opinione pubblica esordiva con “la mafia fa schifo”.
Che Cuffaro sia stato al corrente che Miceli, suo candidato, fosse in contatto anche con Guttadauro non v’è alcun dubbio. «Nel momento in cui il presidente dà notizia a Mimmo Miceli del fatto che a casa di Guttadauro c’è una microspia – ha detto De Lucia – egli sa benissimo dei rapporti che intercorrono tra Miceli e il capomafia di Brancaccio. In questo momento lui è consapevole di stare agevolando non solo il boss, ma l’intera cosa nostra, perché consente ai mafiosi di sfuggire alle indagini che grazie a quelle microspie stavano svelando segreti e retroscena dell’organizzazione». Sul capitolo relativo alla fuga di notizie il pm si è soffermato anche nei giorni scorsi. «Cuffaro risponde di due delitti di favoreggiamento riconducibili a due vicende: quella delle informazioni ad Aiello, Ciuro e Riolo sulla loro sottoposizione a indagini nell’ottobre 2003 e la vicenda della rivelazione di microspie nell’appartamento di Guttadauro nella primavera estate del 2001». Nel secondo caso De Lucia ha affermato che dei tre episodi contestati a Cuffaro uno solo ha trovato conferma nelle dichiarazioni di un “personaggio chiave” del processo “talpe”: il collaboratore Salvatore Aragona. Rifacendosi alla motivazione della sentenza Miceli (condannato in primo grado a otto anni per concorso in associazione mafiosa), il magistrato ha affermato che non vi sarebbero prove sufficienti a sostegno della prima narrazione di Aragona riguardo la diffusione della notizia sulle indagini del Ros giunta a Miceli da Cuffaro e Borzacchelli. L’incontro a cui si riferisce De Lucia è quello relativo all’incontro all’Hotel Quark di Milano del 29 marzo 2001. Nel capoluogo lombardo Miceli si era recato nel tentativo di ricevere un aiuto da Aragona per gestire la delicata situazione che si era creata a Palermo, dove si trovava a mediare tra il Presidente Cuffaro e il boss Guttadauro per la designazione del candidato Priola (legale del boss). In quell’occasione l’ex assessore alla sanità di Palermo gli avrebbe rivelato l’esistenza delle indagini sul capomandamento di Brancaccio ma secondo il giudice di primo grado Raimondo Loforti «non sono emersi elementi di conferma sul presunto ruolo di informatore che, come affermato da Aragona, l’imputato (Miceli) avrebbe svolto in quei giorni».
Il secondo “anello” debole dal punto di vista probatorio sempre secondo De Lucia, riguarderebbe la cena del 24 giugno 2001 al Riccardo III di Monreale, dove Aragona aveva appreso da Miceli, a sua volta informato da Borzacchelli e Cuffaro, dell’esistenza di più microspie in casa Guttadauro. Anche qui il pm ha confermato l’assenza di riscontri diretti. Il contrario invece era emerso durante la requisitoria del processo Miceli esposta dai pm Nino Di Matteo e Gaetano Paci. Secondo questi e il giudice che le ha confermate, le dichiarazioni di Aragona trovavano riscontro oltre che dalla testimonianza di Riolo, anche da quella di Renato Vassallo comune amico di Miceli e Aragona che la sera del 24 si trovava al “Riccardo III”.
Il teste aveva raccontato dettagliatamente lo svolgimento della serata in cui avevano cenato per festeggiare la fine della campagna elettorale del presidente Cuffaro. «Dopo aver illustrato i suoi rapporti di amicizia con Aragona e Miceli, Vassallo ha precisato che era giunto presso il locale in compagnia del primo, che insieme avevano preso posto allo stesso tavolo di Cuffaro, dove si trovavano anche altre persone (…) la serata si era svolta normalmente, fino alla conclusione del banchetto e fra gli invitati era presente pure il Mar.llo Borzacchelli».
«Nel momento in cui avevano deciso di andare via il teste era uscito dal ristorante prima di Aragona, per andare a recuperare l’auto, ed aveva notato un folto gruppo di persone, fra cui Miceli ed Aragona, che parlottavano fra loro sotto il porticato di ingresso: il fatto non lo aveva colpito in modo particolare, in quanto aveva pensato che si attardassero nei saluti. Al suo ritorno, aveva assistito ad un’animata discussione fra Miceli ed Aragona che, molto alterati e preoccupati, parlavano della scoperta di microspie in casa Guttadauro, esprimendo tutta la loro rabbia». Vassallo aveva descritto la concitazione e le parole che erano rimbalzate tra Miceli e Aragona entrambi in preda a un delirante confronto. La sua deposizione dunque aveva confermato la narrazione di Salvatore Aragona raccontando anche il seguito della serata al termine della quale, durante la corsa in auto per raggiungere il cognato del boss a Bagheria (verosimilmente Vincenzo Greco), il teste aveva avuto una discussione con Aragona perché non voleva essere coinvolto nella questione. «La sorpresa – aveva concluso il giudice – e la reazione immediata che tanto hanno colpito il teste concorrono dunque ad accreditare la versione di Aragona e ad individuare l’imputato (Miceli) come l’effettivo latore delle informazioni ricevute dal collaboratore quella sera». Inoltre «la descrizione dell’incontro appartato di Miceli con Borzacchelli e con Cuffaro, nel corso del quale il primo sarebbe stato messo a sua volta al corrente delle rivelazioni, risulta invece riportata solo dalle dichiarazioni di Aragona. Ma il fatto che tale aspetto, relativo alle modalità di apprendimento di Miceli, non ha trovato riscontro, non è sufficiente a screditare anche l’altra parte del racconto». Quella parte cioè che risulta invece confermata dalla ricostruzione di Riolo il quale aveva dichiarato che, nel periodo di poco precedente al ritrovamento delle microspie, aveva confidato al Maresciallo Borzacchelli proprio dell’esistenza di microspie a casa di Guttadauro ed il coinvolgimento di Mimmo Miceli in quelle indagini. Ragion per cui Borzacchelli quel 24 giugno sapeva delle indagini. Riolo aveva poi raccontato di aver parlato nuovamente della questione con il sottufficiale e Cuffaro alcuni giorni dopo il ritrovamento delle microspie, rilevando «senza fornire altre indicazioni sui passaggi intermedi della notizia» che quest’ultimo «risultava già al corrente della circostanza».
Riguardo Aragona va detto che già dall’estate del 2002, rimaneva l’unico dei soggetti interessati a collaborare con la giustizia e l’unico a riferire alcune delle parole più compromettenti per il Governatore captate da quelle famose microspie.
A detta di Aragona la frase più “pericolosa” registrata era: «“ma allora avevano ragione” o qualcosa di simile». All’epoca però quella frase non risultava ancora agli atti del processo. L’espressione a cui si riferiva Aragona “Veru, ragiuni avia Totò Cuffaro” era emersa in dibattimento solo molti mesi dopo durante la deposizione del maresciallo del Ros Giorgio Riolo. Quella esclamazione fatta dalla moglie del boss durante il ritrovamento della prima “cimice” verrà trovata nelle bobine non trascritte dei Carabinieri. Dei tre episodi relativi alle “fughe di notizie” fin’ora attribuiti a Cuffaro in favore di Guttadauro, stando alle prime agenzie dunque, se ne accerterebbe uno solo: quello relativo al 12 giugno 2001. Data in cui Mimmo Miceli incontrandosi nella sua segreteria politica con Salvo Aragona gli riferisce che era stata intercettata una telefonata in cui “Peppino” parlava al telefono con “Mimmo”. La fonte della notizia, ha precisato De Lucia, è Cuffaro. «Questa informazione portò tre giorni dopo alla scoperta e alla neutralizzazione dell’indagine». La lettura del capitolo sulle “fughe di notizie” di De Lucia ha suscitato l’immediato compiacimento della parte difensiva del Presidente della Regione. «Quello che abbiamo ascoltato – hanno commentato compiaciuti i legali di Cuffaro Caleca e Mormino – è un atto processuale estremamente importante, abbiamo assistito a un ridimensionamento significativo dell’accusa». I pm a loro volta non hanno replicato ma il giorno seguente in aula hanno spiegato che «per ipotizzare il concorso esterno è necessario che vi sia un rapporto con l'associazione mafiosa e la volontà di interagire con le condotte altrui. Ovvero la ritenuta sussistenza di un preciso patto criminoso». I magistrati hanno quindi rilevato che «il punto cruciale è la candidatura di Mimmo Miceli alle regionali del 2001». «Se vi fosse la prova - ha detto De Lucia - che tale candidatura è stata concordata con Guttadauro, saremmo in presenza di una responsabilità di concorso esterno in associazione mafiosa per Cuffaro. Dagli atti, però, non emerge la prova di questa condotta. Non sono ritenute, infatti, prove sufficienti le dichiarazioni di Aragona e le conversazioni intercettate a casa Guttadauro sulle manovre pre-elettorali». Una valutazione non condivisa però da molti colleghi della Procura che attendono l’avvio dell’inchiesta-bis sul Presidente Cuffaro accusato di concorso alla mafia.

Silvia Cordella
(tratto da: www.antimafiaduemila.com)

Rassegna stampa delle notizie non dette!!!!

Ecco un esempio lampante di informazione censurata!!! Nessuno ha parlato di questo!!!
Nessuno ha detto dell'intervento dell Aja nei confronti degli USA per il trattamento di prigionieri messicani privati dei loro diritti sanciti dalla convenzione di Vienna!!!
Ecco l'informazione di regime che vige in Italia!!!! Ed il dittatore è formato da una CASTA enorme di politicimprenditorimediciavvocatigiudiciprefettimafiosi che governa l'Italia!!!!

José Ernesto Medellin
USA. BUSH CONTRO TEXAS PER CASO MESSICANO




7 ottobre 2007: nel chiedere la revisione del caso di un condannato a morte messicano in Texas, il presidente degli Stati Uniti George W. Bush invoca un verdetto della Corte penale di Giustizia dell'Aja, pur ribadendo la propria opposizione all'interpretazione che la Corte stessa ha dato della Convenzione di Vienna sui diritti legali dei prigionieri.


Il caso del Texas, relativo a José Ernesto Medellin, condannato per l'omicidio di due adolescenti nel 1994, verrà discusso questa settimana dalla Corte Suprema Federale, alla quale spetta l'ultima parola sulla decisione di offrire o meno la possibilità di nuovi processi a Medellin e ad altri cinquanta messicani condannati a morte negli Stati Uniti.


La Corte dell'Aja, su richiesta del Messico, ha censurato nel 2004 il comportamento degli Usa perché, violando la Convenzione di Vienna sui diritti legali dei prigionieri, non avrebbero informato i detenuti di cittadinanza messicana del loro diritto di chiedere assistenza legale alle autorità consolari del loro Paese.
Nel documento presentato alla Corte Suprema Usa, l'amministrazione Bush ribadisce la propria ferma opposizione ad applicare altre decisioni della Corte dell’Aja a casi penali dei singoli stati: "Il presidente non concorda con l'interpretazione della Convenzione di Vienna fatta dalla Corte Penale".


Però, in questo caso, ha accettato di avallarla perché ignorarla provocherebbe danni agli interessi americani all'estero.


Il Texas, da parte sua, sostiene che né Bush né la Corte Internazionale hanno voce in capitolo nel caso Medellin.


(Fonti: Ansa, 07/10/2007)

11/10/07

Ideologie da idioti!!!!

Da l' ESPRESSO

Giovani da Bolzano nei campi di concentramento SS, per gridare 'Sieg heil'. O per farsi ritrarre con l'accendino sotto le immagini delle sinagoghe bruciate. In esclusiva le foto del 'turismo dell'Olocausto'


Sono l'avanguardia dell'orrore, quella capace di superare ogni limite. Nazisti pronti all'insulto più estremo, all'oltraggio di qualunque memoria. Eccoli, fare il saluto hitleriano davanti al cippo che ricorda il forno crematorio di Dachau. Mettersi in posa compiaciuti accanto a quella scritta agghiacciante 'Arbeit macht frei' sul cancello che migliaia di ebrei hanno varcato una sola volta. Poi mostrare le loro magliette con le machine-pistol usate dai guardiani per abbattere chi non obbediva ciecamente agli ordini. E sfoggiare le t-shirt con la sagoma delle SS davanti al monumento ispirato dall'intreccio dei corpi scheletrici nelle fosse comuni. Istantanee di una gita che incenerisce i confini della decenza, scattate per renderle oggetto di culto tra i camerati, come per dimostrare un primato ideologico: avere inneggiato al führer del Terzo Reich nel luogo dove l'Olocausto venne concepito. Dachau, a pochi chilometri da Monaco di Baviera, è il primo lager, quello in cui furono rinchiusi gli ebrei catturati nella 'Notte dei cristalli' e gli oppositori del regime, quello usato per sperimentare il genocidio.

Le foto che 'L'espresso' pubblica in esclusiva sono state sequestrate dai carabinieri del Ros di Bolzano durante un'inchiesta sui naziskin altoatesini. Erano conservate da alcune delle persone ritratte, che le esibivano con orgoglio ai loro accoliti. I sette camerati ripresi nelle immagini hanno patteggiato condanne comprese tra 12 e 30 mesi di carcere: l'ultima sentenza risale a poche settimane fa. Ma ai fini della pena questo reportage incredibile non ha avuto effetti: per il codice penale italiano il turismo dello sterminio non ha rilevanza. Nemmeno la legge Mancino, quella creata nel 1991 per porre freno all'ondata montante di razzismo, ha ipotizzato un tale baratro di disprezzo. Il procuratore capo Cuno Tarfusser e il pm Axel Bisignano nel sostenere l'accusa contro la banda di gitanti a Dachau non hanno potuto far pesare quello sfregio alla Memoria. Eppure il fenomeno dei tour nazisti è in crescita costante: dai luoghi hitleriani classici si passa sempre più spesso a incursioni antisemite. Che precipitano dalla goliardia alla vergogna. Come definire altrimenti la foto, sequestrata dal Ros nella stessa operazione, che ritrae i due naziskin con l'accendino in mano sotto la lapide che ricorda la prima sinagoga incendiata in Germania durante la 'Notte dei cristalli'? In quella vacanza a Potsdam, in Brandeburgo, nel luogo del primo assalto delle camicie brune, la formazione è la stessa. Sono sette italiani dell'Alto Adige, inquadrati come militari, capeggiati dal 'comandante' Armin Sölva e dal suo vice Christoph Andergassen. Hanno dai 18 ai 26 anni e nonostante le sentenze restano a piede libero.L'organizzazione di Sölva e Andergassen è la Südtiroler Kameradschaftsring per la lotta di liberazione del Sudtirolo, con tanto di statuto messo nero su bianco: tra gli obiettivi, l'istigazione all'odio razziale e la venerazione di Hitler e ai suoi gerarchi. Una fede malvagia celebrata, secondo i risultati delle indagini, con minacce, pestaggi e devastazioni. Che li trasforma nell'avanguardia di una rete nera che attraversa l'Europa e che vede sfilare fianco a fianco camerati di ogni paese, spesso divisi da questioni etniche, come accade tra sudtirolesi e italiani, ma pronti a fare fronte comune con il braccio teso. Identici gli slogan, testimoniati anche dalle magliette indossate nel lager bavarese. In una foto si vede Armin Sölva inginocchiato, mani giunte in atto di ringraziamento per lo sterminio, nella cappella che ricorda i 3 mila sacerdoti cattolici deportati. In un'altra, due camerati entrano nell'edificio centrale del campo dove è allestita la mostra sul Terzo Reich e in tenuta da skinheads posano sorridenti davanti alla grande scritta SS. Altri due compaiono vicini a una celebre frase della propaganda del Reich: 'Unsere Letzte Hoffung. Hitler' (la nostra ultima speranza: Hitler). Indossano t-shirt con l'immagine di un soldato tedesco e di supporter di estrema destra, sempre dentro il campo di Dachau. Poi di spalle, piegati, con l'immagine di un mitragliatore su una t-shirt e sull'altra la scritta 'Siamo dei criminali convinti', spingono giù il cippo di marmo eretto dove sorgevano i forni crematori. In un'altra immagine due del gruppo si mettono davanti al muro di cinta, sono ai lati di un cartello che indica la linea oltre la quale le guardie sparavano sui deportati:si immedesimano negli aguzzini degli ebrei.

Il lager, un monumento che dovrebbe essere tutelato in nome dell'intera umanità, appare incustodito.

Nessuno ferma questi giovani altoatesini dal look inconfondibile. Si sono mossi indisturbati per ore, padroni del campo di sterminio dove non è stato nemmeno possibile stabilire un bilancio del massacro: dei 206 mila reclusi registrati, almeno 43 mila persero la vita. Ma si ritiene che molti deportati non venissero segnati nella contabilità del genocidio e che negli ultimi mesi del 1945 malattie e denutrizione fossero più letali delle SS: gli americani scoprirono 39 vagoni ferroviari colmi di cadaveri spettrali. Un inferno, che adesso serve come fondale per le foto-trofeo dei 'figli del Führer'.

Le trasferte in Germania e in Austria del gruppo altoatesino non servono solo per il turismo dell'orrore: sono fondamentali per consolidare i legami con le altre formazioni di estrema destra. I carabinieri dei Ros hanno infatti scoperto rapporti con almeno tre gruppi tedeschi e due austriaci con sede a Innsbruck, Vienna, Linz, Dresda, Berlino, Monaco e Norimberga. In una foto Sölva e Andergassen sono nella sede della Npd, il partito tedesco di estrema destra, con due rappresentanti del movimento politico berlinese: uno di questi è lo stesso uomo che ha accompagnato Sölva a Potsdam e che forse ha fatto da guida turistica nei lager.

È in questi raduni che si saldano anche i rapporti fra i neonazisti altoatesini di lingua tedesca e quelli italiani. A Passau, nella manifestazione per ricordare Rudolf Hess, l'enigmatico delfino di Hitler diventato uno dei miti nazisti, hanno marciato insieme. In una foto si vede in primo piano il gruppo di altoatesini e dietro sfilano gli aderenti al Fronte Veneto Skinheads, oggi rappresentati da Giordano Caracino, 28 anni. Secondo i rapporti dei carabinieri, nel marzo 2006 a Braunau am Inn, paese natale di Hitler, giovani del Fronte Veneto e naziskin da Roma, Verona, Trieste hanno sfilato e gridato slogan dentro un capannone: "Siamo tutti figli del Führer e discepoli del Duce". Erano presenti anche gli skinheads dei Braunau Bulldog, che nel 2005 fecero una gita a Mauthausen e dopo se ne andarono in una pizzeria a festeggiare: in Austria lo scandalo diventò un caso politico. Ma il loro gesto è diventato un modello da imitare, anche per i bolzanini. Che nelle istantanee posano davanti al cippo del forno crematorio di Dachau, dove una scritta invita alla riflessione: 'Pensate a come noi morimmo qui'. E loro invece alzano il braccio e gridano 'Sieg heil!'.

(11 ottobre 2007)

Cacchio sono tra i finalisti!!!

Sono tra i finalisti e per poco non me ne accorgevo nemmeno!!! WOW!!!


"Carissimi amici blogger, dopo aver guardato più di 500 blog, aver discusso, vagliato e confrontato, ecco che abbiamo selezionato i blog finalisti per IBIS 2007!
Questi sono i blog che partecipano sia alla sezione Interactive Award che ai premi di categoria.
Tra un paio di giorni prenderà il via la prima fase del concorso, "Interactive Award", in cui sarete tutti voi a votare il vostro blog preferito, decretando il primo vincitore di IBIS 2007!
Per il momento vi lasciamo l'elenco dei finalisti, scrutateli ben bene...
Con un nuovo post pubblicheremo le modalità per esprimere la vostra preferenza e da quel momento in poi saranno aperte le votazioni!
A Novembre, durante la kermesse finale, la giuria esaminerà questi stessi blog per l'assegnazione dei singoli premi di categoria e per il titolo di miglior blog di IBIS 2007.

Buon divertimento!
Lo staff di IBIS 2007

http://acquaragia.splinder.com/
http://adriennethewitch.splinder.com/
http://amahoro.splinder.com/
http://ameliando.splinder.com/
http://angolodegliesperimenti.splinder.com/
http://annavercors.splinder.com
http://antoniovergara.wordpress.com/
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http://bambolina1985.splinder.com/
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http://www.tigulliovino.it/vinopigro/index.html
http://www.troviamoibambini.it/
http://www.unavignetta.splinder.com/
http://www.vinix.it/areaBlog.php" (tratto da http://ibisaward.splinder.com/)

09/10/07

Grazie Joiyce!!!!

Tratto da http://blog.libero.it/joiyce/view.php?reset=1&id=joiyce
"D'incenerimento si muore.
Esperti di elevata caratura scentifica, parlano dei danni alla salute umana e all'ambiente derivati dall'incenerimento dei rifiuti. La conferenza si è svolta a Torino pochi giorni fà, in video conferenza con Palermo Il Dott. Ernesto Burgio Pediatra parla
degli effetti di sostanze inquinanti nei corpi dei più piccoli. Non aggiungo altro, gurdatevi il video."



Rassegna stampa!!!

L'Italia è un'associazione mafiosa a conduzione familiare!!!

E' uno schifo girarsi attorno e vedere politici mafiosi che si fanno le leggi per proteggersi dai magistrati!!!!

E' uno schifo vedere politici di sinistra avere gli stessi atteggiamenti di Berlusconi!!!

E' uno schifo vedere come viene trattato Santoro, che io non stimo tanto come giornalista, ma che ha fatto davvero una bella trasmissione, dove si può parlare in libertà (o forse dovrei dire si poteva vista la censura imminente!!!)

L'Italia non è solo questo certamente, ma questo non basta per stare a casa seduti sulla poltrona a non fare nulla!!!

La mafia è una montagna di merda!!!! Il parlamento è una montagna di merda!!! I politici sono una montagna di merda!!!

Brindisi, 09/10/2007

Operazione DIA: 12 arresti per estorsioni e drogaImportante operazione anticrimine delle Direzioni Investigative Antimafia di Lecce e Bari.

Nella mattinata di oggi è stata sgominata una associazione di tipo mafioso operante a Brindisi e provincia. Agli arresti sono finiti 12 individui accusati di appartenere ad un'associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti tra Brindisi e Durazzo, alle estorsioni con l’utilizzo di attentati incendiari, danneggiamenti e furti, nonchè al riciclaggio di denaro provento di attività illecite. L’operazione, denominata "Berat-Dia", si è sviluppata sostanzialmente su due tronconi, quello del traffico di droga e quello delle estorsioni. Entrambi i filoni, però, sarebbero riconducibili ad un sodalizio criminale capeggiato da Giuseppe Raffaele Brandi, esponente di spicco della Sacra Corona Unita condannato con sentenza definitiva, e dal fratello Francesco Giovanni. Le indagini avrebbero accertato come l'organizzazione, anche al fine di imporre servizi di protezione e guardiania alle aziende, commetteva furti, danneggiamenti ed estorsioni ai danni di imprenditori edili, agricoli e commerciali. In tale ambito rientrerebbe anche l'attentato di San Silvestro contro la Peritas Srl, i cui silos, contenenti sostanze altamente tossiche, furono colpiti da alcuni colpi di fucile.

L'atto, secondo gli inquirenti, sarebbe derivato dal mancato affidamento dei servizi di guardiania ad alcuni gruppi vicini ai malavitosi arrestati nell'operazione odierna. Sul versante del traffico internazione di sostanze stupefacenti gli investigatori hanno accertato l’importazione dall’Albania di ingenti quantitativi di eroina e cocaina. Secondo l'accusa l'organizzazione faceva riferimento a "I fratelli Semaforo" Arben e Viktor Lekli, ed ai brindisini Antonio Lococciolo e Gianfranco Contestabile, appartenenti al clan "Brandi".

Nell’operazione sono rimasti coinvolti anche un noto gioielliere di Carovigno, Fiorenzo Borselli, ritenuto responsabile di aver svolto attività finalizzate a riciclare presso il casinò di Venezia denaro sporco (50.000,00 euro), Giuseppe Di Gerardi indicato come uomo di fiducia dei fratelli Brandi.

Tra gli indagati anche Massimiliano Oggiano, capogruppo di Alleanza Nazionale al Consiglio Comunale di Brindisi. A suo carico vi sarebbero le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettoraleInfine la Dia ha sequestrato beni mobili ed immobili per un valore complessivo di un milione di euro nella disponibilità di alcuni dei destinatari dei provvedimenti cautelari. (tratto da www.brundisium.net)

INTERCETTAZIONI TRA BERLUSCONI E CUFFARO NON DISTRUGGETELE

4 ottobre 2007


PALERMO. Sarà il capo della procura di Palermo Francesco Messineo a rappresentare l’accusa nell’udienza in cui il gup Fabio Licata dovrà decidere se distruggere o meno le bobine relative alle conversazioni telefoniche intercettate tra l’ex premier Silvio Berlusconi e il Presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro. Era stato infatti il procuratore capo appena insediato nell’ufficio palermitano a firmare per la revoca della distruzione di quelle bobine. Lo aveva fatto il 20 giugno scorso argomentando che seppure le intercettazioni non avrebbero avuto un rilievo probatorio nei confronti dell’on. Cuffaro, sotto processo per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e attualmente indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, le telefonate avrebbero potuto autonomamente rappresentare una fonte di prova imputabile ad altri soggetti politici e pubblici ufficiali. Uno fra tutti Silvio Berlusconi a cui potrebbe essere contestata la fuga di notizie relativa a informazioni vincolate dal segreto istruttorio. Le conversazioni in questione sono quelle registrate a cavallo tra il 2003 e il 2004, relative all’inchiesta sulle “talpe” che aveva appena portato all’arresto del maresciallo del Ros Giorgio Riolo, il maresciallo della Dia Giuseppe Ciuro e il manager della sanità Michele Aiello. Tutti personaggi legati a doppio filo con Totò Cuffaro il quale evidentemente temeva di fare la stessa fine. Il blitz infatti era scattato il 5 novembre 2003 e la prima intercettazione con il Cavaliere risale a qualche giorno dopo. In quelle telefonate ma soprattutto in una che nemmeno era stata trascritta perché ritenuta irrilevante, il Cavaliere di Arcore avrebbe rassicurato Cuffaro di aver saputo che nei suoi confronti ci sarebbe stato un orientamento favorevole all’interno di “alcuni” uffici. Berlusconi avrebbe anche riferito al leader dell’Udc siciliana di aver appreso dall’ex ministro dell’interno Beppe Pisanu che la situazione sarebbe stata tutta sotto controllo. Queste ed altre erano state le conversazioni destinate ad essere neutralizzate secondo una disposizione del gip che affidò l’incarico di distruzione alla Procura. Il decreto però era stato sospeso a causa di un durissimo scontro all’interno della Dda di Palermo fra pm favorevoli e contrari all’eliminazione di quelle prove. Un empasse sbloccato il 20 giugno scorso da Messineo firmatario della richiesta che potrebbe salvare quelle intercettazioni. All’udienza di venerdì prossimo, nel quale il gup si riserva di ascoltare le parti, hanno già annunciato la loro presenza gli avvocati dell’ex premier: Nicolò Ghedini e Ugo Minacci.

Silvia Cordella (tratto da www.antimafiaduemila.com)

CASO DE MAGISTRIS: SIAMO ALL'ASSALTO ALLA BAIONETTA
Inviato da : redazione Mercoledì, 26 Settembre 2007 - 20:22

Caso De MagistrisIl commento di Gioacchino Genchi*

Siamo all’assalto alla baionetta. Quando si toccano i “Santuari” della politica e dei potentati economici, queste reazioni sono prevedibili.L’ho detto anni fa e lo ribadisco adesso.Non mi sorprende nemmeno la tempistica con cui arriva l’interpellanza del capogruppo dell’UDEUR alla Camera, di cui rispetto comunque le prerogative parlamentari.Dopo il violento attacco personale del Ministro Mastella, solo perché ho accettato - com’era mio dovere – di eseguire alcune accertamenti tecnici su alcuni suoi “amici”, dirette dal Pubblico Ministero di Catanzaro Luigi De Magistris, l’iniziativa del capogruppo del suo partito alla Camera non è altro che una delle tante conferma di quanto di peggio sta accadendo in questi giorni.Probabilmente le ire e le preoccupazioni di Mastella e dei suoi “amici” vanno ben oltre le ultime vicende di Catanzaro e riguardano altri fatti e altri suoi “amici” e “compari”, di cui – com’è noto - mi sono occupato e mi sto occupando per conto di ben altro ufficio giudiziario.Non è la prima volta che vengo fatto ad oggetto di attacchi parlamentari, solo e soltanto per avere fatto il mio dovere.In occasioni di precedenti e di analoghe iniziative ispettive, sebbene portate avanti da parlamentari della precedente coalizione di governo, ho molto apprezzato la completezza e l’obiettività della risposta fornita dal Ministro dei rapporti col Parlamento dell’epoca Carlo Giovanardi (dello stesso partito e della stessa coalizione dell’interpellante dell’epoca), di concerto col Governo ed a seguito delle accurate ispezioni dei Ministeri della Giustizia e dell’Interno.A parte questo, non ho mai avuto bisogno della fiducia dei Governi che si sono succeduti, per fare bene il mio lavoro.Mi è bastata e mi basta la fiducia e la stima di tanti magistrati per bene, con cui lavoro. Magistrati bravi, onesti e coraggiosi, come Luigi de Magistris.Magistrati che in Italia hanno ancora il coraggio di fare il loro lavoro, non curanti dei rischi che corrono.Una volta c’era solo da guardarsi dalle aggressioni della Mafia.Oggi c’è da preservarsi da altre insidie e pericoli.Le insidie ed i pericoli che si colgono all’orizzonte sono per lo stato di diritto, per l’indipendenza della magistratura, per la libertà di stampa e per l’essenza stessa della democrazia.Ringrazio della solidarietà i tanti magistrati, poliziotti, carabinieri e giornalisti che si stanno affrettando a telefonarmi.Ho la coscienza a posto di avere fatto solo e soltanto il mio dovere.Sono sereno e continuo a fare il mio lavoro, fino a quando in Italia potrà respirarsi l’ultimo anelito di libertà e fino a quando ci saranno magistrati liberi, indipendenti e coraggiosi che mi chiederanno di farlo.

*Gioacchino Genchi*Consulente informatico delle procure

(tratto da http://www.antimafiaduemila.com/)

05/10/07

Storia della musica!!!







Tre canzoni diverse che sono, in maniera diversa, tre autobiografie!!!
Raccontano di momenti particolari della vita degli artisti tracciando un quadro comune di solitudine!!!

Miti della musica!!!!



Demetrio era capace di suonare due strumenti contemporaneamente.... il pianoforte e la sua voce!!!!
E' una voce che sembra una chitarra!!!

Graffiante e piena la sua voce era un alchimia, un misto di potenza e libertà, di irriverenza e precisione, un canto ed il suono di una chitarra fusi in un armonia perfetta!!!

Grande Demetrio Stratos!!!!

04/10/07

Rifiuti, la storia infinita!!!!

Inceneritore, nuova beffa: slitta l’apertura
Scritto da Corrado Castiglione da il Mattino, 02-10-2007





Torna la spazzatura nelle strade del capoluogo, così come nell’hinterland a nord di Napoli e in alcune zone del Casertano: l’emergenza rifiuti in Campania non è affatto superata. D’altro canto, dietro un rosario di scadenze non rispettate la preoccupazione diffusa è che per il 2008 non si riesca a passare all’auspicata gestione ordinaria del ciclo integrato.
L’inceneritore di Acerra è ben lontano dall’ultimazione prevista in autunno dal cronoprogramma aggiornato illustrato da Fibe alla commissione parlamentare nel sopralluogo tenuto a maggio. A lanciare l’allarme sono le imprese impegnate nella costruzione, ormai ferme perché non percepiscono fondi dal 2006 (30 milioni di euro) che restano bloccati per effetto del sequestro disposto dalla magistratura nei confronti di Impregilo (per un importo complessivo di 750 milioni di euro) nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria in cui si ipotizzano reati di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture. Lo stato di avanzamento dei lavori è fermo all’80 per cento. I posti di lavoro sono a rischio. L’effetto è devastante: è già saltata la prima data fra quelle indicate dalla commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti (presieduta dal senatore Roberto Barbieri), vale a dire quella del 25 settembre, e pure la seconda - quella del 24 ottobre - sembra destinata a non essere rispettata. E per questo oggi ci sarà un altro vertice in prefettura, al quale prenderanno parte i rappresentanti delle imprese, il presidente dell’Unione industriali di Napoli Gianni Lettieri e il prefetto e commissario straordinario ai rifiuti Alessandro Pansa. Non è tutto, perché quand’anche con un improvviso scatto di reni l’inceneritore di Acerra venisse completato a tempo di record in ogni caso non ci sarebbe chi materialmente lo faccia funzionare, visto che il contratto con Fibe è stato rescisso e considerato che non è stato ancora preparato il bando per selezionare il nuovo gestore. Eppure anche qui la commissione bicamerale era stata chiara: «In attesa del nuovo gestore, il costruttore non può avviare le attivita di commissioning dell’impianto». E a sua volta la figura del gestore è indispensabile per l’ottenimento delle autorizzazioni all’esercizio e per l’intitolazione dei contratti di servizio, senza i quali non sarebbe possibile accendere l’impianto. Altro nodo: gli impianti di produzione di combustibile da rifiuti. Non producono materiale di qualità e vanno assolutamente adeguati. Il decreto approvato in Senato a luglio disponeva che il commissario entro novanta giorni, dunque entro l’8 ottobre (lunedì), avrebbe assicurato la messa a norma di almeno uno degli impianti esistenti di produzione di combustibile da rifiuti per cdr e fos di qualità. Fra i tanti si era parlato del cdr di Tufino, sequestrato da più di un anno dalla magistratura e per questo indicato come il primo fra quelli da adeguare, senza così generare interruzioni nel ciclo. Così non è andata. Mentre le discariche di Serre e Lo Uttaro vanno supportate con la scelta da parte delle Province di altri siti. Infine il piano rifiuti, quello che dovrebbe fare da timone per il passaggio alla gestione ordinaria a partire dal primo gennaio 2008. Sempre il decreto rifiuti fissava all’8 ottobre il termine per la definizione del piano da parte del Commissariato straordinario e della Regione, di concerto con il ministero e insieme alle Province. Il piano dovrebbe prevedere, «in armonia con la legislazione comunitaria, le priorità delle azioni di prevenzione nella produzione, riutilizzo, riciclaggio del materiale, recupero di energia e smaltimento e contiene l’indicazione del numero e della rispettiva capacità produttiva degli impianti». E la scadenza è ormai alle porte.

La risoluzione della questione rifiuti in campania, ahimè!, è ancora lontana!!!
Si punta su inceneritori (o termovalorizzatori li chiamano!!!) che sparano nell'aria inquinanti tossici!!!!
Si punta ancora su fondi per l'emergenza che vengono intascati puntualmente da politici corrotti e collusi con la camorra!!!!
Le grandi città ancora devono iniziare la raccolta differenziata, distruggendo il lavoro fatto dai piccoli comuni campani (alcuni dei quali sono arrivati all 80% di differenziata!!!), a causa degli interessi di cui sopra!!!!
Tutte le discariche sono gestite dai clan camorristici che hanno mangiato fin ora con i proventi statali, regionali ed europei!!!!
La situazione è complicata!!! Andrebbe resettata tutta la classe dirigente, troppo corrotta e collusa con la camorra!!!! Andrebbe fatta una guerra totale e decisa ai clan camorristici!!!! Andrebbe fatta una politica di recupero del territorio e dei valori!!!!
Lo so anche questa è una utopia!!!
Ma allora non devo credere a niente?????