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15/04/07

Porto di Napoli!!!

Le parole di Saviano, forse più di altre, possono aiutarci a capire i meccanismi di potere, che sono sotto alla calma apparente del porto di Napoli!!!

Gomorra
Incipit
"Il container dondolava mentre la gru lo spostava sulla nave. Come se stesse galleggiando nell'aria, lo sprider, il meccanismo che aggancia il container alla gru, non riusciva a domare il movimento. I portelloni mal chiusi si aprirono di scatto e iniziarono a piovere decine di corpi. Sembravano manichini. Ma a terra le teste si spaccavano come fossero crani veri. Ed erano crani. Uscivano dal container uomini e donne. Anche qualche ragazzo. Morti. Congelati, tutti raccolti, l'uno sull'altro. In fila, stipati come aringhe in scatola. Erano i cinesi che non muoiono mai. Gli eterni che si passano i documenti l'uno con l'altro. Ecco dove erano finiti. I corpi che le fantasie più spinte immaginavano cucinati nei ristoranti, sotterrati negli orti d'intorno alle fabbriche, gettati nella bocca del Vesuvio. Erano lì. Ne cadevano a decine dal container, con il nome appuntato su un cartellino annodato a un laccetto intorno al collo. Avevano tutti messo da parte i soldi per farsi seppellire nelle loro città in Cina. Si facevano trattenere una percentuale sul salario, in cambio avevano garantito un viaggio di ritorno, una volta morti. Uno spazio in un container e un buco in qualche pezzo di terra cinese. Quando il gruista del porto mi raccontò la cosa, si mise le mani in faccia e continuava a guardarmi attraverso lo spazio tra le dita."

Così tre clan controllano il Porto di Napoli

Scritto da Gianluca Abate da il Corriere del Mezzogiorno
giovedì 12 aprile 2007


L'ultima dichiarazione nota in ordine di tempo è quella del pentito di camorra Francesco Capuozzo, che il 25 novembre 2005 ai pm antimafia spiegava questo: «Il quartiere delle Case Nuove ha una posizione strategica rispetto a futuri affari, perché dovranno essere effettuati lavori di importo molto rilevante di ristrutturazione del porto di Napoli e alla famiglia spetterà una quota importante perché il quartiere è prospiciente ad una vasta area del porto».
Il «quartiere della Case Nuove», come lo chiama il collaboratore di giustizia, è uno dei feudi del clan Mazzarella. E proprio la famiglia Mazzarella, insieme con la cupola dell'Alleanza di Secondigliano e il clan dei Casalesi, controlla il porto di Napoli. La circostanza emerge da un altro filone dell'inchiesta della Procura che ieri ha portato all'emissione di trenta ordini d'arresto nei confronti di spedizionieri e funzionari della Dogana. Loro, gli indagati, con questa storia non c'entrano nulla, e nessun reato di tipo mafioso gli viene contestato. Quel che c'entra con l'altro troncone dell'inchiesta coordinata dal capo del pool anticamorra Franco Roberti e delegata al pm Raffaele Marino, invece, è l'accordo fra tre clan per spartirsi i proventi degli affari illeciti. Due, l'Alleanza di Secondigliano e la famiglia dei Mazzarella, hanno stretto una sorta di specifico patto di non belligeranza nonostante per strada si combattano a colpi di omicidi. Il terzo, il clan dei Casalesi, gestisce invece direttamente diverse spedizioni, con rapporti all'interno del porto che la magistratura definisce «accertati».C'è un mediatore, a collegare (per ora ignoti) spedizionieri e boss della camorra. È un banchiere di malavita, uno che ricicla i soldi della camorra. E che, attraverso gli stessi canali, ricicla anche i soldi delle importazioni illecite. Come gestire le operazioni, invece, quella è strategia che spetta ai boss. I Mazzarella, ad esempio, hanno una propria ditta di trasporti e gente che va in Cina ad acquistare all'ingrosso cd da falsificare in Italia. I Casalesi, al contrario, infiltrano soggetti «riconducibili al clan» in imprese che operano all'interno del porto. L'Alleanza di Secondigliano, infine, ha uomini fidati che si occupano delle importazioni dalla Cina (uno fu arrestato perché commercializzava per conto del clan trapani falsi).Tutti, invece, impongono una tangente ai trasportatori. Qualcuno non paga. E non entra più al porto.

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