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04/12/07

Rassegna stampa!!!

Napoli è come sempre in fermento e le notizie si susseguono, gli agguati continuano....
Ormai ci stiamo abituando....
Quì vince la camorra....
Lo stato colluso deve essere spazzato via...
C'è bisogno di una politica vera, onesta, forte e coraggiosa...
C'è bisogno di cittadini in grado di alzarsi, di scorciarsi le maniche ed iniziare a lavorare per il futuro loro e dei propri figli...
Un futuro migliore è possibile, bisogna crederci ed alzarsi per andarselo a prendere, non possiamo aspettare per sempre che qualcuno, qualche altro Masaniello da mandare a morte, possa da solo risolvere la situazione...
Dobbiamo cambiare tutti, risvegliare le coscienze, dare un'alternativa a chi vive nei territori di camorra e ne vuole fuggire...
Solo insieme possiamo!!!

In via Diocleziano agguato scambiato per incidente stradale
Scritto da Titti Beneduce da il Corriere del Mezzogiorno, 02-12-2007 17:47

Tre omicidi nel giro di sole 24 ore. Due nella sola giornata di ieri. Il primo a Napoli, il secondo a San Giorgio a Cremano. Ieri pomeriggio in via Diocleziano hanno sparato tra la folla che passeggiava e faceva acquisti di sabato sera, ma nessuno ha avvertito la polizia.
Quando gli agenti, dopo essersi fatti largo tra le auto che procedevano a passo d'uomo, sono finalmente arrivati, erano convinti che quell'uomo a terra accanto a una moto fosse rimasto vittima di un incidente stradale. Invece Salvatore Zito, 38 anni, legato al clan D'Ausilio, era stato assassinato con sette colpi di pistola alla testa. L'omicidio, che potrebbe essere collegato con quello avvenuto venerdì sera in via Orazio Coclite, al Rione Traiano, è avvenuto intorno alle 19. Via Diocleziano, la strada che collega piazzale Tecchio con Bagnoli, era particolarmente affollata per lo shopping di Natale; decine di persone sui marciapiedi, ma anche tanti motorini e tante auto. Zito era appunto in motorino, all'altezza di una grande agenzia di scommesse, e dev'essere stato affiancato da uno scooter o più scooter con gli assassini. Hanno sparato almeno sette volte, uccidendolo all'istante. L'uomo è caduto dalla motocicletta ed è rimasto sul selciato, in una pozza di sangue. Nessuno ha visto i killer in azione, nessuno ha udito le sette detonazioni. L'unica segnalazione arrivata alla polizia è stata quella di un incidente stradale. Gli agenti della «volante» hanno dovuto allontanare una piccola folla di curiosi. Un'altra folla, più minacciosa e preoccupante, si è radunata poco dopo, quando nel quartiere si è sparsa la voce che Zito era stato ucciso: parenti e amici sono accorsi a vedere e si sono abbandonati a scene di disperazione e rabbia. Il traffico si è bloccato. Sull'omicidio indagano gli agenti della squadra mobile e quelli del commissariato San Paolo, coadiuvati dai colleghi della Scientifica. La zona intorno al motorino è stata isolata e sono stati fatti i rilievi. Fino a tardi, però, curiosi e amici dell'ucciso sono rimasti a osservare il lavoro degli investigatori.E in serata, killer di nuovo in azione a San Giorgio a Cremano. A cadere sotto il fuoco del commando omicida un uomo che viaggiava in sella a una moto, colpito da diversi proiettili in via delle Carceri Vecchie, al confine con Napoli.Secondo una prima rcostruzione fatta dagli agenti della polizia la vittima ha tentato di sfuggire ai sicari nascondendosi tra due auto, ma è stato raggiunto comunque dai proiettili esplosi contro di lui. È il secondo agguato, oggi, tra Napoli e provincia. Il terzo in 24 ore. Venerdì sera l'ultimo omicidio nella zona occidentale, dopo una pausa durata poco più di un mese.


E ora tocca a Bagnoli e Scampia. Dopo Chiaia e Vomero, la protesta si allarga alla periferia
Scritto da Angelo Carotenuto da la Repubblica Napoli, 03-12-2007 06:59

La marcia di Chiaia, i fischi del Vomero, e oggi Bagnoli con Scampia. Area nord e zona occidentale, altre due voci che si alzano. Bagnoli si spinge in mattinata fin dentro l´aula multimediale del palazzo del Consiglio comunale, coi ragazzi dell´Assise cittadine che chiedono chiarezza su bonifica, colmata, idrocarburi e concessioni ai lidi. L´altro allarme riguarda il campo di calcio di Secondigliano, il Barassi, inaugurato con l´etichetta di luogo simbolo per il contrasto al baby arruolamento della camorra ma poi subito chiuso, e adesso - raccontano a Scampia - a rischio di esproprio per i lavori della metropolitana.
È la periferia che si salda alla catena di protesta aperta dai "salotti" borghesi. La rete dell´insofferenza. Quella che crede con «una profonda e corretta sinergia civica di risollevare Napoli dallo stato di abbandono e degrado morale in cui è piombata». Così dicono le 24 sigle riunite stasera a Scampia, coordinate da "Minerva Donne" di Stefania Martuscelli e da don Aniello Manganelli dell´Opera don Guanella. Tra i movimenti che sottoscrivono, il comitato "Città antica" di Tiziana Iorio (i lenzuoli bianchi ai Decumani) e la Consulta di Chiaia, che va a portare solidarietà. Hanno invitato a una tavola rotonda il capo della direzione distrettuale antimafia Franco Roberti, il sociologo Luigi Caramiello, il criminologo Silvio Lugnano, e chiedono un incontro al sindaco per delle proposte. Un incontro col sindaco, il vice Santangelo e gli assessori Nasti Ponticelli e Madaro, l´hanno chiesto i residenti di Bagnoli. Stamattina. In via Verdi. Mariano Malvano, che guida la commissione di vigilanza sulla bonifica, fa coincidere con l´appuntamento una delle sue riunioni. Spiega Marco Pirro, dell´Assise: «L´accordo sulla colmata non è stato discusso in aula, come invece è successo a Piombino. È la bonifica del non fare. A che serve cominciare dai lidi se i fondali sono inquinati? È uno spreco di danaro». Ci sono due ricorsi al Tar. «Chiediamo che non siano rinnovate le concessioni ai lidi». Su questo punto c´è un processo che parte a gennaio. Anche a Bagnoli fioriscono associazioni spontanee, alcune non hanno ancora un nome. Si interessano all´avanzamento della bonifica, che secondo Bagnolifutura è al 27 per cento (entro il 2008 completati i lavori a Porta del parco, Parco dello sport e Acquario tematico; e via ai cantieri degli Studios e del Parco urbano), ma non solo. Vogliono farsi sentire su caos da traffico e da discoteche estive, per gli allagamenti continui dovuti al cantiere del collettore, 10 anni di lavori mai finiti. La Rete, eccola. Chiaia si dice pronta a tornare in piazza se la Ztl dovesse naufragare, e col suo presidente municipale Chiosi denuncia l´allagamento dovuto alla pioggia di alcuni negozi in Galleria Umberto, «causato dalla mancata chiusura di alcuni spazi sulla copertura del monumento da parte dell´impresa che effettua i lavori». Al Vomero il consigliere municipale Norberto Gallo (lista Decidiamo Insieme) scopre che i 9 punti della Iervolino non sono nuovi impegni: «Si tratta delle vecchie promesse evidentemente non mantenute». E il comitato Valori collinari ribadisce la protesta del 15 dicembre nell´isola pedonale di via Scarlatti.


Le tangenti? «Regalie dell'imprenditore per reciproca simpatia»
Scritto da Gianluca Abate da il Corriere del Mezzogiorno, 04-12-2007 07:30

Accade, negli uffici della Regione Campania, che alcuni funzionari decidano di accelerare la pratica di un imprenditore «a titolo di consulenza». Accade, negli stessi uffici, che quest'ultimo elargisca una «regalìa» per «sdebitarsi ». E accade anche che la somma versata (e sequestrata) venga percepita «non a titolo di tangente », ma in virtù di una «reciproca simpatia». Eccola qui la versione dei quattro arrestati (due funzionari e due dipendenti della Regione) con l'accusa di aver chiesto mazzette a un imprenditore per favorirne una pratica.
Il gip Paola Valeria Scandone li ha scarcerati venerdì scorso. Il motivo? «Affievolite esigenze cautelari». E solo quelle per il momento, ché «nei loro confronti sussistono gravi indizi di colpevolezza». Le undici pagine con cui il giudice sostituisce la detenzione in carcere con la misura degli arresti domiciliari, riportano le versioni di accusa e difesa. E il provvedimento con cui la Procura chiedeva di tenerli in carcere, allegato al documento del gip, rivela che «c'è almeno un altro complice ». Il Corriere del Mezzogiorno li ha letti entrambi. Ecco la storia che raccontano. E che, per la prima volta dall'inizio di quest'inchiesta, viene messa nero su bianco in un provvedimento giudiziario.È il 7 novembre quando l'imprenditore denuncia «la richiesta di somme di denaro da parte di alcuni funzionari per far andare a buon fine una pratica di richiesta di finanziamenti». Scattano denuncia, inchiesta, pagamento- esca di 1.000 euro da parte dell'imprenditore ( microfonato dalla Digos) e blitz della polizia con tanto di arresto in flagranza. C'è anche altro, nell'inchiesta. Ci sono le intercettazioni ambientali negli uffici della Regione (e da lì «si evince la richiesta di altri soldi da consegnare entro Natale»), e c'è la conversazione registrata di un indagato che al telefono con la moglie «ammette d'aver preso quei soldi». È con queste prove in mano che il giudice interroga funzionari e dipendenti. E loro rispondono. Uno, Costanzo Barile (lo difende l'avvocato Carlo Maione), dice che quella somma che gli hanno trovato in tasca «è un compenso ricevuto, con leggerezza, per una consulenza» che hanno fatto i suoi colleghi d'ufficio. Un altro, Antonio Riccardo (assistito da Gennaro Malinconico), sostiene che si tratta di «attività di consulenza svolta spontaneamente nell'interesse dell'imprenditore». Un altro ancora, Camillo D'Ambra (assistito da Giancarlo Biancardi) dice che c'era «la necessità di accelerare una pratica», e che l'imprenditore avrebbe «assunto l'iniziativa di sdebitarsi facendo una regalìa » in denaro («piacere», chiosa il gip, «che l'indagato ha provveduto a sollecitare per non far far brutta figura all'imprenditore)». L'ultimo degli indagati, Andrea Fogliamanzillo (lo difende Gabriele Di Maio), dice che sì, che accettando quei soldi ha commesso «una leggerezza». Ma, aggiunge, la vicenda «è avvenuta in un clima di reciproca simpatia, in un contesto di rapporti amicali del tutto avulsi da un'attività di pressione, minaccia o intimidazione».È uno dei temi centrali, quello sulla qualificazione del reato come concussione (uno degli indagati ha spiegato che in quell'ufficio basta chiedere che la pratica sia affidata a un altro funzionario per evitare le asserite pressioni). Ma il giudice, pur rinviando su quest'aspetto a «ulteriori approfondimenti », ritiene che allo stato «sussistano comunque i «gravi indizi » e le (seppur affievolite) «esigenze cautelari», perché «c'è il concreto pericolo che, se liberi, gli indagati possano commettere delitti della stessa specie».La Procura, per la verità, chiedeva di più. E nelle sue tre pagine depositate per chiedere la convalida dell'arresto e la custodia in carcere, il pm Francesco Curcio spiegava che «gli indagati, con un semplice telefono cellulare non intestato a loro, potrebbero inquinare le prove, anche con la complicità di correi presenti nei loro uffici». Insomma, l'inchiesta è tutt'altro che chiusa. Forse anche perché, accusa ancora il magistrato, «gli arrestati, agendo con un meccanismo corale e ben oliato che induce la vittima in uno stato di soggezione, hanno perfettamente messo a punto con capacità e professionalità un sistema di esazione delle tangenti che non appare isolato ». E che non sia isolato lo proverebbero anche le indagini immediatamente successive all'arresto. «C'è, agli atti, la prova certa dell'esistenza di un altro complice. E le modalità professionali con le quali si è consumato il delitto fanno ritenere che lo stesso si inserisca in un quadro criminoso ben più ampio (...). Gli stessi indagati hanno spiegato che dovevano remunerare altri funzionari coinvolti nella vicenda».Questa storia l'ha raccontata lui, l'imprenditore. Un accusatore «la cui testimonianza ha i caratteri della serena attendibilità» (parole del gip). E che, soprattutto, «è immune da intenti di calunnia».

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