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18/04/08

Lotta alla camorra!!!

Qualcosa si muove!!!
Ma non è ancora abbastanza!!!
Bisogna colpire il sistema alla base.... Colpire la loro economia!!!
Bloccarla!!!
Confiscare tutte le proprietà dei clan!!!
La legge n. 109/96 regola in maniera perfetta la gestione dei beni confiscati alla mafia per uso sociale!!! Bisogna combattere perchè sia conosciuta e perchè venga applicata!!!
La lotta alla camorra deve essere totalitaria, combattere sotto tutti i fronti!!!
La mafia è una montagna di merda!!!!

Colpo alla cosca dei Casalesi sotto racket tutta la Domiziana

Scritto da Irene De Arcangelis da la Repubblica Napoli, 18-04-2008 06:28


La colpa di Luigi Petrella era lavorare come custode in un complesso di villette mono familiari a Castelvolturno. Guardiano con precedenti penali, fratello di un ex consigliere comunale, si era fatto la fama di "confidente" delle forze dell´ordine. La camorra casertana lo condannò a morte quando, nel settembre ‘99, i carabinieri arrestarono Giuseppe Dell´Aversano, latitante pezzo da novanta dei Casalesi meglio noto come "Peppe ‘o diavolo", che si era nascosto in uno di quei villini di località Torre di Pescopagano. I boss fecero un grossolano "due più due". È stato Petrella, dedussero, a indicare alle forze dell´ordine dove si nascondeva Dell´Aversano. Lo sapeva, perché da custode conosceva tutto del complesso residenziale.
Luigi Petrella venne ucciso quarantotto ore dopo l´arresto di Peppe ‘o diavolo. Gli investigatori intuirono il movente e l´errore. Il custode del parco non aveva fatto alcuna "soffiata". Ma quel delitto fu l´origine dell´intera indagine, che in sei anni ha riservato anche colpi di scena, vicende fino a quel momento nascoste, ruoli e giri d´affari. La notte scorsa il blitz. Hanno lavorato fianco a fianco la Dia del vice questore Adolfo Grauso, i carabinieri di Caserta al comando del colonnello Carmelo Burgio, la Squadra mobile del vice questore Rodolfo Ruperti. Per eseguire cinquantadue ordinanze di custodia cautelare in carcere su un totale di sessantotto, chieste dai pm dell´Antimafia Francesco Curcio e Marco Del Gaudio, del pool guidato da Franco Roberti. Le accuse: associazione camorristica, armi, traffico di droga, estorsioni. Finanche, per due donne, la illecita concorrenza. Ma anche la ricostruzione di omicidi come quello di Genovese Pagliuca. Il macellaio venne ammazzato perché una delle amanti del boss Bidognetti voleva avere una relazione con la sua fidanzata. La ragazza venne quindi sequestrata e violentata dai fratelli della donna.
Il blitz sega le gambe del potere al clan Bidognetti, quello del boss Francesco Cicciotto ‘e mezzanotte, gruppo predominante all´interno dei Casalesi. Ma colpisce in parte anche i loro rivali Tavoletta. Perché la sostanza, per gli investigatori, è una: la camorra aveva conquistato e voleva mantenere il controllo della Domiziana, dalle cliniche private alle salumerie, dalla singola dose di hashish ai videopoker. Tant´è che l´operazione di ieri si chiama "Domizia", e ha riguardato l´intero territorio tra Castelvolturno e Villa Literno. Tra le cifre dell´operazione, l´arresto di tre donne (di cui due madre e figlia), una quarta ordinanza notificata anche alla convivente di Francesco Bidognetti peraltro già pentita. Tre latitanti presi, tra cui Aniello Bidognetti, figlio del capoclan. In manette anche un medico ginecologo della camorra.
«Senza sicurezza e senza legalità non può esserci sviluppo», ha commentato il blitz il sindaco di Villa Literno appena rieletto Enrico Fabozzi, che ha già annunciato la costituzione di una associazione antiracket. Perché la gran parte dell´articolata indagine sfociata in una ordinanza di custodia cautelare da cinquecento pagine riguarda prima di tutto le estorsioni. Lungo la Domiziana a ogni bar, ogni negozio. Piccoli e medi imprenditori le vittime. Fin qui la prassi criminale. Ma c´era anche un altro volto dell´intimidazione esclusivamente dedicato a quelle vittime che non dovevano pagare il pizzo ma che dovevano, invece, lasciare il territorio. Andare via. Settore, questo, riservato a madre e figlia arrestate - Maria Tamburino, 52 anni, e Simona Pedana, di 31 - che accanto all´accusa di estorsione hanno quella dell´illecita concorrenza. Rispettivamente moglie e figlia di un pregiudicato ucciso perché vicino ai Tavoletta, rivali dei Bidognetti, le due donne non avevano tradito il clan. Unico a dare le garanzie sul monopolio della gestione del noleggio dei videopoker. Così con minacce e intimidazioni in nome della loro società "Linea Simona", riescono a cacciare dalla Domiziana ben cinque società di noleggio di videopoker di Napoli e Caserta. Tutte pulite, tutte in fuga, senza alcuna denuncia alle forze dell´ordine. Di qui, oltre all´estorsione, l´accusa di illecita concorrenza. È accusata invece di traffico di droga la terza donna arrestata, Angela Incandela, 57 anni, già in passato finita in carcere dopo essere stata ripresa dalle telecamere a vendere eroina. Aveva ottenuto una sorta di appalto dal gruppo Bidognetti: lo spaccio di droga su un pezzo di territorio. Mentalità manageriale che vende servizi: la garanzia dell´ordine e della tranquillità in cambio di una parte degli utili.

1 commento:

Paolo Biserni ha detto...

Bentornato Leone...
un saluto veloce e vado al lavoro.
Buon fine settimana.